Ambiente  |  gennaio 27, 2019

Imprudenza e superficialità: in montagna ancora troppi incidenti

Aumentano gli interventi della Stazione Appennino del Soccorso Alpino e Speleologico Toscano. Nel periodo estivo/autunnale soprattutto per ricercatori di funghi, in inverno per scialpinisti, sciatori fuori pista e ciaspolatori. Il capostazione Andrea Biagini: “Pianificare bene l'escursione, informarsi, non andare da soli e lasciar detto dove si va”. Il vice Stefano Pacelli elenca una lunga serie di interventi rischiosi, a volte con esiti drammatici. Il coordinatore regionale Filippo Socci: “L'intervento di un elicottero costa 120 euro al minuto. In alcune Regioni è previsto un rimborso parziale". L'ipotesi di dotarsi di una copertura assicurativa

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Un'esercitazione del Soccorso Alpino e Speleologico Toscano, Stazione Appennino

Quando, una settimana fa, ho incontrato gli uomini della Stazione Appennino che fanno parte del Soccorso Alpino e Speleologico Toscano (SAST) si stava svolgendo a Campo Tizzoro un corso di formazione teorico-pratica, in collaborazione con la Scuola Medici del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino.

La preparazione di questo corpo di volontari è particolarmente accurata, anche in considerazione del fatto che negli ultimi anni è andata crescendo la richiesta di interventi salvavita nelle zone montane. E’ nata una vera e propria macchina organizzativa, incentrata sul 118, che riceve tutte le chiamate di emergenza e sulla base delle difficoltà di approccio in ambienti impervi, allerta il Soccorso Alpino, col sostegno o meno dell’elicottero.

I numeri del Soccorso Alpino

In Toscana sono 250 i volontari che fanno parte di questo prezioso corpo e la nostra Sezione Appennino toscano, nata nel 1975, ne conta 20.

Il Capostazione è Andrea Biagini e il suo vice si chiama Stefano Pacelli, due giovani motivati che, insieme a tutti gli altri, dedicano il proprio tempo libero ad aiutare le persone che si trovano in situazioni di pericolo in montagna.

Gli interventi nel 2018

Un consuntivo degli interventi dell’anno appena trascorso lo fa Andrea Biagini: “In totale gli interventi relativi al 2018 sono stati 71, esattamente 6 in più rispetto al 2017. Apparentemente la differenza è minima, ma bisogna considerare che l’ultima stagione dei funghi è stata mediocre e quassù da noi si è avventurato un numero assai minore di fungaioli – spiega Biagini -. In effetti gli interventi nella stagione estivo-autunnale sono legati in larga misura a ricerca o soccorso di persone che vanno a funghi, a mirtilli o a castagne, di escursionisti o gruppi organizzati della domenica e in misura assai minore di boscaioli infortunatisi sul lavoro. Nel periodo invernale, invece, si presta soccorso a scialpinisti, sciatori fuori pista e ciaspolatori

Alla base di tutto ci sono cause ormai note: l’imprudenza, la superficialità, la disinformazione, la sopravvalutazione di sé e la sottovalutazione dei pericoli della montagna, che non è un parco divertimenti a cui si possa accedere a cuor leggero, perché “l’Appennino – continua Andrea Biagini – non è meno pericoloso delle Alpi e, quando ci si avventura sui nostri monti, occorre un’attrezzatura idonea, ma anche una cultura della montagna, che purtroppo oggi manca”.

Alcuni consigli

Sono per lo più uomini, e quasi tutti cittadini, coloro che chiedono l’intervento del Soccorso Alpino; gente che va nei boschi senza nemmeno consultare le previsioni meteo, indossando magari scarpe da ginnastica e affrontando rischi ambientali solo col supporto del telefono cellulare, senza pensare che alcune zone montane non sono coperte dal segnale .

A tal proposito il Biagini è perentorio: “Chiunque voglia avventurarsi in montagna, pianifichi bene l’escursione, prenda informazioni e non vada da solo. Inoltre lasci sempre detto dove va, in modo che sia più agevole individuarlo in caso di pericolo. Però, quando si diffonde la frenesia del fungo, tutto diventa più difficile, perché i fungaioli sono imprevedibili ed aumenta il rischio anche per noi soccorritori, che non di rado mettiamo a repentaglio la nostra stessa incolumità”.

Interventi di vario tipo

Stefano Pacelli, invece, fa qualche esempio di interventi rischiosi, fortunatamente col lieto fine: “Nell’estate scorsa un villeggiante è stato ritrovato di notte tra il Libro Aperto e il Cimone: indossava sandali e pantaloni corti; oppure un escursionista, all’Uccelliera, era salito sulla croce per paura, diceva lui, dei lupi ed è stato recuperato a notte fonda; oppure ancora nell’inverno scorso una coppia di escursionisti è rimasta incrodata (bloccata) su un sentiero ghiacciato al Lago Nero; infine c’è stato il caso di un giovane di Roma che, per una promessa d’amore, aveva deciso di fare il giro dei Cinque laghi, col risultato che si è perso e, ferito, è stato recuperato dalla nostra jeep. Almeno, lui, l’ha fatto per amore!!!”.

Altre volte, però, l’epilogo è stato tragico: “Ci sono stati casi, in passato, – continua Pacelli – che le ricerche di un disperso sono durate vari giorni. Al Libro Aperto è stato ritrovato il corpo di un’escursionista dopo 8 giorni, a Uzzano dopo 11 e in un caso, a Pian di Novello, non si è trovata più traccia di un disperso”.

Parliamo di costi

Un’altra nota dolente sono i costi di questi interventi che, in alcune regioni italiane, risultano a carico di chi viene soccorso, mentre in Toscana, e in qualche altra regione, ricadono sulla collettività, tanto che molti pensano sia opportuno un rimborso spese a carico di chi affronta la montagna con superficialità o sprovvedutezza.

A questo proposito qualche dato più preciso lo dà Filippo Socci, Coordinatore delle Stazioni di Soccorso alpino della Toscana: “Si deve tener bene a mente che l’intervento di un elicottero del Pronto Soccorso (ci sono tre basi nella nostra regione) costa 120 euro al minuto e che ogni stazione, seppur composta da volontari, ha spese vive per diverse migliaia di euro all’anno, legate a gestione mezzi, carburanti e dotazioni varie”.

Dunque la collettività, cioè noi tutti, paghiamo care, anche in termini economici, l’imprudenza e la superficialità di molti “avventurieri” della montagna.

Allora lo stesso Socci fa una proposta: ”Per alleggerire il costo degli interventi che grava sul Servizio sanitario regionale, basterebbe che ogni escursionista si dotasse di un’assicurazione personale in grado di coprire le spese di un eventuale intervento di soccorso. La spesa per una polizza di questo tipo sarebbe irrisoria, ma avrebbe effetti di indubbia utilità pubblica”.

Educare alla montagna

Infine Andrea Biagini ribadisce l’importanza di una vera e propria educazione alla montagna, in grado di permetterne un approccio cosciente e maturo : “Come Soccorso alpino abbiamo realizzato, in collaborazione col CAI, dei progetti che presenteremo nelle scuole medie inferiori della provincia di Pistoia, perché, in definitiva, il soccorso non fatto è quello più riuscito!”.

Come non dargli ragione. Però, laddove non esiste il buon senso ed il rispetto degli altri, anche la scuola può poco.

Per Info: email [email protected]. Andrea Biagini cell: 335280916 – Stefano Pacelli cell: 335280950


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)