

Tanta montagna pistoiese nell'opera più grande di Policarpo Petrocchi
di Maurizio Ferrari
Nel Novo Dizionario della Lingua Italiana trovarono ampio spazio parole, espressioni, modi di dire e proverbi dei paesi montani. Una testimonianza dell'affetto profondo per la sua terra di origine. In quelle pagine un vero e proprio scrigno che custodisce il parlare dei nostri nonni: vivo, evocativo e creativo

Piscialletto, pisciacane, pisciancio: tanti modi di dire con lo stesso prefisso verbale
di Maurizio Ferrari
Derivano tutti dal preverbio “piscia”. Di origine popolare, in genere appartengono all'ambito botanico ed indicano piante con virtù depurative o che sono tossiche. Verdure, funghi, anche un vitigno. Che Policarpo Petrocchi, nel libro "Il mio paese", ribattezzò a modo suo

La Montagna Pistoiese nella penna e nel cuore dei grandi scrittori
di Giovanni Capecchi
Descritta già nei testi di Boccaccio, poi Tommaseo e Alfieri, ancora Verga, Pirandello, Carducci e Palazzeschi, questa terra fu “scoperta” soprattutto dopo la nascita della Ferrovia Porrettana. In molti vi trascorrevano brevi soggiorni, qualcuno divenne residente, come l'emiliano Giuseppe Lipparini. In epoche più recenti è stata meta privilegiata di Fosco Maraini, del pistoiese Giovanni Procacci e “rifugio” di lunghissimi periodi per Tiziano Terzani. A Castello di Cireglio nacque, visse a lungo e morì Policarpo Petrocchi, la “voce” letteraria più autorevole e autentica della nostra montagna

"Nafantare", darsi da fare senza costrutto e senza ce ne sia bisogno
di Maurizio Ferrari
Il verbo si trova solo nel Dizionario della lingua italiana di Policarpo Petrocchi. L'origine probabilmente dal termine "anfanare" usato dal Boccaccio nel 1300, contaminato successivamente con la parola fante (nel senso di bambino). Se un anziano definisce qualcuno un "nafantone" significa che mette mano a mille attività senza approdare a nulla