Turismo  |  agosto 23, 2023

Dalla villeggiatura al turismo. Come è cambiata la montagna

Tutti i paesi montani hanno conosciuto e apprezzato i "villeggianti": famiglie che vivevano qui in estate, anche per due o tre mesi, e apprezzavano i borghi per ciò che erano. E godevano dell’aria e dell’acqua, delle belle passeggiate nei boschi e della tranquillità della vita. Nel pieno rispetto e riconoscenza reciproci. Poi il quadro è cambiato, così come i comportamenti. Il turista spesso scambia il concetto di montagna con quello di parco divertimenti. E pretende la disponibilità completa di attrezzature e servizi, anche se per un solo giorno o per pochi giorni

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“Le parole sono pietre”, diceva qualcuno, e si trasformano nel tempo; a volte cambiano totalmente di significato, altre volte assumono sfumature diverse rispetto alla propria veste originaria. In altri casi due parole che sembrano sinonime, in realtà non lo sono per niente. Basti pensare alla differenza tra villeggiante e turista e tra villeggiatura e turismo.

Chi, come me, ha conosciuto la villeggiatura in montagna della seconda metà del secolo scorso, ne capisce la differenza.

L’attesa dei villeggianti

Tutti i nostri paesi montani, compreso Taviano, il mio, hanno conosciuto e apprezzato la villeggiatura, cioè quel fenomeno che portava nelle nostre terre alte gente che ci restava, anche se non continuativamente per due o tre mesi e apprezzava i nostri borghi per ciò che erano, ma soprattutto per l’aria e l’acqua buone, per le belle passeggiate nei boschi e per la tranquillità della vita.

L’economia di molte famiglie contava sul reddito estivo di quei tre mesi, anche a costo di sacrificare le comodità domestiche. Il salotto buono, le camere più comode venivano affittati ai villeggianti e qualcuno più intraprendente trasformava temporaneamente la propria abitazione in un a graziosa pensioncina. I figli spesso andavano a dormire coi nonni o si trasferivano in ricoveri di fortuna e  la siesta pomeridiana dei “signori villeggianti” doveva essere rispettata, pena “urtigade in le gambe”.

Ciò che colpiva era la riconoscenza ed il rispetto reciproci; dei montanini nei confronti dei loro spesso illustri ospiti, e dei cittadini verso quel mondo diverso che amavano così com’era, senza alcun tipo di mugugno o rimostranza e a cui si accostavano in punta di piedi, umilmente e senza supponenza.

Questo era, etimologicamente, il Villeggiare, cioè trascorrere tempo gioioso in una villa, intesa come casa di campagna

Oggi arrivano i turisti

I tempi sono ormai cambiati ed è inutile rimpiangere la villeggiatura; piuttosto se c’è da rimpiangere qualcosa è quel lontano approccio alla montagna, quel rispetto profondo per gente e luoghi, quella gratitudine dell’ospite che è ormai tramontata in nome del tutto dovuto, della onnipotenza del denaro che pensa di comprare un territorio e la dignità di chi ci vive dentro.

Non è raro ascoltare da alcuni turisti, specialmente pendolari, lamentele sui servizi che mancano, sui parcheggi che latitano, sui prezzi dei generi di consumo e su tanto altro di cui la montagna è priva, come se queste terre alte fossero un parco divertimento con ogni tipo di attrezzatura a disposizione completa di chi ci approda, anche se solo per pochi giorni.

Illuminante è l’esempio di un post demenziale apparso in questi ultimi giorni sul web. L’autore si lamentava che in una spiaggia sarda dalla bellezza straordinaria ci fossero troppi sardi che la occupavano, mentre ai turisti paganti rimaneva a disposizione poco spazio.

Al di là di queste considerazioni dal sapore neocolonialistico, ciò che preoccupa è l’arroganza di questo tipo di turisti irrispettosi e pieni di sé. A questi tipi umani, che fortunatamente non sono la maggioranza, si addice la definizione etimologica di turista, termine che deriva da tour, e che alla lettera significa “colui che gira, vaga”, spesso senza vera coscienza di quel che fa.

Alcune vecchie immagini delle Piastre

 

 


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)