Pistoia, Personaggi e Interpreti  |  aprile 3, 2021

A Le Piastre una storia quasi sconosciuta di alta cultura

Due eccellenze italiane con stesso nome e cognome, ALFREDO BARTOLI. Il primo lo fu nella letteratura latina, il secondo lo è nella pittura e scultura. Il nonno ottenne a Malta la la cattedra universitaria di lingua italiana e lì divenne famoso latinista e traduttore. Amò la lingua latina e scrisse poesie, fu appassionato delle opere di Orazio, Cicerone e Virgilio. Il ricordo del nipote, Alfredo Futuro, oggi residente a Greve in Chianti: “Agli istituti Scolopi e la Querce di Firenze contribuì a formare ed educare illustri generazioni: Spadolini, Mazzei, Gentile, Pontello, Antinori”

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Alfredo Bartoli

LE PIASTRE (PISTOIA) – Quando il Turismo letterario si affermerà anche nella nostra montagna, grazie al Parco letterario Policarpo Petrocchi, non potrà non coinvolgere il paese de Le Piastre che, oltre ad altre iniziative di pregio, ha dato i natali ad Alfredo Bartoli, insigne latinista nonché docente universitario, traduttore di classici ed erede riconosciuto del Pascoli latino.

Egli nacque a Le Piastre nel 1872 da famiglia poverissima e frequentò le elementari a Castello di Cireglio, paese natale di sua madre, nella scuola fondata e sostenuta da Policarpo Petrocchi.

Tra i due si stabilì un rapporto di stima e di affetto tanto che il Bartoli, nel 1952, celebrò il centenario della nascita e il cinquantenario della morte del grande lessicografo autore del Dizionario della Lingua italiana, usando parole di rispetto e di grande riconoscenza.

Gli studi, in gran parte da autodidatta

In realtà Alfredo Bartoli era per lo più un autodidatta. Dopo aver frequentato il ginnasio pistoiese, prese da privatista la licenza liceale. Frequentò poco l’Università, ritenendo la frequenza “tempo sciupato”, a causa delle quattro ore di viaggio che lo separavano dall’ateneo fiorentino. Infine si laureò in Lettere a Siena.

Dopo brevi attività didattiche a Grosseto e Firenze si trasferì a Malta dove ottenne la cattedra universitaria di lingua italiana e dove divenne famoso latinista e traduttore. Poi si trasferì a Locri, in Calabria, quindi a Salerno e infine di nuovo a Firenze in cui alternò l’insegnamento in scuole private all’attività di traduttore dei classici latini. A Firenze morì nel 1954.

Poeta latino fu considerato l’erede di Pascoli

L’amore per la lingua latina fu un intenso sentimento giovanile, poi coltivato per tutta la vita. Orazio, Cicerone e Virgilio furono da lui frequentati con dedizione ed esercizio personale e così si definiva “ultimo nella ragioni dell’arte e della poesia, ma a nessun altro secondo nell’amore per la lingua di Roma”.

Una perfetta sintesi tra le sue origini contadine e la sua passione “classica” si realizzò nella traduzione del trattato De re rustica, di Varrone, in cui il grande erudito romano parlava di agricoltura.

Ma Alfredo Bartoli fu anche poeta latino ed in questa veste rafforzò la sua notorietà partecipando più volte alla gara poetica hoeufftiana di Amsterdam, la stessa che aveva promosso l’opera latina di Giovanni Pascoli. In quel contesto ottenne quindici volte la massima lode e si classificò primo nel 1914.

Al suo paese di origine rimase sempre affezionato: vi fece costruire una grande casa e dedicò a Le Piastre un carme in latino intitolato Rusticatio piastrensis, dove descrive i giorni di vacanza trascorsi al suo paese, tra passeggiate e intime meditazioni nei boschi e nei campi.

Il ricordo affettuoso del nipote, Alfredo Futuro

Il nipote, omonimo del nonno e famoso pittore e scultore, il cui nome d’arte è Alfredo Futuro e che attualmente vive a Greve in Chianti, ricorda così l’avo latinista: ”Io bambino ben lo ricordo; una delle sue attenzioni più care e amorevoli fu riservata all’ adorata bicicletta, una vecchia Bianchi da donna color argento slavato con la quale mai mancò una presenza o una lezione sia agli Scolopi che alla Querce, che furono due dei principali istituti scolastici di Firenze dove illustri generazioni (Spadolini, Mazzei, Gentile, Pontello, Antinori…) furono da lui formate ed educate. Ricordo ancora come nelle ricorrenze di Natale non mancassero mai di giungere a casa, nell’allora Via Crispi, gli abituali pacchi dono a lui dedicati e inviati dalla stima e dalla riconoscenza dei genitori degli stessi allievi da lui così amati e seguiti. Ma la dolcezza e la tenerezza che mio nonno Alfredo sapeva dispensare a tutti non toccò mai gli stessi vertici di profondità e di totalità che seppe riservare a noi, suoi piccoli tre nipoti… – continua Alfredo Futuro -. Quando al sabato e alla domenica il Circo di Gratta dava pubblici spettacoli alla Fortezza, il passaggio dal nonno per i soldini del biglietto d’ingresso diventava un classico irrinunciabile e i vari siparietti con interviste e spiegazioni erano meglio che una divertente anteprima dello spettacolo stesso. Quando invece lavorava o dava ripetizioni era meno avvicinabile, ma noi nipoti, già avvisati dell’importanza del suo ruolo, difficilmente ci permettevamo di disturbarlo o distrarlo”.

Il dolce ricordo della governante

Un dolce ricordo Alfredo Futuro lo riserva alla governante di casa Bartoli, la tata Ida: “Di povera estrazione paesana, la tata Ida aveva cominciato a lavorare a 5 anni e non essendo potuta andare a scuola non sapeva né leggere né scrivere; tuttavia era l’unica che aveva privilegio di accesso e contatto col nonno anche durante le lezioni di studio e le ripetizioni – ricorda ancora Bartoli -. Il nonno, essendo un formidabile consumatore di caffè, aveva un rapporto privilegiato con chi quella bevanda potesse realizzare e servire. La cosa incredibile e meravigliosa era che mio nonno aveva smesso di parlare a Ida in italiano e i due comunicavano in latino, tanto che in quella stessa lingua domandava alla sua governante il caffè e voleva essere messo a conoscenza delle varie faccende di casa, dei vari problemi e programmi inerenti alle necessità casalinghe. Quella donna, che per tutta la vita in luogo del suo nome aveva apposto una croce, parlava un latino perfetto e non a caso molte preghiere ci furono insegnate da lei in quell’idioma che le era diventato più semplice e naturale dell’italiano”

Un ricordo, dunque ancora fulgido nella mente del talentuoso erede di Alfredo Bartoli, a cui dovremo dedicare per indubbi meriti artistici e umani un approfondimento più consono alla sua fama internazionale.

Infine vogliamo qui sottolineare uno dei tanti “miracoli” della nostra montagna, che pur romita e umile, ha dato i natali a personaggi illustri che hanno tratto da essa la linfa preziosa del senso del sacrificio, della tenacia e dell’appartenenza, tutte doti che il latinista Alfredo Bartoli ha fatto proprie e testimoniato in tutta la sua vita di studioso e di uomo.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)