Ambiente, Economia  |  novembre 13, 2018

Fare sinergia per salvare la montagna. E’ così difficile?

Il Padule di Fucecchio e il Parco della Querciola a Quarrata sono la sintesi dell'opera di cacciatori e ambientalisti. I quali, insieme a boscaioli, imprenditori, proprietari di boschi e terreni montani, potrebbero superi divisioni manichee e collaborare. E con l'aiuto delle istituzioni lavorare per dare un futuro sostenibile e rispettoso a questi territori

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Le parole hanno un’anima, che è la ragione per cui sono nate, ma spesso è necessario riscoprirla per ritrovarne l’essenza, perché il tempo e l’uso la logorano. “Sinergia” è un termine di origine greca e significa “agire insieme”, “collaborare” e mi sembra lo strumento più adatto per salvare l’ecosistema della nostra montagna. Occorre infatti una sinergia di intenti,di strumenti, di scopi, al di là di ogni barriera vera o presunta, di tipo ideologico o, più generalmente, pregiudiziale.

L’ecosistema nei millenni

Non si può ignorare il fatto che da molti millenni anche l’uomo sia parte integrante dell’ecosistema naturale e che lo abbia modellato con le sue attività, perché è insito nel vivere stesso l’incidere più o meno pesantemente su un territorio e sui biotipi che lo caratterizzano. Lo fa un albero, quando cresce a dismisura a scapito di altri e colonizza l’area circostante con le radici e con i semi; lo fanno gli animali selvatici, quando a branchi devastano i soprassuoli o brucano le vegetazioni anche arboree; lo fa una frana, quando il terreno perde il suo baricentro; lo fa un fiume, quando esonda e distrugge; lo fa l’uomo, solo per il fatto di esistere e di richiedere spazi e risorse sempre più ampi.

La natura sapiente

La sapienza della natura, però, aveva provveduto per millenni e millenni a dominare le alterazioni provocate da una specie vivente o da un’altra con una regola infallibile: l’equilibrio, che, specialmente negli ultimi secoli si è infranto a causa della massiccia e progressiva antropizzazione e che non può essere reintrodotto artificialmente a colpi di interventismo indiscriminato o, al contrario, di una intangibilità quasi maniacale dell’esistente.

Le nostre colpe

E qui si ritorna alla grande responsabilità dell’uomo contemporaneo che, con il suo comportamento schizofrenico e pieno di eccessi, di fatto non ha ancora elaborato una seria filosofia dell’ambiente naturale, nonostante oggi abbondino i laureati, i diplomati e i super esperti di ogni genere. Senza la guida di una solida e condivisa filosofia dell’ambiente ogni legge, ogni regolamento, ogni direttiva in materia ambientale sono soluzioni velleitarie, estemporanee, sterili e talvolta solo elettoralistiche.

Le regole asettiche

Le regole attuali nascono spesso dietro scrivanie asettiche e subiscono lungo il percorso istituzionale i morsi delle varie mediazioni, frutto di lobby ed interessi di bottega, cosicché vengono concepite in un modo e diventano qualcos’altro, sbiadite, alterate e, in ultima analisi,contorte, incomprensibili e dannose. Eppure nel nostro bel paese sono stati innumerevoli i casi di interazione positiva tra uomo e ambiente naturale.

Le bellezze naturali e l’aiuto dell’uomo

La bellezza e l’armonia delle colline toscane sono dovute certamente ad una conformazione naturale, ma anche ad un’opera sapiente dell’uomo che le ha modellate con l’intervento di agricoltori, pastori, boscaioli ecc; in Trentino e in altre regioni la pastorizia insistita nel tempo ha disegnato radure e prati che ben si sono integrati col panorama boschivo, anzi hanno esaltato la fruibilità anche visiva del panorama. E, per venire a noi e ad oggi, il Padule di Fucecchio è stato conservato da cacciatori e ambientalisti, a tutto vantaggio di un territorio utile anche a fini didattici. Così come il Parco della Querciola a Quarrata, coi suoi laghetti e aree verdi, è la sintesi dell’opera dei cacciatori e del consenso di ambientalisti e istituzioni.

Cosa fare in Montagna

E allora, perché nella nostra Montagna pistoiese non si può fare altrettanto? Perché cacciatori, ambientalisti, boscaioli, imprenditori, proprietari di boschi e terreni non pensano ad una sinergia, coordinata poi dalle istituzioni, che superi divisioni manichee, contrarie anche al buon senso, della quale si sono fatti forti per secoli i nostri avi, che non avevano tante lauree, diplomi e supercompetenze in ogni settore dello scibile umano?

Cosa si dovrebbe fare, allora? Semplicemente parlarsi, ascoltare, riflettere, dare un calcio ad ideologie di partito, peraltro ormai anacronistiche, e ai muri di gomma del burocretinismo, superare le meschinità comunali e i microscopici interessi di bottega. Insomma, ragionare da uomini, e non da ominicchi, per dare un futuro sostenibile e rispettoso alla nostra montagna, che è sempre stata generosa nei confronti di tutte le specie viventi.

Oggi ci aiuterebbero anche la scienza e la tecnologia. Purtroppo manca la volontà. Ma forse aveva ragione un vecchio del mio paese che diceva sempre : “Più ve studiade e più ve se’ imbecilli”!!!

Imbecilli, forse no, ma presuntuosi, sicuramente si.

 


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)