Ambiente  |  marzo 20, 2021

“Liberiamo i sentieri della montagna da rami e tronchi”

Le nevicate eccezionali, oltre a gelo e vento, hanno creato una situazione insostenibile. Pagliai lancia "SENTIERI 2021", una proposta di interventi eccezionali per ripristinare le condizioni precedenti: dallo stato di calamità all'assunzione di operai stagionali, dalla raccolta libera della legna caduta a terra a una due giorni organizzata ad hoc. “Questo problema potrebbe tradursi in opportunità: creare una sinergia operativa tra volontariato, soggetti privati e istituzioni”

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Su tutto il comprensorio collinare e montano precipitazioni nevose come quelle cadute nei mesi di dicembre e gennaio non si registravano da anni. La combinazione neve-gelo-vento ha provocato la caduta di rami, tronchi e, talvolta, di interi alberi con la conseguenza di rendere di difficile percorribilità gran parte della sentieristica tracciata CAI e non.

Ho camminato a diverse quote e il problema dei sentieri ostruiti da ramaglie, frasche, grossi rami e alberi è comune per la fascia collinare come in quelle di media e alta montagna.

Alle altitudini più basse (e porto ad esempio la tratta Popiglio – Vico Pancellorum del Cammino di San Bartolomeo) le maggiori criticità derivano dalla caduta di rami e intere piante di acacia. Spesso, nella caduta, si portano dietro gran parte dell’apparato radicale con annessa porzione di terra e sassi con conseguente, ulteriore, potenziali rischio di tipo idrogeologico che si fa preoccupante specie laddove i tronchi sono caduti nell’ alveo di fossi e torrenti.

Le cose vanno un po’ meno peggio alle quote di media montagna, tipicamente caratterizzate dalla prevalente presenza del castagno. Qui, le piante a suo tempo curate e sottoposte a capitozzatura non hanno evidenziato grossi danni mentre le selvi incolte e i castagneti tipo “pollonaia” hanno risentito degli effetti climatici cadendo in modo importante, ma meno pesante rispetto alla fascia più bassa, a terra e in particolare sui sentieri.

I danni più rilevanti si sono però verificati alle quote più alte con uno sterminio di faggi e soprattutto di conifere: a queste altitudini (basta inoltrarsi nella Foresta del Teso, percorrere il sentiero CAI 100 da Pian de Rasoi fino a Prato Bellincioni oppure attraversare i boschi dell’ Abetone per rendersene conto…) molti dei sentieri sono davvero di difficile percorrenza.

La sentieristica è il nostro biglietto da visita, quanto di meglio possiamo offrire a noi stessi che su questa montagna ci viviamo stabilmente e ai visitatori: ripristinare la percorribilità (che mai come adesso è anche sinonimo di messa in sicurezza) è qualcosa di urgente da fare, sfruttando il periodo primaverile.

Arrivare all’estate lasciando inalterata la situazione attuale è un rischio da evitare. Per tutti.

Si, perché i rischi ci sono: con tutti quegli intralci di rami e frasche non è poi cosi difficile procurarsi delle distorsioni o traumi agli arti inferiori oppure perdere la traccia in alcuni dei sentieri, siano essi mappati CAI o meno.

 

Gli stessi tempi di percorrenza, dovendo oltrepassare degli intricate cadute di rami, sono aumentati e anche di molto, il che fa sì che qualche escursionista potrebbe essere sorpreso dall’oscurità con tutto quello che, spesso, ne consegue con attivazione dei soccorsi…

Non sto a dilungarmi circa le, intuibili, criticità per la percorrenza con mountain bike e a cavallo.

Ok, se questo è lo stato dell’arte cosa poter fare?

Non è forse vero che ogni problema ha come risvolto un’opportunità e che questa criticità della sentieristica potrebbe innescare una sinergia operativa tra volontariato, soggetti privati e istituzioni?

Cinque, così su due piedi, le proposte/ domande.

Può un organo come il CAI invocare uno stato di calamità naturale e intercettare fondi e manovalanza (penso a gemellaggi con altri Sezioni CAI…) per la riapertura e messa in sicurezza della sentieristica?

Può un ente come l’Unione dei Comuni assumere stagionalmente più operai per il ripristino della sentieristica in ambito boschivo non privato?

Può un Sindaco obbligare un privato possessore di un fondo attraversato da un sentiero alla riapertura dello stesso?

Non sarebbe forse una buona idea liberalizzare in via eccezionale la raccolta di legna secca caduta a terra? Non è, penso, il momento di troppe limitazioni…

Perché tra le varie associazioni di volontariato presenti sul territorio, e che hanno come finalità statutarie anche quella di una tutela ambientale e paesaggistica, non concordare (nel rispetto delle norme comportamentali legate alla pandemia…) un paio di giornate all’insegna dei “ Sentieri Liberi 2021”? Noi, di Letterappenninica, ne abbiamo già parlato…

E in un periodo di limitazioni alla libertà personale, parlare di “ Sentieri Liberi” credo sia un gran bel segnale.

 

Federico Pagliai, Guida Ambientale Escursionistica e fondatore di Letterappenninica


La Redazione

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