San Marcello, Turismo  |  settembre 22, 2016

L’antica Ferriera Papini torna a nuova vita

Completato il restauro, domenica 25 l'inaugurazione a Maresca. La struttura, che è uno degli elementi fondamentali dell'Ecomuseo, risale al 1400 e contribuì, con i Medici, a far diventare la Montagna Pistoiese il primo polo siderurgico dello stato toscano. Nel 1995 l’edificio e i macchinari sono stati dichiarati bene di rilevante interesse culturale da parte della Soprintendenza ai monumenti di Firenze, Pistoia e Prato, che li ha vincolati

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Un particolare dell'interno della Ferriera Papini

SAN MARCELLO – Tutto pronto per il taglio del nastro della Ferriera Papini di Maresca, appena restaurata, previsto per domenica 25, alle 16. L’intervento di recupero è stato completato: rinasce a nuova vita una delle più antiche ferriere della Toscana, una “officina” medicea, dove si conservano quasi intatti strumenti e macchinari idraulici. La notizia è stata ufficializzata questo pomeriggio, giovedì 22 settembre, nel corso di una conferenza stampa, alla presenza del sindaco di San Marcello, Silvia Cormio, dell’assessore alla cultura, Alice Sobrero, della presidente dell’Ecomuseo, Manuela Geri, del consigliere comunale Davide Ferrari e di Marzio Magnani, consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, il cui contributo di 80mila euro è stato determinante nell’intervento di recupero.

Una storia che inizia nel 1400

In una lettera di Cosimo I De’ Medici, nel 1542 la Ferriera di Maresca viene menzionata come già esistente e funzionante: si suppone quindi che la sua costruzione possa risalire alla fine del 1400, coeva alla scoperta dell’America! Essa costituisce un’importantissima testimonianza per la storia della lavorazione del ferro in Toscana: nel secolo XVI , infatti, la Montagna Pistoiese, grazie alla ricchezza di boschi e di acque, fu scelta dai Medici, signori di Firenze, per diventare il primo polo siderurgico dello Stato Toscano: è sulla nostra Montagna che la ferraccia, proveniente dall’Isola d’Elba, veniva trasportata dopo un lungo percorso via mare, fiume e infine a dorso di mulo; qui veniva lavorata, “cotta”, depurata da zolfo e altri minerali e trasformata in acciaio; i fabbri poi ne ricavavano armi, attrezzi agricoli e altri oggetti dell’uso quotidiano.

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Le vicende recenti

La Ferriera, di proprietà della famiglia Papini, ha lavorato con continuità fino alla metà degli anni ’80; in seguito, a causa di lunghi anni di inattività, la struttura si era rapidamente deteriorata e fino a due anni addietro versava in cattive condizioni conservative che riguardavano soprattutto le coperture, puntellate in più punti, ma anche i manufatti custoditi al suo interno, nonché i macchinari a energia idraulica ancora presenti e visibili negli antichi locali. Nel 1995 in virtù dei suoi 500 anni di storia, tutto l’edificio e i macchinari in esso conservati sono stati dichiarati bene di rilevante interesse culturale da parte della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze Pistoia e Prato, che vi ha apposto il vincolo diretto.
“Consapevole del valore culturale della Ferriera e convinto della assoluta necessità di fermarne il declino, l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese (una associazione senza scopo di lucro a cui partecipano tutti i comuni montani, la Provincia e la Diocesi) a fine 2013 ha avviato un percorso di ricerca fondi per dare avvio alle opere di restauro: ha incontrato su questa impervia strada la disponibilità della famiglia proprietaria, che ha deciso di concedere l’immobile in comodato d’uso gratuito allo stesso Ecomuseo, per consentire il reperimento di risorse pubbliche”, spiega la presidente Manuela Geri.
Il restauro, curato dall’architetto Alberto Santiloni, sotto la supervisione della Soprintendenza di Firenze (architetto Sergio Sernissi e dottoressa Maria Cristina Masdea) è stato avviato nel 2014 grazie ad un piccolo finanziamento europeo ottenuto dall’Ecomuseo sul Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 – Misura 421 a cui si sono aggiunte altre risorse della Provincia di Pistoia, del Comune di San Marcello Pistoiese e dello stesso Ecomuseo: tuttavia la disponibilità finanziaria non era sufficiente a recuperare tutto l’immobile: necessitavano altrettante risorse. L’Ecomuseo ha chiesto aiuto alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia la quale sul bando 2014 ha concesso un determinante contributo, pari a 80.000 euro.

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Manca un ultimo intervento

La Ferriera già in questi giorni viene proposta come mèta di visita alle scuole e ai gruppi organizzati, unitamente a tutto il percorso del ferro dell’Ecomuseo, che comprende anche il museo del Ferro e il limitrofo giardino didattico a Pontepetri (dove sono state ricostruite a scopo dimostrativo due grandi ruote di legno, una da mulino e una verticale azionate dall’energia idraulica). Per completare definitivamente la Ferriera, rimane ancora un intervento da fare: il restauro della ruota idraulica, un oggetto raro, le cui pale di quercia hanno girato per centinaia di anni. “Per questo intervento occorrerà reperire nuove risorse, in modo da gestire il manufatto con l’accuratezza scientifica del caso: dobbiamo saper cogliere l’occasione per restaurarlo e contemporaneamente arricchire la non abbondante documentazione tecnica in materia di ruote storiche andanti ad acqua – spiega ancora Geri -. La Ferriera di Maresca può così diventare un caso-studio, da sottoporre a moderni metodi di indagine archeologica, come la datazione dei legni antichi tramite il carbonio 14. Questo è l’immediato, prossimo obiettivo che vorremmo raggiungere per completare definitivamente il recupero dell’antica Ferriera di Maresca”.
Un grazie è stato rivolto dai protagonisti dell’evento a Unicoop Montagna Pistoiese sede di Maresca, Il lupo nero, prodotti caseari di Orsigna, Stern Progetti dell’Oppiaccio, Biondi Francesco Vivai di Maresca, che hanno sponsorizzato rispettivamente il rinfresco, la pulitura e il trattamento degli attrezzi, la sistemazione a verde dell’esterno della Ferriera.


La Redazione

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