SAMBUCA – Leggiamo sempre più spesso di “riscoperte” sul nostro Appennino attraverso l’affermazione del turismo ormai comunemente definito lento, che ha portato al ripristino di vecchi cammini che si è “scoperto” coincidere con le vie storiche di collegamento tra città. È il caso della Via Francesca della Sambuca che univa nientemeno che Bologna a Pistoia valicando l’Appennino attraverso il Passo della Collina.
Le quattro associazioni e il cammino
Questo cammino prendeva il nome proprio da Castello di Sambuca, il piccolo borgo che si affaccia sulla valle della Limentra Occidentale. Grazie al concorso di quattro Associazioni – Confraternita di San Jacopo di Compostela, CAI Alto Appennino Bolognese di Porretta Terme, Associazione Le Limentre di San Pellegrino, Associazione Amo La Montagna di Castel di Cireglio – è stato possibile rendere di nuovo percorribile la Via Francesca della Sambuca giusto in tempo per l’Anno Santo Jacobeo tenuto nel 2021, con partenza dalla Basilica di San Giacomo Maggiore in Bologna alla Cattedrale di Pistoia, dove si conserva una preziosa reliquia del Santo Apostolo.
Il possibile rilancio dell’ostello
In questo contesto di rilancio di un tipo di turismo lento e culturale l’Ostello ed il bivacco, ricavati dall’antica canonica più di venti anni orsono e inspiegabilmente chiusi da tempo, costituiscono oggi una risorsa fondamentale per l’accoglienza dei pellegrini e per lo svolgimento di eventi culturali. Inoltre questa pregevole struttura ospita in via permanente una delle sedi degli itinerari dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, per l’esattezza il sesto, quello della Pietra.
Un complesso prezioso, dunque, che avrebbe tutte le caratteristiche, se ben gestito, per valorizzare un intero territorio oggi dimenticato dalla grande e dalla piccola politica
L’ipotesi di farne un centro accoglienza migranti
Ma c’è anche l’ipotesi che questa struttura diventi un Centro accoglienza per migranti.
Se così fosse le istituzioni tutte, comprese quelle locali, dovrebbero spiegare all’opinione pubblica quale sarebbe la loro strategia per il rilancio della nostra Montagna, quali soluzioni per l’abbandono dei nostri borghi, quale tipo di valorizzazione per territori ricchi di storia e di tradizioni e quali risposte all’impegno di privati e associazioni che da tempo si stanno impegnando per offrire nuove opportunità a questa terra dimenticata.
E se questa ipotesi prendesse corpo, le medesime istituzioni ci dovrebbero dire quale tipo di scelta umanitaria sarebbe quella di relegare gruppi di esseri umani in un luogo totalmente privo di mezzi pubblici di trasporto, di assistenza sanitaria (il Comune di Sambuca non ha il medico di base!), di impianto di riscaldamento e di servizi alla persona. Di fatto costituirebbe una forma di confino che di umanitario avrebbe poco.
Per non parlare della difficile gestione dell’ordine pubblico in un luogo così decentrato, vista anche la carenza cronica di personale fra le forze dell’ordine locali.
Insomma, sempre che l’ipotesi sussista, rafforzerebbe la voce di chi da tempo sospetta che la montagna sia considerata solo come un parco divertimenti per la città oppure un luogo per nascondere ciò che non si vuol vedere.
Associazione “Porte Aperte”
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