PIAZZA (PISTOIA) – Il paese di Piazza dista solo pochi chilometri da Pistoia ed è formato da due nuclei abitati. Il più antico è Castel di Piazza (nei documenti storici Sant’Angelo in Piazza), nato intorno alla chiesa di San Michele (X secolo), che era stata eretta lungo la Via Vecchia Montanina. Questo insediamento, nella prima metà del 1200, contava già 49 nuclei familiari, per un totale approssimativo di circa 200 persone.
Il secondo nucleo abitativo, assai più recente,si è consolidato lungo la Strada Modenese, realizzata nella seconda metà del 1700 dal Granduca Pietro Leopoldo per collegare la Toscana con gli stati asburgici dell’Italia settentrionale, e che oggi si identifica con la S.S. N° 66.
Attualmente le case dei due nuclei insediativi sono tornate ad essere tutte abitate (in totale gli abitanti sono circa 600), anche se i “Piazzini” puri sono rimasti veramente pochi, ma l’economia e i servizi del paese si sono ridotti di molto, specialmente negli ultimi 30 anni. Sono venuti meno la Scuola, i cui locali sono adibiti a Centro di accoglienza, l’Ufficio postale e altre significative attività che caratterizzavano l’economia del paese.
E’ amaro riconoscere che l’importanza attuale di Piazza sta solo nella sua ubicazione: il paese è in campagna e contemporaneamente si trova a due passi da Pistoia.
Quando Piazza aveva il telegrafo
Alcuni immagini della Piazza che fu, lungo la statale 66, via Modenese e della Chiesa di san Michele a Castel di Piazza
Oggi in paese rimangono un negozio di generi alimentari, un bar, il Circolo ARCI, la Chiesa e la Parrocchia, con le varie attività che promuove; ma negli anni ’50 del secolo scorso, tanto per fare qualche esempio, si potevano annoverare 3 negozi di generi alimentari, una Macelleria, due Mercerie, due Sartorie, tre Calzolai, tre Falegnami, due Officine meccaniche, un Barbiere, un Biciclettaio e il Laboratorio di Arrigo, “uno che sapea fa’ di tutto”.
Inoltre c’era la presenza di altre figure professionali: un Magnano, lo “straniero” che veniva da Treppio, alcuni Venditori ambulanti, barrocciai che andavano a vendere olio vino e frutta nella montagna più alta e che partivano a notte fonda per arrivare fino a San Marcello e fino a Lucchio ad un orario adeguato, ed esisteva anche un Fiaccheraio, Aristide, che prima della diffusione dell’automobile faceva servizio passeggeri fino a Pistoia e ritorno con la sua carrozza a due cavalli.
Si sta esaurendo anche un’altra attività per cui il paese di Piazza era rinomato: il commercio di bestiame, soprattutto di pecore. Attualmente ne resta solo un’azienda, a nord del paese, che continua questa tradizione ed è gestita dai fratelli Pierinelli.
Il borgo di Igno
Lungo la via Modenese, all’altezza del “Cipresso”, la località che prende il nome dall’albero che è stato abbattuto nel Marzo 2015 per motivi di incolumità pubblica, c’è una deviazione a destra che conduce ad Igno, un piccolo borgo ,situato in mezzo a campi e olivi, che ha un’importanza storica notevole. Già nel 1200, nell’ambito del Distretto pistoiese, Igno era censito a parte rispetto a Piazza e contava 21 nuclei familiari, ma il toponimo Gengno è rammentato in due pergamene più antiche, rispettivamente del 957 e del 1063.
Tuttavia la sua fama principale è legata alla presenza della Villa dei Vescovi, una monumentale residenza di campagna la cui costruzione risale agli inizi del 1500 e che ha conosciuto il massimo fulgore col vescovo Antonio Pucci. Essa ha ospitato numerosi personaggi storici, fra cui il Papa Paolo III, che fece tappa lì in un viaggio alla volta di Bologna.
La villa ha subito nel tempo molte trasformazioni ed interventi, fra cui quelli promossi da Scipione de Ricci, ma ha mantenuto un indubbio fascino anche oggi, sia per la sua preziosità architettonica, sia per il contesto ambientale in cui è inserita.
Anche per questo merita di essere visitata, data la sua vicinanza a Pistoia.
Gli “Amici di Piazza”
Alcune pubblicazioni degli “Amici di Piazza”
A testimoniare la storia e le tradizioni del paese si sono impegnati alcuni volontari, gli “Amici di Piazza”, che cercano di tener vivo il senso di appartenenza al luogo, anche attraverso una serie di pubblicazioni: fino ad oggi sono 14 i libri editi.
Si tratta di racconti, storie della Valle di Brandeglio, aneddoti che rievocano una identità culturale in un mondo, come quello attuale, privo di radici e di punti di riferimento.
Alcuni di essi parlano di com’era la valle nel passato (I mulini della valle di Brandeglio), altri di cultura popolare e in ottava rima (Storie di maghi, visionari e artisti…) ed uno, a cui i “Piazzini” sono molto affezionati è dedicato alla memoria del Cipresso (Caro cipresso… un paese racconta) in cui gli abitanti ricordano questa icona silenziosa che ha accompagnato la vita del paese per alcuni secoli.
Infine è in via di pubblicazione un’ultima fatica letteraria, dal titolo Storia di un paese che non c’è, che uscirà fra breve. E in cui la fantasia vola a briglia sciolta.
Agli “Amici di Piazza” si deve anche la collocazione di targhe in cotto, realizzate dal professor Vanni Melani, che denominano i vari angoli del paese .
Del medesimo autore è l’affresco della Madonna di campagna che compare nella graziosa Chiesetta del Cimitero.
A cura degli “Amici di Piazza”: Federica Dolfi, Mariano Dolfi, Giancarlo Fagioli e Vanni Melani