L'intervista, Parco Letterario Policarpo Petrocchi, Pistoia  |  marzo 30, 2021

Il “Parco” nel nome di Petrocchi: “Promuovere un territorio attraverso la letteratura”

Intervista a Giovanni Capecchi, presidente del Parco letterario dedicato al famoso lessicografo di Castello di Cireglio, dopo la firma dell'accordo fra Comune di Pistoia e Paesaggio Culturale Italiano. Già pronto un piano per i prossimi tre anni. Fra le iniziative la ristampa del libro di Petrocchi “Il mio paese”, la riapertura del circolo “Il Cantuccio”, il recupero di due sentieri, la creazione di un primo “paniere” di prodotti e la nascita di un albergo diffuso. In programma per la seconda metà di agosto una grande festa di inaugurazione

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Giovanni Capecchi (a sinistra) con de Marsanich a Castello di Cireglio

PISTOIA – Pochi giorni fa, il 18 marzo, la Giunta comunale di Pistoia ha approvato l’accordo con Paesaggio Culturale Italiano, la società che gestisce il marchio dei Parchi letterari, per l’istituzione del Parco Policarpo Petrocchi che avrà il suo centro a Castello di Cireglio. Il comitato gestore del Parco ha eletto come presidente Giovanni Capecchi, pistoiese, docente di Letteratura italiana all’Università per Stranieri di Perugia. A lui “la Voce della Montagna” ha rivolto alcune domande.

Come è nata l’idea del Parco letterario Policarpo Petrocchi?

Il monumento a Petrocchi a Castello di Cireglio

“L’idea che Castello di Cireglio e l’area montana circostante possano essere valorizzati partendo dalla figura del loro figlio più illustre, lo scrittore e lessicografo Policarpo Petrocchi, nato a Castello e morto nel suo paese nel 1902, è sempre stata presente, anche se non ha mai trovato un momento importante di concretizzazione. Un anno e mezzo fa, a Castello, l’associazione Amo la montagna organizzò un incontro per presentare il mio libro, Sulle orme dei poeti. Letteratura, turismo e promozione del territorio, che dedica un capitolo ai Parchi letterari. In quell’occasione mi venne chiesto se ritenevo possibile la nascita di un Parco Petrocchi”.

E la risposta fu affermativa…

“Sì, la risposta fu affermativa. Per varie ragioni. Castello di Cireglio è un paese ben tenuto e ben conservato: e i Parchi nascono in luoghi che sono rimasti vicini a quelli conosciuti e raccontati dallo scrittore al quale il Parco viene intitolato. Castello ha un suo letterato, oggi meno conosciuto dal grande pubblico ma che ha svolto un ruolo importante nella cultura italiana, soprattutto attraverso il suo Vocabolario. Castello ha un suo libroIl mio paese di Petrocchi, infatti, racconta la vita su questa parte di montagna, descrive le strade del paese, il campanile, le piazzette, i campi e i boschi circostanti. Inoltre a Castello esistono alcune associazioni, come la Società Onore e Lavoro e Amo la Montagna, molto attive, che hanno fatto in modo, nel corso degli anni, non solo di curare la manutenzione del paese, ma anche di ristrutturare spazi importanti e di ristrutturare, per esempio, il circolo “Il Cantuccio”, che è perfetto come punto di accoglienza e di aggregazione del Parco”.

 

La presentazione del progetto nell’ottobre del 2020 al circolo “Il Cantuccio” a Castello

I Parchi, però, oltre ad una finzione culturale, hanno anche una funzione economica e di salvaguardia del territorio. Quanto ha pesato questo aspetto nella riflessione che avete fatto?

“È esattamente così. I Parchi letterari nascono per promuovere un intero territorio attraverso la letteratura. Rappresentano cioè uno strumento culturale, di diffusione dell’opera di un autore, di promozione della lettura, di custodia di un patrimonio immateriale e legato alla memoria; ma devono contribuire anche alla salvaguardia del territorio e devono mettere in rete e valorizzare le attività economiche che operano su questo territorio. Non a caso ogni Parco ha il suo “paniere” dei prodotti. Nei Parchi, letteratura ed economia si prendono per mano: è necessaria la prima (senza letteratura non nascerebbe un Parco letterario, è evidente) ma anche la seconda. Il Parco propone un paese e il territorio circostante a coloro che sono interessati ad un turismo lento, legato all’ambiente, sostenibile: il turismo letterario appartiene al più grande insieme del turismo culturale che è in espansione, in Italia e fuori dall’Italia, e che la ripresa del dopo-Covid rafforzerà ulteriormente. Per questo insieme alla nascita del Parco stiamo cercando di mettere in rete coloro che affittano camere, per creare un “albergo diffuso” in grado di ospitare chi deciderà di trascorrere un periodo sulla nostra montagna attratto dall’idea di visitare i luoghi di Petrocchi”.

 

Due momenti della giornata dedicata al Parco nell’ottobre 2020. A destra la casa dove nacque Petrocchi

Quanti sono oggi i Parchi letterari in Italia?

I Parchi, che sono nati da un’idea di Stanislao Nievo (pronipote di Ippolito Nievo) nel 1992, sono oggi 26 in Italia e 2 fuori dall’Italia. Da dieci anni il marchio dei Parchi è gestito da una srl, Paesaggio Culturale Italiano, e in questa nuova fase, sotto la presidenza di Stanislao De Marsanich, i Parchi hanno rafforzato il legame tra letteratura, territorio ed economia. De Marsanich è venuto a Castello di Cireglio (tra l’altro ha dormito nella casa di Policarpo Petrocchi, grazie all’ospitalità dei discendenti dello scrittore!) e ha fin dall’inizio apprezzato molto il progetto”.

Per la gestione del Parco come vi siete organizzati?

Il Parco è gestito da un Comitato che è formato da tre associazioni: la Società Onore e Lavoro (che venne fondata proprio da Policarpo Petrocchi e che è la capofila) e le associazioni Amo la Montagna e Storia e Città. Ciascuna delle tre associazioni ha individuato tre membri che costituiscono il Comitato gestore. Aggiungo subito, però, che il Parco è una struttura aperta: chiunque voglia collaborare con noi potrà farlo”.

Che progetti avete per i prossimi mesi?

Abbiamo elaborato un progetto per il prossimo triennio. Vogliamo partire con calma ma con determinazione. Un Parco letterario non è la bacchetta magica che può risolvere i problemi di un’area. Può essere, però, il piccolo motore che mette in movimento energie e progetti capaci di valorizzare un luogo, di rafforzare le attività economiche che già esistono, di far nascere nuove forme di micro imprenditorialità, di trovare le risorse per salvaguardare il territorio, recuperando anche i sentieri e curando i boschi… Se il Parco riuscirà ad essere questo piccolo motore, avrà senso averlo istituito; altrimenti dovremo riconoscere il fallimento del progetto. Ma sono convinto che il tempo e il lavoro che faremo ci daranno ragione. Intanto stiamo lavorando alle basi: dal materiale informativo di prima accoglienza alla ristampa del libro di Petrocchi Il mio paese; dalla riapertura del circolo “Il Cantuccio” (che, secondo la denominazione usata nei Parchi, sarà la “Locanda della Sapienza”) al recupero di due sentieri; dalla creazione di un primo “paniere del parco” alla nascita dell’albergo diffuso; fino all’organizzazione dell’inaugurazione del Parco e alla festa del Parco che avrà una cadenza annuale e che promuoveremo nella seconda metà di agosto. Nei prossimi anni vorremmo poi portare avanti anche dei progetti più strutturali, come il recupero di un immobile per realizzare uno spazio museale.

Che reazioni ha suscitato il vostro progetto?

Devo dire che in quest’ultimo anno, da quando si è iniziato a parlare del progetto, si è creata attorno al Parco una attenzione importante, da parte di singole persone e da parte di associazioni, aziende, università, operatori turistici. Inoltre questo progetto è stato accolto con favore non solo dal Comune ma anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio che ha previsto un contributo per la sua partenza. Ora dobbiamo avere pazienza e rimboccarci le maniche, l’orizzonte che abbiamo davanti non è domani o dopodomani ma è rappresentato dai prossimi anni. Petrocchi ci ha insegnato anche questo, credo: unire il lavoro intellettuale e creativo con quello pratico e concreto e guardare alla natura come ad una maestra. Abbiamo gettato un seme, questo seme sta germogliando: proveremo, con i tempi necessari, a farlo diventare un albero robusto, come un bel castagno della nostra montagna”.

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La Redazione

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