Economia, Pistoia  |  novembre 5, 2016

La difficile vita del pastore, fra stalle troppo piccole e lupi sempre in agguato. “Si cerca di resistere ma è dura”

Valerio ha scelto di vivere con la moglie e le due figlie in un piccolo paese nella Val d'Orsigna. Alleva capre e pecore e produce formaggio. Ma deve fare i conti con stalle inadatte, boschi incolti e attacchi dei lupi. La difficoltà di proteggersi con recinzioni e cani da guardia. I rimborsi per gli animali uccisi? "Senza recuperare le carcasse non si ha diritto a niente". La FOTOGALLERY di Lorenzo Gori

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ORSIGNA (PISTOIA) – La loro è stata una scelta difficile, coraggiosa e controcorrente: vivere in un piccolo borgo, a Casa Santini, all’estremità della Valle d’Orsigna, un piccolo agglomerato abitato quasi solo in estate. Valerio Rondini ha scelto questo angolo incontaminato e una diversa dimensione di vita, quasi quindici anni fa, e qui vive con la moglie Lorraine Flynn e le due figlie. I primi anni Valerio ha continuato a lavorare a Montecatini e a fare il pendolare, poi la scelta di realizzare un progetto per l’allevamento di pecore e capre, l’ingresso in un’apposita graduatoria e l’accesso ad un finanziamento di 40mila euro. Così l’allevamento di animali è diventata un’attività vera e propria, anche se non del tutto sufficiente, e infatti Valerio è impegnato anche in altri lavori, come il taglio dei boschi. “Produciamo formaggio pecorino, caprino e ricotta ma non molto, ci piacerebbe fare solo questo ma non è così. Oltretutto non abbiamo spazio a sufficienza. E l’inverno è duro”. Ma se le condizioni di base rendono tutto difficile ci sono altri elementi che complicano tremendamente il quadro generale. In particolare la carenza di strutture dove poter allevare gli animali e gli attacchi dei lupi, sempre più frequenti.

La fotogallery di Lorenzo Gori

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Stalle troppo piccole

Spiega Rondini: “Prima di tutto ci condanna la dimensione delle stalle. Sulla nostra montagna non ci sono strutture per poter allevare 150 animali, che è una soglia sotto la quale difficilmente si riesce a sopravvivere. Noi abbiamo una trattativa in corso a Porretta Terme. Se va in porto, potremmo spostare il bestiame lassù e continuare le altre attività, soprattutto la produzione di formaggio, a Orsigna. A Porretta, oltretutto – spiega ancora Rondini -, i terreni sarebbero più favorevoli per poter controllare gli animali: qui le pecore spariscono nel bosco come niente e i lupi le fanno fuori. In zone pulite il controllo è agevolato, il lupo si sente meno sicuro nell’attacco e comunque è più facile avvistarlo”.

Le razzie dei lupi

I lupi, appunto, un problema che è sempre esistito ma che sta diventando un’emergenza. “La nostra situazione è simile ad altre, per esempio a quella della zona del Melo. Chi più chi meno abbiamo tutti problemi con gli attacchi dei lupi – conferma Rondini -. Per noi sono diventati una tragedia. Capisco benissimo l’attenzione a questi animali, alla preservazione e protezione della specie ma per chi come noi lavora soprattutto con capre e pecore il rischio è di dover chiudere bottega”.

I limiti della normativa

La Regione prevede la possibilità di erigere recinzioni per il pascolo e l’accesso a rimborsi in caso di animali uccisi dai lupi. Il nostro interlocutore conferma ma evidenzia anche i limiti delle norme che regolano la materia: “Il problema è che spesso non esiste un pascolo da recintare. Io, per esempio, non ce l’ho. Poi recintare terreni puliti è una cosa, farlo con zone boscose diventa quasi un’arma a doppio taglio: se i lupi entrano in zone recintate per le bestie è ancora peggio, le possono uccidere tutte perché non ce la fanno a scappare”. E i cani da guardia? “I cani da guardia sono a loro volta un problema nel caso in cui vengano avvicinati da persone che passeggiano in compagnia di altri cani”.

La difficile strada dei rimborsi

E i rimborsi, almeno quelli saranno d’aiuto? “Se non si trovano le carcasse non si può denunciare la perdita e accedere ai rimborsi – taglia corto Rondini -. Quindi si finisce per non denunciare neppure il fatto. Le denunce sono minime. Fino a due anni fa il rimborso regionale non esisteva. Adesso sì, ed è già qualcosa, ma si devono trovare le carcasse, cosa che accade di rado quando sono attaccate dai lupi. Nel caso in cui si trovino, inoltre, si deve pagare lo smaltimento. Insomma o di carcasse se ne trovano diverse, cosa difficilissima, oppure nel caso di una o due si lascia perdere”.

Lotta di resistenza

Insomma è una lotta di resistenza. “Proprio così, si resiste – conclude l’allevatore di pecore dell’Orsigna -. Si fa il formaggio ma bisogna arrangiarsi con altri lavoretti stagionali legati al bosco. Riuscire a far bene una sola attività sarebbe molto meglio. Noi vorremmo restare, vogliamo restare, abbiamo fatto una scelta di vita alcuni anni fa e non ne siamo penti. Anche le nostre due figlie, che frequentano le scuole a San Marcello e Bardalone, sono affezionate a questi luoghi e vorrebbero rimanerci. Speriamo di vincerla questa scommessa, ma è dura”.


Paolo Vannini

Laurea in scienze politiche, giornalista professionista dal 1998, ha lavorato nei quotidiani La Nazione e Il Giornale della Toscana (edizione toscana de Il Giornale), è stato responsabile dell'Ufficio comunicazione del Comune di Firenze, caporedattore dell'agenzia di stampa Toscana daily news, cofondatore e vice direttore del settimanale di informazione locale Metropoli. Ha lavorato presso l'Ufficio stampa di Confindustria Toscana, ha collaborato e collabora per diverse testate giornalistiche cartacee e on line - fra queste il Sole 24 ore centronord, Il Corriere Fiorentino (edizione toscana del Corriere della Sera), Radio Radicale - si occupa di uffici stampa e ghost writing.