After all is basketball, Sport & tempo Libero  |  gennaio 17, 2018

THE FLEXX, assolutamente vietato sbagliare

Domenica al Palacarrara contro Capo d'Orlando la gara più importante da quando il Pistoia Basket è tornata i serie A. Ci sono stati altri momenti delicati e, in linea di principio, anche se perdiamo c’è tutto un girone da giocare. All’atto pratico, però, in caso di ko abbiamo un piede in A2. Le analisi possono esser tantissime sul perché di questa situazione. Quel che conta adesso è solo vincere la prossima

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PISTOIA. Ne ho lette e sentite tante da domenica sera, alcuni spunti mi sono tornati utili per riflettere, altri mi hanno divertito, tuttavia dal mio modesto punto di vista la questione è meno filosofica e molto più semplice di quanto, almeno in questo momento, la si voglia far apparire.

Si può scrivere di tutto ma…

Si possono dire e scrivere, infatti, una marea di cose. Si possono maledire gli infortuni di questo girone di andata, oppure prendersela alternativamente con la dirigenza per aver ingaggiato giocatori rotti, con lo staff medico per non essersi reso conto che Tizio, Caio e Sempronio non stavano ritti, magari anche con lo staff tecnico per la preparazione atletica sbagliata. Si può essere sicuri che ci salveremo, oppure si può giocare con l’hashtag #lodicoatuttianziA2, con quell’atteggiamento che resta a metà tra il rassegnato e la presa in giro di tutti quelli che, a questo giochino, tengono sul serio.

Si può indire una tavola rotonda sulla qualità del tifo che sarà necessario da oggi in poi, oppure aderire a quella corrente di pensiero per cui non si può pretendere di cavare sangue dalle rape, al di là dello sforzo del tifoso dalle tribune. Possiamo prendercela con dei non meglio identificati “modaioli”, un grande classico che ciclicamente torna, oppure puntare l’indice con le dirette televisive di Eurosport, che con i continui cambi di orario non aiuta quella corsa agli ultimi biglietti cui ormai ci eravamo abituati.

Si possono invocare Pancotto e Moretti, si può sostenere che Bongi sarebbe perfetto – “il ragazzo ce l’ha fatta” è un titolo di giornale che Fabio e molti altri certamente ricordano, a coronamento di una bella promozione di qualche anno fa – e si può avallare questa tesi con molti argomenti, dal mercato su misura – ridateci Crosariol!! si sente dire, e vedendo giocare Bond cosa si deve obiettare? – al fatto che Vincenzo non avrebbe mai passato, in carriera, particolari momenti negativi e non avrebbe quindi sufficiente esperienza per gestire questo nostro momento delicato. Oppure si può dar ragione a chi reputa che il miglior coach della scorsa stagione non sia diventato improvvisamente una pippa, a chi rammenta che i giocatori dichiarano sempre che uno dei motivi per cui sono venuti a Pistoia è Vincenzo, a chi si è divertito godendosi una pallacanestro meno monotona del solito, a chi come coach Salerni – non propriamente l’ultimo sceso con la piena dai monti – dice che cacciare Esposito sarebbe la più grande sciocchezza da fare in questi frangenti.

Si può ragionevolmente sostenere che a Brescia si sono visti passi avanti nel gioco di squadra, ma si può anche obiettare – tutto sommato – che la gestione del finale non ha convinto.

Un po’ di pepe, finalmente…

Già, la gestione del finale, sul punto mi concederete due righe sibilline per dare un po’ di pepe a questo pezzo democristiano. La settimana scorsa, per aver accennato ad un possibile “caso McGee” sono stato tacciato di aver scritto una bestemmia. Eppure qualcosa – a molti di voi – non è tornata nella gestione degli ultimi minuti. Davvero si pensa che sia stato fatto uscire per non commettere fallo? Se così fosse, perché Vincenzo – dal momento che il cronometro non si è più fermato – non ha chiesto di fare fallo a qualcuno di quelli in campo? Ovvio, per non dare due liberi agli avversari! Dunque, un azzardo andato male, oppure una scelta tecnica sbagliata. Oppure una scelta di quelle che se vinci sei un eroe, quando vanno male sei un bischero.

Le domande a McGee

Ora, secondo qualcuno il bravo cronista dovrebbe andare alla conferenza stampa indetta con Tyrus e chiedere spiegazioni, domandandogli se c’è stato qualche problema fisico oppure se la sua panchina finale è stata una scelta tecnica del coach. Già che ci sono, magari gli chiedo anche se quella scelta tecnica la reputa sbagliata e come sarebbe andata a finire, secondo lui, se avesse giocato. Cosa pensate che mi risponda? Perché metterlo in potenziale imbarazzo o creare polemica a metà di una settimana decisiva?

Ma tutto questo ha poca importanza

Siamo seri, in verità – adesso – tutte le questioni sopra elencate non hanno alcuna importanza. Non ha importanza quello che penso io, o pensate voi, su questo girone di andata, sul mercato, su Vincenzo, sulla dirigenza, sugli ultimi due minuti di Brescia, su tutto quello che volete. Ognuno, legittimamente, la penserà come meglio crede ed avrà i suoi validi motivi, ci mancherebbe.

La più importante partita dal ritorno in A

Il punto è che c’è poco da discutere, domenica sera giochiamo quella che, senza ombra di dubbio, è la partita più importante da quando siamo tornati in serie A. Vero, ci sono stati altri momenti delicati. Vero, in linea di principio anche se perdiamo c’è tutto un girone da giocare. All’atto pratico, però, se domenica perdiamo abbiamo un piede in A2. Giratevela come vi pare, è così.

Per 40 minuti spingiamo come matti

Dunque, che si sia pro o contro Maltinti, pro o contro Vincenzo, che si voti destra, sinistra o 5 stelle, che si sia bianchi, neri o gialli, tutti, dal primo minuto alla sirena spingiamo come matti. Stavolta si rischia per davvero, gli eventuali mugugni per un tiro sbagliato cerchiamo di evitarli almeno durante la partita. Poi a sirena suonata tireremo le somme, però per 40 minuti Moore, McGee, Diawara, Ivanov, Bond, Laquinatana, Mian, Gaspardo, Magro, Della Rosa sono 10 di noi. Forza ragazzi.


La Redazione

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