Uno sguardo oltre  |  ottobre 28, 2022

LA MONTAGNA PIANGE I SUOI FIGLI / Due tragedie che hanno trafitto il cuore a un’intera comunità

Davide, 28 anni, di Cireglio, stroncato da un infarto su un campo di calcio: sabato 29, alle 17.30, l'ultimo saluto nella chiesa del paese.
Federico, 20 anni, deceduto in un incidente stradale, a due passi da casa, vicino a Taviano. Il ricordo commosso di un caro amico: "Un ragazzo della montagna, con radici e interessi nella montagna per la quale tanto si è adoperato come volontario"

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Davide Gavazzi

MONTAGNA PISTOIESE – “E’ una tragedia che trafigge il cuore di tutta la nostra comunità” ha detto, fra le altre cose, il sindaco di Sambuca, Fabio Micheletti, il giorno del funerale di Federico Boraggini, un ragazzo di appena 20 anni, morto in un incidente d’auto, lo scorso sabato, 22 ottobre. Federico se n’è andato appena due giorni dopo che un altro giovane di 28 anni, Davide Gavazzi, ha cessato di vivere nel letto di un ospedale, giunto la sera prima in condizioni disperate. Due tragedie che hanno dilaniato l’esistenza di due famiglie e, appunto, trafitto il cuore alla nostra comunità. Un ragazzo di Cireglio stroncato da un infarto su un campo di calcio a Gavinana – e poi deceduto all’ospedale verso il quale si corre sempre nei casi più gravi, Careggi – un altro che perde la vita in uno schianto in auto, su una strada maledetta, a due passi da casa, in prossimità del Corniolo, nel Comune di Sambuca. E’ una grande comunità che piange, è la nostra montagna che perde due ragazzi, due nostri figli così legati a questa terra.

Di ciò che è accaduto avete potuto leggere in abbondanza su tutte le testate di cronaca locale. Noi abbiamo solo provato a scrivere qualcosa di personale su Davide https://lavocedellamontagna.it/2022/10/la-morte-di-davide-gavazzi-il-triste-addio-ad-uno-dei-nostri-ragazzi/: ci è venuto spontaneo, era uno di noi, uno dei nostri ragazzi, un compaesano. Domani, sabato 29 ottobre, alle 17.30, lo saluteremo nella chiesa del paese, così come martedì scorso a Pavana c’è stato l’ultimo saluto a Federico.

Lo salutiamo anche noi utilizzando le parole di un suo caro amico

 

Il ricordo di Federico

Federico Boraggini

“Non riesco a trovare una spiegazione che possa anche solo farmi provare ad accettare quello che è successo. Ho il cuore così colmo di dolore e di rabbia che forse nemmeno scrivere queste poche righe mi farà stare meglio. In pochi conoscono la storia che ci lega, per tanti anni sei stato il fratellino più piccolo che mi era sempre mancato. Poi la vita ci ha portato su strade diverse, ma ogni volta che ci incontravamo mi guardavi con occhi pieni di ammirazione e gratitudine per i tanti ricordi che ci legavano. Le domeniche di primavera a Viareggio sulla Yaris di papà, con tua mamma che ti sgridava perché urlavi continuamente e ci slacciavamo le cinture a vicenda. I pomeriggi a spasso per Firenze dove mi tenevi per mano mentre andavamo a prendere il gelato. Le partite a calcio in casa mentre aspettavamo di mangiare la pizza preparata da Monica il sabato sera.

Federico, sono distrutto e non trovo la forza di accettare che tu non ci sia più. Vent’anni non sono niente, e quella maledetta curva non si doveva permettere di portarti via. Tu che eri – sei – “uno del monte” esattamente come me. Un ragazzo della montagna, con radici e interessi NELLA montagna per cui tanto ti sei adoperato come volontario. Non ci parlavamo da maggio, e se quel giorno avessi saputo che sarebbe stata l’ultima volta avrei cercato di godermela di più.

Mi mancherai Fede, mi mancherà la tua voglia di stare un po’ insieme quelle poche volte che ci trovavamo al bar di Taviano. Mi mancherà la tua curiosità nell’approcciarti al torneo di ungherese: io arbitro, tu giocatore ma di un’educazione infinita. Tanti tuoi coetanei non mi avevano in simpatia, ma tu – che mi conoscevi bene – non gli sei mai andato dietro nelle critiche e nelle offese. Sei sempre stato leale, un po’ fuori dagli schemi ma non te ne fregava niente perché chi ti ama sapeva benissimo il tuo valore.

Vorrei mandare indietro il tempo e correre al bar per tenerti lì quei 30’ secondi in più che ti avrebbero salvato la vita. Ti prometto che se un giorno avrò la possibilità di renderti omaggio con un gesto istituzionale, nel mio piccolo lo farò. La tua memoria non morirà mai.

Ora vola libero fino all’infinito confine del cielo, salutami e abbraccia i miei cari da parte mia. E non stancarti di aspettarmi, perché quando sarò chiamato lassù sarai una delle prime persone che verrò a cercare. Ciao Fede, sorveglia su tua madre e tuo padre. A loro, e a tutte le persone che ti volevano bene, va il mio più caldo abbraccio in questo tempo di enorme dolore”.

Rico Fanti


La Redazione

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