Editoriale, Pistoia  |  gennaio 1, 2017

Un anno da capitale della cultura: la grande occasione di un intero territorio

Da poche ore e per tutto il 2017 riflettori accesi sul nostro capoluogo. Un vanto collettivo e una straordinaria opportunità anche per la MONTAGNA. Pianura e montagna dipendono l'una dall'altra, in un fragile ecosistema da salvaguardare. Pistoia si faccia “polis” dove città e campagne siano la stessa cosa: un unico piccolo-grande mondo

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Una suggestiva veduta del territorio pistoiese (Foto Comune di Pistoia)

PISTOIA – Da poche ore Pistoia è diventata ufficialmente “Capitale italiana della cultura”, un traguardo impensabile solo fino a pochi mese fa. Abbiamo a disposizione un intero anno per far scoprire al mondo le bellezze della nostra città, spesso da noi stessi solo intraviste, con lo sguardo distratto dell’indigeno che non apprezza quel che ha sott’occhi ogni giorno. Anche la gente di montagna deve unirsi a questo vanto collettivo e deve farlo in nome dell’appartenenza, delle radici comuni, delle tante contiguità che cementano un territorio grande, per cultura e per storia.

Il logotipo scelto per Pistoia capitale della cultura 2017

La grande storia è passata dalla montagna

D’altra parte, in qualità di abitanti della montagna, non possiamo non esprimere un augurio, alto e limpido come il cielo sopra i nostri monti: che questa festa della cultura risalga le strade e i sentieri antichi, fino a raggiungere i nostri paesi, molti dei quali erano vivi prima ancora che la città emergesse timidamente dalla pianura allagata. La grande storia è passata da quassù, lasciando tracce scoperte solo in parte e degne di un’attenzione maggiore, così come il nostro territorio, denso di verde e di azzurro, che suscita ammirazione tra gli stranieri che lo vedono per la prima volta.

Non città ma “polis”, piccolo stato

Rimanendo legati alla metafora della Storia , l’auspicio è dunque quello che Pistoia, nel 2017 e anche oltre, abbandoni gli abiti stretti della città e si faccia polis , di fulgida memoria, cioè un piccolo stato dove città e campagne erano una cosa sola ed il nome dello Stato veniva desunto da quello dei cittadini, non dal nome della città o del territorio circostante. Insomma un corpo unico dove vigevano dignità e riconoscimento reciproci fra gli abitanti dei vari territori, senza spocchia o arroganza da parte di nessuno.

Città-montagna, dialogo indispensabile

Oggi è ancor più necessario il dialogo tra la città e la montagna, perché l’una dipende dall’altra e viceversa, tanto più che entrambe sono un unico, fragile ecosistema da curare e salvaguardare. Perciò auguriamoci tutti che questa volta la grande Storia insegni qualcosa e che gli abitanti della montagna si sentano un po’ cittadini e che quelli della città diventino un po’ montanini, e non solo per andare a funghi, a caccia e a sciare, ma perché parti coscienziose e coscienti di un unico piccolo-grande mondo.
A tutti i lettori della nostra rivista e a tutti gli abitanti della “polis” pistoiese, un buon anno di pace, di salute e di solidarietà.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)