After all is basketball  |  dicembre 12, 2018

Pistoia Basket, ci abbiamo preso gusto

Sensazioni positive dopo la terza vittoria consecutiva (prima in casa) della OriOra. Ma bisogna restare con i piedi per terra: nei bassifondi della classifica ci sono diverse squadre che difficilmente resteranno lì. I meriti di coach Ramagli, le ottime prove di Krubally, Peak, D. Johnson e Adua. Grande attesa per la gara di domenica prossima contro la Virtus Bologna: una vittoria sarebbe un regalo speciale per i tifosi

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La curva della Baraonda Biancorossa

PISTOIA – Che bellezza, ragazzi. Vedere la nostra amatissima abbandonare – finalmente! – l’ultima piazza, trovarla addirittura all’undicesimo posto in classifica, sapere che domenica arriva Bologna e che, se ci scappasse la quarta vittoria consecutiva, gli incroci sugli altri campi potrebbero farci fare un ulteriore passo avanti, tutto questo è un qualcosa di una bellezza incredibile.

Non esageriamo nell’entusiasmo

Inimmaginabile un mese fa, eppure tutto vero. Sia ben chiaro, non è il caso di lasciarsi andare ad entusiasmi eccessivi. Non mi fido della classifica di Reggio, di Trento e di Brescia, Cremona e Brindisi sono ancora troppo in alto, non possiamo gufare contro gli amici di Torino e Cantù è evidentemente piazza gradita alla Lega. Insomma, voglio fare il pompiere e volare basso, siamo tuttora i più accreditati alla retrocessione, diciamolo pure.

Però siamo vivi e ce la giochiamo

Però ci siamo, siamo vivi, ci giochiamo le nostre carte e la nostra pallacanestro. Domenica sarà una battaglia e siamo pronti e sul pezzo, non mi pare poco. Credo che Ramagli abbia avuto ragione da vendere quando, al termine della partita, ha dichiarato che abbiamo vinto la prima partita normale, con punteggio normale e percentuali all’altezza della nostra realtà.

Vinto con merito e avversari a quota 70

Insomma, non abbiamo giocato propriamente una pallacanestro da stropicciarsi gli occhi – ma soddisfare i palati fini era l’ultimo dei nostri problemi – siamo partiti a razzo ed abbiamo patito, col passare dei minuti, alcune rotazioni. Gladness, con tutto il rispetto del caso, non è il salvatore della patria ma è un onesto falegname e, detto per inciso, era quello che probabilmente ci mancava. Però abbiamo vinto con merito una partita normale, riuscendo a tenere gli avversari a quota 70. Siamo sul pezzo, via. Lo avevo scritto, ci sono momenti in cui la stagione gira, la faccia ed il famoso body language dei ragazzi sono effettivamente cambiati, vediamo cosa succederà contro le V nere.

Complimenti, la lista è lunga

Tanto di cappello a coach Ramagli per aver scelto di mettere Peak su Vitali – vi era l’esigenza di mettere un corpo, come ci ha spiegato, contro il loro regista ed uno dei loro terminali più pericolosi – tanto di cappello a Dominique Johnson, autore di una gara di grande intelligenza e tranquillità anche nei momenti più complicati, tanti applausi per la sostanza di Krubally, il mio preferito di domenica scorsa, e Patrick Auda. Insomma, avanti così.

La grande storia della Virtus

Domenica affrontiamo il gruppo simpatia per eccellenza, vincere varrebbe doppio, sia per la classifica che per la goduria sugli spalti. Fuor di battuta, pensi alle V nere e ti tornano in mente Manu Ginobili, Sasha Danilovic, Antoine Rigadeau ed altri fenomeni assoluti. Pensa alla Virtus e ti ricordi capitan Crippa campione d’Europa dopo una vita spesa in biancoazzurro.

Bologna fra antipatia e rivalità

Poi, però, pensi ad altre cose. Pensi agli sfottò che ci furono rivolti dalla tifoseria ospite nell’annus horribilis 1999, nell’ultimo atto di una stagione terribile. Pensi ad una squadra fortissima, che però dettava un po’ troppa legge, un episodio su tutti l’inesistente fallo fischiato contro Wilkins su un famosissimo tiro da 3 di Danilovic, quattro punti in un colpo solo che orientarono uno scudetto già cucito sulle casacche fortitudine verso la sponda bianconera di Bologna.

Pensi a cose antipatiche, via, dalla tifoseria avversaria ai giocatori in campo. Insomma, ragazzi, fateci un gran regalo di Natale. Battiamoli, qui c’è voglia di far festa.

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La Redazione

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