L'influenza nel linguaggio e non solo: anche i montanini sono un po' longobardi

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Molte delle parole usate sulla montagna pistoiese hanno origine da quel popolo che si stabilì nella nostra penisola tra il VI e l'VIII secolo. Alcuni termini sono rimasti fortemente impressi nei dialetti locali di alcune valli. Stessa cosa per i nomi di persona e di luoghi, come Le Panche, La Lima, Brandeglio, Bardalone, Lagacci e altri. Recenti studi genetici hanno dimostrato che il DNA dei toscani conserva un “marchio” preponderante di origine germanica…

Le offese? Sono solo una convenzione

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Tante parole dal significato poco piacevole o offensivo hanno tutt'altre origini. Quella di imbecille è debole. Lo stupido? Perché si stupiva. Cretino deriva dal francese cretin, ovvero uomo semplice. Idiota ci riporta alla Grecia antica: era l'uomo privato contrapposto a quello pubblico. Citrullo deriva dal napoletano cetriolo

Il linguaggio italiano così pieno di “spagnolismi”

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Nel nostro vocabolario sempre più parole straniere. Massiccia la presenza di termini di origine spagnola, dal settore commerciale al gergo marinaresco, dall'abbigliamento alla gastronomia. Anche in montagna in uso molti modi di dire che hanno quella derivazione. Fra questi taccagno, riffa, buscare, palanca, pariglia e quadriglia

Fegato, infinocchiare, polendone: quando le parole assumono altri significati

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Il termine fegato ha finito per coincidere con fegato ingrassato (di alcuni animali alimentate in eccesso) per renderlo più gustoso. Infinocchiare, dal semplice condire al condire in eccesso per coprire il sapore di carni vecchie: quindi il significato estensivo di ingannare qualcuno. Polendone sinonimo di molle, lento, proprio come la polenta mentre cuoce e quando viene servita in tavola

I funghi: una storia curiosa anche nella lingua

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Il nome porcino deriva da porco: in molti pensano che fosse un alimento apprezzato dai suini. Anche gli antichi Romani lo chiamavano così. I funghi erano molto amati ma anche temuti. La più celebre intossicazione che condusse alla morte fu quella dell'imperatore Tiberio Claudio, avvelenato proprio con boleti velenosi dalla moglie Agrippina