Ambiente  |  aprile 28, 2017

I parassiti venuti dall’Oriente, due “regali” ambientali della globalizzazione

Sono il cinipide e il bruco del bosso. Il primo, originario della Cina, è un insetto che attacca i germogli e le foglie del castagno e ne limita la crescita vegetativa. Enormi i suoi effetti negativi sulla produzione di castagne. Il secondo è un lepidottero che depone le uova sulle siepi di bussolo, come si dice da queste parti: ce ne accorgiamo osservando la presenza di bozzoli lanuginosi e di ragnatele bianche

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Il cinipide. Nella foto grande gli effetti del bruco del bosso

Se una macroeconomia non è ben governata o se si lascia spazio libero non tanto al mercato, quanto agli istinti più disumani del mercato, i primi effetti sono avvertiti dai più deboli, dai più emarginati. Poi, a medio termine, tutti vengono coinvolti, seppur in misura diversa, in relazione al luogo o al modo in cui vivono.

Nelle grandi città l’impatto della globalizzazione è maggiore dal punto di vista socio-economico (fabbriche che chiudono, delocalizzazioni, negozi secolari che non sopravvivono ecc.) e minore da quello ecologico, perché ormai le metropoli sono luoghi “artificiali” dove esiste una “monostagione” e dove l’uomo perde la propria dimensione naturale.

In collina o in montagna, invece, avviene l’inverso: l’ambiente naturale rivela subito alterazioni o minacce all’equilibrio che la natura stessa ha creato in millenni di paziente lavoro.

Il cinipide, quell parassita venuto dalla Cina

Qui nella montagna pistoiese tra i segni della globalizzazione ve ne sono due di cui è impossibile non accorgersi. Negli ultimi dieci anni i nostri castagneti sono stati colpiti da un parassita, il cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus Kuriphilus Yasumatsu) originario della Cina, un insetto che attacca i germogli e le foglie del castagno provocando la formazione di galle che ne limitano la crescita vegetativa.
I suoi effetti – Gli effetti di questa invasione sono stati economicamente pesanti perché la produzione di castagne si è drasticamente ridotta ed ha ancor più impoverito la già precaria economia dei nostri territori. La comparsa massiccia e naturalmente imprevista del cinipide ha disequilibrato il nostro ecosistema che non era preparato ad elaborare un’autodifesa, per la quale occorrono tempi lunghi; così si è stati costretti ad “importare” dalla Cina anche l’antagonista , il Torymus sinensis, che in quei luoghi la natura aveva selezionato autonomamente.

Tempi lunghi per debellarlo – La lotta è iniziata pochi anni fa e a giudicare dalle esperienze maturate in Piemonte, la regione che per prima ha risentito degli effetti negativi del cinipide, occorreranno almeno dieci anni per limitare i danni causati questo parassita. Dopo un 2016 in cui l’invasione è stata più contenuta, la presenza del cinipide sembra riacutizzarsi in questo mese di Aprile. Se così fosse, avverrebbe come in Campania dove, ad un 2013 di scarsa presenza di questo parassita, è seguito un 2014 più funesto.

Il bruco del bosso arrivato dall’Asia

Ma negli ultimi due anni abbiamo trovato sotto l’albero, o meglio, nel nostro caso, sotto l’arbusto, un nuovo “regalo”, cioè il bruco del bosso, Cydalima perspectalis, anch’esso originario dell’Asia, un lepidottero che depone le uova sulle siepi di bosso, o di bussolo, come lo chiamiamo noi. Quando le uova si schiudono, piccoli vermi iniziano a divorare le foglie stesse e in breve tempo la siepe rimane spoglia e sembra seccarsi rapidamente. Ci si accorge della presenza di questo verme osservando la presenza di bozzoli lanuginosi e di ragnatele bianche dove esso si rifugia.

La lotta chimica contro questo parassita è sconsigliabile per gli effetti sull’ambiente, mentre è più opportuno affidarsi ad un batterio, innocuo per l’uomo, per le piante e per i predatori naturali, cioè il Bacillus Thuringensis che, se ingerito dalle larve, provoca in breve tempo la loro morte per paralisi.

Come si può vedere, il nostro è un rincorrere affannoso a limitare i danni che noi stessi ci creiamo.


La Redazione

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