La ricerca, Piteglio  |  settembre 21, 2016

“ECOMOSTRI” / Quel colosso di cemento armato che sovrasta Prunetta

E' l'ex “Ipost”, l'Ente previdenziale delle Poste, nato nel 1975 come come colonia, albergo e centro vacanze per i figli dei dipendenti dell'Amministrazione postale, in funzione fino al 1997. Poi la chiusura e anni di abbandono fino al passaggio di proprietà all'Inps, nel 2010. Che ha indetto una gara senza esiti: tutto bloccato dai ricorsi fra concorrenti. L'ultimo atto, la richiesta del sindaco di Piteglio al governo perché ne alieni la proprietà pubblica e favorisca l'intervento di eventuali nuovi investitori

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ex ipost prunetta
Lo stato di abbandono dell'ex Ipost a Prunetta

Con l’edificio ex “Ipost” di Prunetta, quello che con espressione recente rientra nella categoria degli ecomostri, inizia il nostro viaggio fra le strutture abbandonate della montagna, spesso in disuso da anni e decenni e il cui futuro utilizzo resta del tutto incerto. In alcuni casi casi edifici completamente fuori contesto, brutture che nulla hanno a che fare con il nostro territorio, e che il lungo periodo di abbandono ha ulteriormente reso indigeste; in altri, al contrario, strutture con una storia, che hanno spesso avuto un ruolo significativo e che, con opportuni progetti di recupero, potrebbero tornare utili alla collettività.

EX IPOST, LA FOTOGALLERY DI ELEONORA PACINI

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PRUNETTA (PITEGLIO) – Prunetta, ridente località appenninica di villeggiatura situata nel Comune di Piteglio, come si diceva un tempo, e luogo ricco di storia. Crux Brandelliana si chiamava nel Medioevo un importante Spedale e ospizio, posto poco a monte del paese attuale, che rappresentava un presidio sulla direttrice viaria di valico tirreno-adriatica frequentata da pellegrini e mercanti, nonché un punto strategico su più versanti. Oggi, di quel prezioso ospizio gestito dai Cavalieri Templari, resta solo qualche pietra, usata nel tempo per edificare il paese di Prunetta; in compenso, risalendo Via Poggio Bersano, il turista si imbatte in un monumento di ben altra natura.
Oltre un gruppo di villette adagiate su un pianoro molto panoramico, appare nella sua maestosa mostruosità un complesso architettonico che di “ridente” non ha nulla. E’ la firma degli anni ’70 del secolo scorso sul nostro bel territorio montano; il sigillo della modernità stampato su una pagina di storia locale di grande rilievo. Questo sigillo si chiama Ex Ipost.

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Qualche cenno storico sull’Ecomostro

Voluto dall’Ipost (l’Ente previdenziale delle Poste) come colonia, albergo e centro vacanze per i figli dei dipendenti dell’Amministrazione postale, è stato inaugurato nel 1975 ed ha funzionato fino al 1997, offrendo anche opportunità di lavoro per gli abitanti dei dintorni. Poi, l’abbandono.
L’intera superficie del complesso (13.000 mq) consta di due grandi fabbricati in cemento armato che si vanno deteriorando in modo consistente e costituiscono un pericolo, tanto che l’intera area circostante è stata recintata.
Dal giorno della chiusura definitiva si sono alternate vicende di ordinaria burocrazia, finché, nel 2010, Ipost è stato abolito e la competenza su questi immobili è passata all’Inps Gestione immobiliare Spa che ha indetto una gara per affidare l’ex Ipost a soggetti esterni. Conclusione: fra i concorrenti si è scatenata una serie di ricorsi incrociati che non ha ancora prodotto esiti definitivi.

Le preoccupazioni dell’Amministrazione comunale

L’attuale Sindaco di Piteglio, Luca Marmo,ha cercato di attivare un tavolo di confronto con Inps e Governo centrale: “Ho scritto al presidente Renzi, in occasione della sua nomina, e per conoscenza ai parlamentari pistoiesi, Caterina Bini e Edoardo Fanucci – dice Marmo- facendo presente lo stato di abbandono dell’intera struttura e sollecitando una decretazione da parte del Governo che alieni la proprietà pubblica dell’ex Ipost e che favorisca l’ingresso di investitori disposti a renderlo in qualche modo utilizzabile. Finora non ho ricevuto risposta alcuna ed il rischio sempre più incombente è che alla fine si debbano impegnare milioni di euro pubblici per procedere alla sua demolizione”.

Un progetto nato per il mare!

C’è un aspetto di tutta questa vicenda surreale che forse è meno noto. Originariamente il progetto relativo alle due megastrutture era stato concepito per una località di mare; in altre parole, doveva essere una delle tante colonie estive che ancora oggi sono presenti qua e là sulle spiagge del Tirreno e dell’Adriatico. Anch’esse tutte abbandonate. Poi, tramontata l’idea di una destinazione marittima, fu scelta Prunetta (nota località balneare) ed il progetto, ormai pronto, venne realizzato quassù, per un’anomalia tutta italica.
Chi si sofferma ad osservare le particolarità architettoniche dei due edifici, si rende conto che con la montagna non hanno nulla a che fare.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)