Ambiente  |  aprile 30, 2017

Tropicali ma non solo. Quaranta specie di orchidee sulla nostra montagna

Una risorsa per tutto l'Appennino. Si possono trovare durante le escursioni tardo-primaverili e di inizio estate. Sono piante a impollinazione entomofila: richiedono un vettore, un insetto, che trasporti il polline dallo stame di una allo stigma di un'altra. Si dividono in nettarifere e non nettarifere. Secondo le ultime ricerche nel territorio italiano sono state segnalate oltre 190 tra specie e sottospecie

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Le orchidee rappresentano uno dei gruppi vegetali più ricchi di specie (oltre 27000). Generalmente le associamo ai paesi tropicali, dimenticando che anche in Italia abbiamo una straordinaria varietà di forme. Secondo le ultime ricerche oltre 190 tra specie e sottospecie sono state segnalate per il territorio italiano.

Tante specie sulla nostra montagna

Sul territorio dell’Appennino Pistoiese sono state censite quasi 40 specie di orchidee che rappresentano una buona percentuale della flora ad orchidee italiana. Questa componente vegetale, con il forte richiamo che svolge verso un vasto pubblico sia per la rarità di alcune specie sia per la bellezza dei fiori, rappresenta una vera e propria risorsa del nostro territorio montano. L’Appennino pistoiese può vantare interessanti specie e molte di queste possiamo con relativa facilità incontrarle durante le escursioni tardo-primaverili e di inizio estate. Quindi la loro conoscenza e il loro rispetto può essere un momento di arricchimento per l’escursionista che solca i sentieri di queste montagne.

Dove possiamo trovarle

Alcune specie sono presenti in aree molto limitate come ad esempio la bellissima Ophrys insectifera, osservabile in Alpe Piana (Maresca) oppure l’Anacamptis laxiflora, presente in alcuni delicatissimi ambienti umidi della montagna. Altre specie sono diffuse dalle quote più basse alle più elevate cime appenniniche pistoiesi. Ricordiamo qui l’Orchis mascula oppure la Platanthera clorantha. Insomma siamo davanti ad un gruppo di piante veramente speciale!! Il Centro ha, negli anni, svolto un certo numero di ricerche sull’ecologia di queste piante. Di particolarmente interessante e se vogliamo anche finalizzato alla loro conservazione, è il fatto che dalle indagini svolte risultano almeno quattro punti importanti di diversità (hot spot). Queste aree evidenziano una elevata ricchezza in specie grazie, soprattutto, alla presenza di numerosi microhabitat che garantiscono la presenza di un diversificato contingente di orchidee.

Il valore ecologico

In conclusione questo ci permette di comprendere il valore ecologico dell’ Appennino pistoiese evidenziandone, come già ricordato in altri contributi, il contributo che complessivamente fornisce alla biodiversità della Toscana settentrionale. La conoscenza e valorizzazione di questo patrimonio dovrebbe quindi essere un obiettivo prioritario per tutti coloro che sono i interessati alla promozione della montagna.

Alcune note sull’impollinazione

Le orchidee sono piante a impollinazione entomofila cioè richiedono un vettore, che per le nostre specie è un insetto, che trasporti il polline dallo stame di una pianta allo stigma di un’altra. Il principale problema da risolvere è quello di attrarre l’insetto. Possiamo distinguere, a questo proposito, due principali gruppi: le specie nettarifere e quelle non nettarifere. Le prime attraverso la produzione di un liquido zuccherino altamente energetico ricompensano l’insetto per il servizio che compie. E’ una vera e propria simbiosi. Nel secondo caso si è sviluppato un meccanismo altamente sofisticato e per molti aspetti straordinario; parliamo del genere Ophrys! La strategia seguita da queste specie è quella dell’inganno. Il loro fiore ricorda sia nella forma che nell’odore la femmina di un particolare insetto (generalmente vespe solitarie). Il maschio ingannato da questa particolare combinazione si posa sul fiore e nella frenesia amorosa, nel tentativo di accoppiarsi, si attacca i piccoli gomitoli di polline. Quando il maschio si accorge dell’inganno vola via ma la memoria è ….. breve. Al successivo fiore incontrato cade nuovamente nel tranello, questa volta però fecondandolo.

Certamente il meccanismo ora descritto non è perfetto. L’insetto non cade sempre nel tranello. Anzi! Se aveste la pazienza di osservare una pianta di Ophrys vi accorgereste di quanto sia difficile assistere all’avvenimento sopra descritto.


La Redazione

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