Personaggi e Interpreti  |  aprile 29, 2019

Le tracce dei Lorena a Pistoia e sulla montagna

Con Pietro Leopoldo la cultura illuministica entrò nel potere politico ed economico con personaggi nuovi e di valore. Tantissime le innovazioni e le riforme. In provincia di Pistoia di particolare rilievo l'istituzione dei Conservatori (oggi ne restano tre, trasformati in Fondazioni) e la realizzazione della grande strada che ancora oggi collega Firenze e Modena passando per la montagna pistoiese

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I Lorena a Firenze

Stava per terminare il secolo XVIII, secolo che aveva visto, specialmente nella seconda metà, una stagione di rinnovamento grazie alle molteplici riforme della casa di Asburgo. Con l’insediamento di Pietro Leopoldo (1765), figlio terzogenito di Maria Teresa d’Austria e di Francesco I di Lorena, a Firenze la cultura illuministica entrò nel potere politico ed economico con personaggi nuovi e riformatori. I principali collaboratori del Granduca furono Pompeo Neri, che riformò il catasto, Giulio Ruccellai, Giovanni Targioni-Tozzetti e Francesco Maria Gianni.

Tante riforme significative

Le riforme e le innovazioni furono molteplici: dalle abolizioni delle Corporazioni delle Arti e dei mestieri (sostituite dalle ancora vigenti Camere di Commercio) alle opere di bonifica, quali quelle della Maremma, alle abolizioni dei dazi (che impedivano la libera circolazione del grano) alla abolizioni della cosiddetta manomorta che impediva la compravendita di beni ecclesiastici.

L’amministrazione dei Comuni

Venne riformata, secondo lo spirito liberale di colorito costituzionale tipico degli Asburgo, l’amministrazione dei comuni (ad esempio i comuni di Lizzano, Lancisa e Spignana passarono sotto il comune di San Marcello nel 1775) ai quali venne comunque conferita una autonomia fondata sulla diretta rappresentanza degli abitanti e sulla libera disposizione di alcune tasse sotto il vigile controllo della muova magistratura che era la camera della comunità.

La legislatura civile penale

Altra decisione di rilievo fu la riforma della legislatura civile penale che, secondo lo spirito di Cesare Beccaria, alla eliminazione della pena di morte e della tortura, primo paese civile al mondo. Tale data è festa regionale in Toscana.

I conservatori nella provincia di Pistoia

Vennero infine istituite, con Motu Proprio del 21.3.1785, case di correzione, educazione e istruzione per i ragazzi e vennero curati, in luogo di alcuni monasteri, i Conservatori Femminili, ovvero educandati per le bambine le quali furono così in grado di conseguire titoli di studio e diplomi che altrimenti non avrebbero potuto perché loro non consentito. In provincia di Pistoia i Conservatori furono numerosi. Attualmente, trasformati in fondazioni, da una recente legge, ne rimangono solo tre anche se non esercitano del tutto o per niente le mansioni originarie: a Pistoia il Conservatorio di San Giovanni Battista, a San Marcello Pistoiese il Conservatorio di Santa Caterina (l’edificio attualmente sta crollando: la foto nella homepage testimonia un intervento di demolizione del tetto nell’ottobre 2018) a Pescia il Conservatorio di San Michele.

La strada Modenese

Tuttavia quello che ancora oggi rimane della buona amministrazione del Granduca Pietro Leopoldo è la costituzione della strada Firenze-Modena deliberata nel 1766 (appena un anno dopo il suo insediamento) ed aperta nel 1789, strada che aveva lo scopo appunto di congiungere il Granducato di Toscana con il ducato di Modena per poi raggiungere Milano, terra soggetta all’Austria. In questo modo si evitava di toccare lo Stato Pontificio, non certo gradito al Granduca.

I direttori dei lavori

I direttori dei lavori furono per la parte toscane (Firenze-Abetone) il gesuita Leonardo Ximenes (1716 — 1786) e per la parte modenese (Abetone-Modena) l’ingegner Francesco Giardini. Vorrei sottolineare che Padre Ximenes era un geografo e un matematico, molto legato al Granduca, che lo aveva confermato come docente all’ università di Firenze anche dopo la soppressione della Compagnia di Gesù avvenuta nell’ anno 1773.

La straordinaria importanza della strada

La strada diventò molto importante per i collegamenti con la montagna pistoiese e coloro che la percorrevano con carri, carrozze e cavalli per raggiungere San Marcello e l’Abetone da Pistoia potevano trovare ristoro anche con il cambio dei cavalli (il cosiddetto “trapelo”) in tanti paesi — vedi ad esempio Le Piastre, San Marcello, i Casotti di Cutigliano – e con varie fontane costruite in arenaria pietra serena che, splendida dal punto di vista architettonico, si vedono ancora sui muri che la delimitano. (Penso alla splendida fontana situata oggi all’inizio di via Roma, di fronte alla ben nota libreria di Marzia Zeloni, a San Marcello).

Alleato del granduca nell’ opera di riforma fu Monsignor Scipione de’ Ricci, dal 1780 vescovo di Pistoia e Prato. Deliberò infatti la soppressione del culto delle reliquie, l’introduzione di preghiere in italiano durante la Messa e la riforma del catechismo che si ispirava al principi del giansenismo. Tali riforme vennero approvate nel sinodo di Pistoia al quale parteciparono nel 1786 tutti 1 sacerdoti della diocesi.

Ferdinando al posto di Leopoldo

Quando nel 1790 Pietro Leopoldo diventò imperatore alla morte del fratello Giuseppe, si trasferì a Vienna. Venne sostituito nel governo del granducato di Toscana da Ferdinando III che si trovò a dover gestire in tutto il pistoiese i tumulti dei “sanfedisti”, come vennero chiamati i reazionari, che contestavano la politica riformista del fratello e del vescovo Ricci. Il popolo si era ribellato, su istigazione dei sacerdoti fedeli ai principi della controriforma, per cui il vescovo venne condannato ed imprigionato (nel 1794 era uscita la Bolla di Papa Pio VI di condanna del rinnovamento della Chiesa). Finì col Ricci la stagione del giansenismo in Toscana, cioè di quella dottrina che, interpretando in modo rigorista il Vangelo, aveva contrastato i gesuiti e la dottrina ortodossa della supremazia del papa sui vescovi. Il vescovo pistoiese venne liberato solo dopo l’occupazione della Toscana da parte dell’esercito francese (1799): era iniziato il periodo napoleonico con le sue guerre di conquista dell’ Europa.

La fine del Granducato

Nel 1796-1797 Napoleone aveva sconfitto il Piemonte e l’Austria e conquistato l’Italia settentrionale. Col Trattato di Campoformio l’Austria aveva ceduto la Lombardia ed acquistato il Veneto. In Lombardia ed Emilia era sorta la Repubblica cisalpina. Tornato in Francia dall’ Egitto, Napoleone partecipò al colpo di stato del 18 brumaio che portò al Consolato, dopo aver sciolto il Direttorio (1799). La Francia creò in Italia la Repubblica romana e quella partenopea, cacciò il Granduca dalla Toscana ed annesse il Piemonte. Ma una coalizione formata da Inglesi, Austriaci e Russi, supportati dalle azioni controrivoluzionarie dei contadini che si ribellarono al grido di “Viva Maria”, prese l’offensiva e cacciò i Francesi dai territori perduti. Tant’è che nel 1808 diventò granduchessa di Toscana Elisa Baciocchi, la sorella di Napoleone. Ma questa è un’altra storia.

  

 

Bibliografia essenziale

Archivio di Stato di Pistoia

Uscita della Regia amm.ne ecclesiastica in “Patrimonio ecclesiastico”

Volture comunità di San Marcello in “Catasto granducale”

Vecchio catasto terreni — Mappe, San Marcello, sez. A/5 Il cartello di Lizzano — 10/02/1814

Laura Lotti, il paese che scivola a valle.


La Redazione

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