Cultura & Spettacoli, Una Montagna di Parole  |  maggio 2, 2017

Anche la lingua segue i tempi. E prende brutte abitudini

Abbondano le frasi fatte, i non sensi e gli strafalcioni che nulla hanno a che fare con la rigorosa architettura della lingua italiana. Ormai finito nel cassetto il congiuntivo. In voga espressioni di moda che nulla aggiungono al significato della frase. Alcuni esempi? “Al netto di”, “quant'altro”, “assolutamente sì”

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La copertina di una vecchia pubblicazione "futurista"

 

La lingua è specchio dei tempi. E’ sempre stato così. Oggi, però, nell’era della comunicazione, è curioso notare come essa paradossalmente tenda a impoverirsi e perda alcune costanti su cui nei secoli ha costruito le proprie fondamenta. Questo si può verificare ogni giorno leggendo i giornali, ascoltando radio e tv o navigando su internet. Spesso assistiamo ad una sequela di frasi fatte, di non sensi o di strafalcioni che nulla hanno a che fare con la rigorosa architettura della lingua italiana, così razionalmente precisa e nel contempo così spiritualmente composita e espressiva.

La fine del congiuntivo

Non a caso deriva dal latino. Con alcuni esempi, forse, si può capire meglio cosa voglio dire. Il modo congiuntivo fra i modi verbali è quello più raffinato perché esprime l’incertezza, il dubbio ed il pensiero allo stato puro. Ebbene, al suo posto è usato l’indicativo oppure, per influsso dei dialetti centro-meridionali, il condizionale, ignorando il fatto che questi due ultimi modi verbali hanno un valore completamente diverso.

Espressioni di moda

Ma vi sono anche espressioni di moda che, a ben guardare, non significano niente o almeno non aggiungono niente al senso generale della frase. Mi viene in mente “quant’altro” oppure “al netto di …”, in cui non si capisce mai cosa sia “il lordo”. Quest’ultima locuzione è spesso in bocca ai politici, che non fanno certo della chiarezza un valore fondamentale; vabbé che sono figli o nipoti delle “convergenze parallele” e degli “equilibri più avanzati”, ma oggi c’è bisogno di ben altro!

Rafforzativi inutili

Un esempio di usura di certe forme linguistiche è l’espressione “assolutamente si”, che è diventata il tormentone degli ultimi anni. Non basta, infatti , dire “si”, il vecchio “si” delle generazioni precedenti, che non aveva bisogno di alcun rafforzativo. Era un “si”, e basta, inderogabilmente. Perché oggi c’è sempre bisogno di rafforzare un assenso? Non basta in molti casi dire “si”? Altrimenti vuol dire che un semplice “si” nasconde un frammento di dubbio, per cui è necessario aggiungere un avverbio rafforzativo.

Allora visto l’esito dei matrimoni attuali, suggerisco di modificare la formula di assenso all’altare ,di fronte al prete; al “Vuoi tu prendere in sposa..”, bisogna rispondere “assolutamente si”, pena l’invalidità del matrimonio!!!

Per questa divagazione linguistica chiedo scusa ai miei amici montanini che, forse, si aspettavano altro da questa rubrica.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)