Una Montagna di Parole  |  settembre 3, 2019

Gli strani nomignoli degli abiti di un tempo: ecco come vestivano i nostro nonni

Il loro abbigliamento era assai diverso da quello odierno: dai calzoni di fustagno agli scarponi, dalle camiciole alle mutande lunghe. Nei giorni di festa spazio a giubba, fusciacca, panciotto e tiraccole. I primi due nomi derivavano da parole di origine araba e persiana

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Basta prendere una foto dei nostri nonni o bisnonni per rendersi conto del loro abbigliamento, diversissimo in tutto e per tutto da quello attuale.

Gli uomini di montagna si distinguevano per grandi cappelli (e baffoni alla cow boy) calzoni di fustagno, scarponi, spesso chiodati in inverno e un po’ più leggeri in estate, e come indumenti intimi le indispensabili camiciole e le mutande lunghe, entrambe in lana di pecora che servivano per ogni stagione.

Nei giorni di festa

Nei giorni di festa erano d’obbligo la giubba nova, il panciotto, la fusciacca e le tiraccole, oltre al cappello delle occasioni speciali. Sotto la giubba, che oggi chiamiamo giacca, portavano il panciotto, un corpetto che si indossava sopra la camicia; da un’asola del panciotto pendeva non di rado una catenella alla quale era agganciata la cipolla, cioè il vecchio orologio da taschino, che dava prestigio e dignità mascolina.

I calzoni erano sostenuti dalla fusciacca, una lunga e stretta sciarpa che veniva annodata alla vita, e dalle titaccole, come venivano chiamate quassù: erano semplicemente le bretelle.

Le origini di questi nomi

Tiraccole è un nome popolare legato alla funzione che esse avevano, quella di “tirare”, di “tener su” i calzoni; mentre panciotto è un derivato di “pancia”, che i Francesi, più raffinati, chiamano gilet. Invece giubba e fusciacca sono termini che vengono da lontano: il primo è di origine araba e il secondo persiana.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)