Non solo libri, Parco Letterario Policarpo Petrocchi, Una Montagna di Parole  |  luglio 13, 2020

Tanta montagna pistoiese nell’opera più grande di Policarpo Petrocchi

Nel Novo Dizionario della Lingua Italiana trovarono ampio spazio parole, espressioni, modi di dire e proverbi dei paesi montani. Una testimonianza dell'affetto profondo per la sua terra di origine. In quelle pagine un vero e proprio scrigno che custodisce il parlare dei nostri nonni: vivo, evocativo e creativo

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La statuta di Policarpo Petrocchi a Castel di Cireglio

Policarpo Petrocchi è rimasto un montanino autentico, anche dopo aver raggiunto una fama letteraria nazionale.
Nato a Castello di Cireglio nel 1852, si è distinto per un’intensa attività culturale che è culminata nella stesura del Novo Dizionario della Lingua Italiana, un’opera grandiosa di raccolta e di catalogazione lessicale. Qui trovano ampio spazio parole, espressioni, modi di dire e proverbi della Montagna pistoiese, a testimoniare l’affetto profondo dell’autore per la sua terra di origine, che lo ha spinto anche a contrasti furiosi contro enti pubblici e istituzioni, colpevoli, secondo lui, di trascurare le Terre alte e i suoi abitanti.
Evidentemente la Storia si ripete!!!
Per fare solo qualche esempio di parole e espressioni anche particolari di quassù, non tutti conoscono il verbo avolicare (affannarsi) usato a Momigno, lamicare (lamentarsi di continuo), comune a Maresca e altrove, coppino (scaldino) noto a molti anziani, ridottare (temere fortemente) tipico di Treppio, ricogliere (raccogliere castagne) usato a Torri, fòla (favola) e impacienzia (a Sambuca) ecc.; oppure espressioni popolari del tipo Tonda come una luna in quintadecima, detto di persona grassa e dalla faccia larga, oppure Chi non risponde è becco, riferito al gioco delle carte, o ancora La polenda fa la loffa o la vescia, quando cuocendo la polenta sprigiona un po’ d’aria, o infine Pulito com’un baston da pollaio, intendendo qualcosa di molto sudicio.
Sfogliando questo dizionario ci accorgiamo che siamo di fronte ad un vero e proprio scrigno che custodisce il parlare dei nostri nonni, un parlar vivo, evocativo e creativo che oggi abbiamo sacrificato ad una lingua piatta, limitata e piena di parole che non hanno più niente a che fare con le tradizioni della nostra Montagna.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)