Pistoia, La ricerca  |  luglio 14, 2018

La lunga e nobile storia dell’Istituto “Pacini” di Pistoia

Con cento (+1) anni di attività alle spalle, è una delle Scuole più prestigiose della nostra provincia. La sua intitolazione all'illustre scienziato medico patologo. Sedici i presidi che si sono alternati alla guida dell'istituto. Le lunghe presidenze che hanno lasciato il segno: Silvio Adrasto Barbi (1929–1939), Oreste Soverchia (1949-1976) e Paolo Baldassarri (1979-2007)

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La facciata dell'istituto "Pacini" di Pistoia

 

PISTOIA – Una delle Scuole più prestigiose della nostra provincia è senz’altro l’Istituto Tecnico Commerciale “Filippo Pacini” che ormai da un secolo forma generazioni e generazioni di studenti pistoiesi, offrendo loro svariate opportunità formative e indirizzi di studio diversi (attualmente comprende tre indirizzi: Liceo Scientifico, opzione Scienze Applicate; Liceo Linguistico; Amministrazione-Finanza e Marketing ). La fama di questo nostro Istituto, che ha sede nei locali di proprietà del Conservatorio di San Giovanni Battista, è nota a tutti ; ma forse ne è meno conosciuta la storia, fatta di solidarietà sociale e di impegno civico.

Un po’ di Storia

Si può dire, senza timore di essere smentiti, che l’Istituto Tecnico “ F.Pacini” è strettamente legato a Caporetto o, meglio, alla folla di profughi che dal Veneto giunsero a Pistoia dopo la celebre disfatta dell’esercito italiano nella Grande Guerra. Per consentire, tra l’altro, ai più giovani di essi di frequentare un corso di studi ad indirizzo tecnico, 8 professori pistoiesi decisero di informare il Provveditore agli Studi che le lezioni avrebbero avuto inizio, limitatamente alla I classe, presso il Collegio-Convitto E.Bindi di Pistoia.

Era l’ottobre del 1917. Nell’anno scolastico successivo gli iscritti furono 17, per metà pistoiesi e per metà profughi, e superarono l’esame di ammissione alla classe II, presso l’Istituto provinciale di Lucca.

Nell’anno scolastico 1918-1919 venne istituita la II classe che ebbe un esito analogo. Poi arrivarono 5-6 anni condizionati da contingenze avverse, fra le quali la penuria di risorse economiche, che fecero vacillare la realizzazione dell’intero progetto, finché nel 1925 si affermò definitivamente l’idea di offrire alla città un polo formativo ad indirizzo tecnico.

In quello stesso anno la Giunta di Vigilanza dell’Istituto, sostenuta dal Comune di Pistoia, stipulò col R. Conservatorio di San Giovanni Battista un contratto di locazione per dotare la Scuola di una sede più adatta e decorosa. Furono scelti i locali del lato est del Conservatorio stesso, mentre il lato ovest era riservato al Liceo Ginnasio “Forteguerri”.

Solo nel 1928 l’Istituto “Pacini” divenne statale, assumendo l’assetto e l’organico degli Istituti Tecnici e Commerciali. Nel 1959 fu istituita una sezione specializzata per il Commercio con l’estero e , dal 1974, si arricchì delle sezioni sperimentali linguistica e biologica.

Così numerose sono state le adesioni all’ Istituto “Pacini”, nei suoi vari e nuovi indirizzi di studio, che nel tempo il Conservatorio di San Giovanni Battista gli ha dovuto riservare molti dei suoi locali.

L’ intitolazione a Filippo Pacini

Una delle glorie di Pistoia è certamente Filippo Pacini (1812-1883), l’illustre scienziato medico-patologo che scoprì, tra l’altro, i corpuscoli del tatto, e individuò il vibrione del colera, quando nel 1854 una pandemia della terribile malattia si diffuse a Firenze. In questa circostanza studiò e applicò un metodo di respirazione artificiale che consentiva di contrastare la temutissima morte apparente, cioè il rischio di essere sepolti vivi.

Non è un caso, dunque, che già nel secondo anno di vita del nostro Istituto tecnico, cioè nel 1918, si sia pensato a Filippo Pacini per denominare l’Istituto stesso, quasi ad omaggiare lo scienziato pistoiese di quegli onori che in vita non gli erano stati riconosciuti completamente. Inoltre l’Assemblea dei professori, che aveva deciso all’unanimità, definì questa intitolazione come una scelta augurale, nel senso che auspicò per la Scuola appena nata, lo stesso crescendo di successi scientifici e formativi che aveva ottenuto il Pacini.

I Presidi “mitici”

Dal 1928 ad oggi sono stati 16 i Presidi che hanno guidato questa Scuola e tutti lo hanno fatto con dedizione e impegno. Ma tre, in particolare, si possono considerare “mitici”, per usare un linguaggio caro ai giovani d’oggi, in quanto i loro meriti sono andati ben oltre la normalità.

La revisione critica e bibliografica di Barbi al commento alla Divina Commedia di Tommaso Casini

Il primo è senz’altro Silvio Adrasto Barbi, che ha guidato l’Istituto dal 1929 al 1939. Storico, filologo e dantista, era nipote del più famoso Michele Barbi. Silvio coniugò il suo impegno di Preside con la passione per gli studi letterari e si dedicò, tra l’altro, alla revisione critica e bibliografica del famoso commento alla Divina Commedia di Tommaso Casini, che tutti gli studenti più “attempati” conoscono bene.

L’altro Preside che può vantare meriti indiscussi anche in chiave umana, oltre che professionale, è Oreste Soverchia, che ha diretto l’Istituto “Pacini” dal 1949 al 1976 e ne ha curato l’ammodernamento e l’ampliamento. Per questo motivo, nel 1982, è stato insignito dal Ministero della Pubblica Istruzione della Medaglia d’oro al merito della Scuola e della Cultura.

Il preside Paolo Baldassarri

Infine non si può non rammentare Paolo Baldassarri, il decano dei Presidi , in carica per 28 anni, dal 1979 al 2007. Sotto la sua direzione l’Istituto è cresciuto di importanza e di iscrizioni ed è stato rinnovato ulteriormente nelle strutture e nei servizi. Inoltre il Preside Baldassarri, attualmente Presidente della Fondazione Conservatorio San Giovanni Battista, è stato particolarmente amato dai giovani studenti, tanto che, ormai a ridosso della pensione, ha ricevuto una petizione firmata da alunni e insegnanti affinché prorogasse di qualche anno ancora la sua presidenza. Se questo non è affetto.

A questo link l’albo completo dei presidi

 

Il libro sui 100 anni dell’Istituto”Pacini”


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)