Pistoia, Personaggi e Interpreti  |  giugno 8, 2023

La storia di Bamba Sowe, un raro esempio di vera integrazione

E’ un ragazzo del Gambia diventato piastrese a tutti gli effetti. Dalla prigione libica ai barconi sovraffollati allo sbarco a Napoli. Quindi l’arrivo sulla montagna pistoiese nel 2014 dove ha trascorso 4 anni in un albergo adibito a struttura di emergenza. L’affetto del paese e il grande aiuto della Proloco. “Era spaesato, come tutti, e adesso è diventato un punto di riferimento”. Ha preso una partita iva e lavora nel settore boschivo e del giardinaggio. “Le Piastre sono casa mia, voglio vivere qui”

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LE PIASTRE (PISTOIA) – Quando si parla di accoglienza e di integrazione dei migranti si usano tanti paroloni e si fa spesso esercizio di ipocrisia, perché vogliamo convincere noi stessi e gli altri di essere un Paese moderno, civilissimo e sensibile ai diritti di tutti, mentre mostriamo la nostra parte peggiore di italioti quando dalla teoria si passa alla pratica.

Allora regna solo il vil denaro e si abbandonano tanti poveracci ad un destino segnato di emarginazione e di delinquenza.

Le strutture di accoglienza sono spesso parcheggi a pagamento dove si spreca l’occasione di fare di questa gente dei cittadini che collaborino attivamente alla sana e corretta gestione del bene comune.

La realtà ci dice questo, anche se la versione “politica” di certi talk show e di alcuni giornaloni ci vuol convincere del contrario.

L’accoglienza è un’altra cosa e l’integrazione un’altra ancora, perché il passaggio dall’una all’altra di queste due condizioni non è automatico, anzi è un processo lungo e estremamente difficile.

I migranti nella nostra Montagna: il caso di Bamba Sowe

Come accade per tanti altri aspetti, si ha l’impressione che la nostra Montagna serva solo per determinati scopi, spesso ludico-ricreativi, in questo caso l’uso potrebbe essere definito a “parcheggio poco custodito” che, tradotto in burocratese, diventa “luogo di prima accoglienza”.

Non è raro vedere stazionare e bighellonare in borghi remoti o in case sparse dei ragazzoni col cellulare in mano che, spaesati e dimenticati, non fanno niente e passano le loro giornate a salire e scendere dagli autobus, quando le strutture che li ospitano sono situate in luoghi serviti dai mezzi pubblici.

Eppure non tutti questi ragazzi seguono la stessa sorte di emarginazione ed il caso di Bamba Sowe sta lì a dimostrarlo.

Un raro esempio di integrazione ed un modello da seguire

Bamba Sowe è un ragazzo di 25 anni proveniente dal Gambia, che ha attraversato tutte le peripezie dei migranti africani: ha sperimentato la prigione libica, dove gli hanno procurato tagli sotto le piante dei piedi perché non fuggisse; ha vissuto i barconi sovraffollati, dove la vita è costantemente appesa ad un filo, ed ha visto la terraferma come il miraggio di una nuova esistenza.

E’ sbarcato a Napoli, dove ha vissuto per qualche mese ed è arrivato alle Piastre nell’inverno del 2014, dove è rimasto parcheggiato in un albergo adibito a struttura di emergenza per 4 anni.

Però in questo paese famoso in Europa per la Festa della bugia, Bamba non ha trovato bugiardi e ipocriti, ma gente che lo ha aiutato ad integrarsi, anche perché il ragazzo ha mostrato la voglia di farlo, impegnandosi a svolgere gratuitamente lavori utili alla collettività paesana, prevalentemente formata da anziani, e mostrandosi sempre disponibile, sorridente e riconoscente verso chi gli rivolgeva la parola.

L’aiuto della Proloco

La Proloco ha trovato in Bamba un prezioso collaboratore e lo ha aiutato ad imparare la lingua ed a trovargli un lavoro.

Cinzia Sebastiano e Luciana Ferrari, rispettivamente presidente e segretaria  della Proloco delle Piastre, sono diventate mamme adottive del giovane gambiano e  ancora lo seguono costantemente nell’attività imprenditoriale che Bamba ha intrapreso.

“Quando questi ragazzi di colore sono arrivati qui da noi – dice Cinzia – abbiamo visto nei loro occhi lo spaesamento più totale e ci siamo chiesti come avremmo potuto aiutarli. Si è pensato di offrir loro la possibilità di imparare i rudimenti della lingua italiana e le basi di un corretto comportamento sociale. All’inizio erano pochi coloro che frequentavano la nostra ‘scuola’, poi il numero è aumentato nel tempo e questo ci ha ripagato del nostro impegno”

E Luciana continua sullo stesso tono: “Questi giovani hanno un diritto al futuro e la scuola della proloco era solo un primo tentativo di emanciparli, anche se sarebbe stato opportuno avviarli verso un lavoro, cosa che si è rivelata troppo superiore alle esigue forze di un’associazione di volontariato. Ci si deve mettere in testa che i migranti non sono un business ma esseri umani che hanno bisogno anche di affetto e la nostra piccola comunità paesana ha accolto con grande disponibilità coloro che volevano integrarsi.  Bamba è uno di questi e ora è diventato un punto di riferimento per tutti.  Di fatto è uno di noi e se volesse tornare in Africa per tutto il paese delle Piastre sarebbe un grande dispiacere”.

Ma io – dice Bamba – non ho alcuna intenzione di andarmene, qui ho trovato una grande famiglia, oltre che un lavoro e so che tutti nel paese mi vogliono bene e mi rispettano. Qui sono a casa mia e alle Piastre  voglio trascorrere tutta la mia vita, anche perché ci fa più fresco che in Africa !!!”

Bamba Sowe ora ha la sua partita iva; lavora tanto e ricopre un ruolo importante facendo attività di giardinaggio, di bosco e altri piccoli lavori che in Italia non svolge più nessuno ma che sono utilissimi per la vita quotidiana degli abitanti delle nostre zone montane.

C’e da dire che qualche altro ragazzo di colore ospitato nelle strutture della valle del Reno si è salvato dall’oblio generale grazie all’impegno dei volontari della Proloco delle Piastre, che stanno dimostrando, a chi vuol capire, che l’integrazione dei migranti può avvenire solo quando li accoglie e se ne fa carico un’intera comunità, se mossa dall’amore e dalla solidarietà umana.

Alcune immagini di Bamba al lavoro

   

   


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)