Ci sono luoghi che si identificano con un elemento architettonico particolare, con un personaggio famoso che vi è nato oppure con un evento storico che vi si è svolto nel corso dei secoli. Spesso questi elementi diventano simboli iconici che vengono riprodotti anche nei loghi istituzionali.
Qualcosa del genere è avvenuto per la Rocca di Sambuca Castello, che è diventata l’emblema del Comune di Sambuca Pistoiese.
Dopo una ristrutturazione avvenuta circa mezzo secolo fa e che, a parer di molti, è stata a dir poco discutibile, la Rocca di Selvaggia Vergiolesi sta perdendo pezzi, inesorabilmente. La struttura va sbriciolandosi a poco a poco (con continua caduta di componenti murarie) e per tutti i sambucani questo rappresenta un vulnus culturale e a anche affettivo.
La mancanza di risorse
Le esangui casse dell’Amministrazione comunale sembra che non possano consentire la sua ristrutturazione e, d’altra parte, gli enti cittadini e regionali non si curano di una struttura ritenuta di scarso interesse, a ulteriore dimostrazione, se ve ne è ancora bisogno, che i centri non sanno più governare le aree periferiche e montane o, per lo meno, non sanno valorizzarle adeguatamente.
Una petizione contro l’abbandono
Tra i residenti e i nati nel Comune di Sambuca sta circolando una petizione alle autorità competenti, affinché il bene in questione non cada in pasto all’incuria e all’abbandono o, ancor peggio, alla negligenza e al menefreghismo, perché sarebbe come abiurare ai doveri istituzionali e morali, condensati nell’articolo 9 della nostra Carta Costituzionale.
La lungimiranza che serve
Infine le istituzioni tutte non danno nemmeno prova di lungimiranza politico-economico-culturale, perché la valorizzazione della Via Francesca della Sambuca e, chissà, magari anche l’ auspicata apertura della splendida struttura dell’ostello di Sambuca, restaurato mirabilmente con risorse pubbliche agli albori del nostro secolo, potrebbero davvero dare alla Rocca di Selvaggia, al paese di Castello e all’intero territorio comunale il sigillo di “bene culturale” che fino ad oggi è stato da molti negato ed un avvenire anche economico, al servizio di un tanto decantato, a parole, turismo lento e sostenibile.