Cultura & Spettacoli, Pistoia  |  agosto 15, 2016

Come “vestire la Madonna”. A Pracchia una conferenza sull’antica tradizione

Appuntamento mercoledì 17, alle 17.30, nella chiesa di San Lorenzo. Relatrice Lidia Bartolotti, curatrice del volume "Vestire il sacro". Saranno proiettate immagini di Madonne vestite in modo sontuoso, di piccoli Gesù bambino e di santi forniti di abiti richiamando un’antica tradizione. Impiegati senza risparmio stoffe preziose, ricami in oro, broccati, sete

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PRACCHIA (PISTOIA) – “Sontuose vesti, fervide preghiere. Per una conoscenza dei sacri simulacri abbigliati” è il tema della conferenza che si svolge mercoledì 17 agosto, nella chiesa di San Lorenzo a Pracchia, alle 17,30. Relatrice sarà Lidia Bortolotti, storica dell’arte, funzionaria dell’Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia Romagna, curatrice del volume “Vestire il sacro” (Istituto per i Beni Artistici, culturali e naturali dell’Emilia-Romagna, Bologna 2011). Saranno proiettate immagini di Madonne vestite in modo sontuoso, di piccoli Gesù bambino e di santi forniti di abiti richiamando un’antica tradizione, quella di “vestire la Madonna”, che in molti luoghi è rimasta viva. Ingresso libero (Informazioni 3282644533).

Tante comunità coinvolte in questo rito

Quella delle ”Madonne vestite” è una tradizione antichissima e con una ritualità assai ricca, che ha visto moltissime comunità partecipi alla fornitura di un prezioso “guardaroba” per vestire Maria. Del resto Lei, regina coelorum, sulla cui testa spesso c’è una corona, non poteva non avere abiti consoni al suo “status”. Così Maria, per i fedeli, doveva avere un abbigliamento regale. Stoffe preziose, ricami in oro, broccati, sete, impiegati senza risparmio, avvolgevano queste Madonne che erano trattate in modo speciale. Della vestizione si occupava un gruppo selezionato di donne. Gli abiti venivano spazzolati, rammendati, ritoccati seguendo istruzioni tramandate da generazioni, madri e figlie: mentre cucivano le donne pregavano, chiedevano a Lei, Madre misericordiosa, di vegliare sui cari. Stessa cura andava riservata al Santo Bambino in braccio, vestito con lo stesso tessuto della Vergine. A seconda del periodo dell’anno liturgico le vesti potevano essere cambiate. Un impegno considerato un onore.

I perché di una consuetudine

Ma perché si “vestivano” le Madonne, i piccoli Gesù Bambino e, talvolta, i Santi? Quando nacque questa consuetudine? Ebbe fortuna e diffusione? Oggi cosa rimane? A tutte queste domande, con una ricca documentazione fotografica, risponderà Lidia Bortolotti, che ha condotto un lungo studio di questo fenomeno, pubblicando, nel 2011, il volume “Vestire il sacro”. Le tante Vergini con Bambino ancora esistenti, una delle quali conservata proprio nella chiesa di San Lorenzo a Pracchia, testimoniano una religiosità popolare affettuosa e molto femminile che, soprattutto nel passato, ha creato “simulacri abbigliati” preziosi, capaci ancora di meravigliarci per la loro elegante bellezza.


La Redazione

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