Una Montagna di Parole, Cultura & Spettacoli  |  maggio 26, 2018

L’influenza nel linguaggio e non solo: anche i montanini sono un po’ longobardi

Molte delle parole usate sulla montagna pistoiese hanno origine da quel popolo che si stabilì nella nostra penisola tra il VI e l'VIII secolo. Alcuni termini sono rimasti fortemente impressi nei dialetti locali di alcune valli. Stessa cosa per i nomi di persona e di luoghi, come Le Panche, La Lima, Brandeglio, Bardalone, Lagacci e altri. Recenti studi genetici hanno dimostrato che il DNA dei toscani conserva un “marchio” preponderante di origine germanica…

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L’eredità longobarda

I Longobardi ci hanno lasciato eredità di vario genere, fra cui un bagaglio cospicuo di parole che sono rimaste impresse per secoli anche nel nostro parlare montanino. Nei libri di Storia di un cinquantennio fa, i Longobardi erano presentati come un popolo semibarbaro, venuto dal Nord Europa, che è disceso in Italia approfittando dell’implosione dell’Impero romano. Le cose, però, non sono andate proprio così e la storiografia più recente lo ha dimostrato.

L’impulso all’economia rurale

Quel popolo, stabilitosi nella nostra penisola tra la metà del VI e la metà dell’VIII secolo, dette in realtà un grande impulso all’economia rurale e anche qui da noi istituì centri agricolo-militari in aree collinari e montane, creando le basi per il popolamento di queste stesse aree, in contrapposizione alle città, ormai semi abbandonate.

L’influenza linguistica

L’importanza della dominazione longobarda nel nostro Appennino è stata, come si è detto sopra, anche linguistica; infatti molte parole che noi ancora usiamo sono di origine longobarda: alcuni dicono che siano 300, altri assai di più. Esse riguardano prevalentemente aspetti o oggetti della realtà quotidiana; ad esempio, fiasco,vanga, melma, salacca,bizza, bicchiere, federa,gruccia, grinza, bruschino, bricco e se ne potrebbero elencare molte altre. In qualche caso alcuni termini sono rimasti fortemente impressi nei dialetti locali di alcune nostre valli, come trogo, stracco, tanfo, uggia, ranno, sguincio, loffio, locco, gremo, rocchio, ranfio, sbrecca, breccino, chiocco, berlocca, rosta ecc.

I nomi di persona

Non fanno eccezione l’omomastica e la toponomastica. I nomi di persona di origine longobarda sono, tra gli altri, Guido, Aldo, Umberto, Ermelinda, Folco, Gismondo, Ermanno, Guerino,Gualtiero ecc.

I nomi dei luoghi

Tra i nomi di luoghi, poi, si può ricordare Le Panche (da “panka” = panca oppure banco di terreno terrazzato ad uso seminativo), La Lima (da “lima”=calce), Brandeglio (antico nome di Cireglio, da “branda” = fonte), ma anche, Bardalone, Lagacci, Vizzero, il nome del torrente Limentra e si potrebbe continuare a lungo.

Il “marchio” nel DNA

Da ultimo non è da sottovalutare il fatto che recenti studi genetici hanno dimostrato che il DNA dei toscani, e quindi anche il nostro, conserva un “marchio” preponderante di origine germanica, quindi anche longobarda. Allora , noi, siamo tutti “barbari”?


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)