Una Montagna di Parole  |  agosto 17, 2016

Un tempo lo chiamavano “il licite”. Ovvero il luogo dov’era lecito espletare certi bisogni naturali

Anticamente il gabinetto si chiamava così. L'origine del nome era latina, "licēre", ovvero “essere lecito”. Alla Sambuca il riferimento era ancora più esplicito: “al logo commedo”, cioè “il luogo comodo”, dove si poteva fare il proprio comodo. Anticamente veniva costruito fuori dall'abitazione e rispondeva alle esigenze di una vita dura, senza orpelli e fronzoli

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Nelle case dei nostri avi montanini c’era un vano piccolissimo e spesso appartato che chiamavano “il licite” o “il liscite” oppure in qualche paese isolato, come la Sambuca, “al logo commedo”, cioè “il luogo comodo”, dove si poteva fare il proprio comodo. Era il gabinetto che, ancora più anticamente, veniva costruito fuori dell’abitazione.
Forse per un senso del pudore era denominato “licite” dal verbo licēre, che in latino significava “essere lecito”, “esser permesso”, perché in quel luogo era permesso espletare certi bisogni naturali. La sua essenzialità era assoluta e rispondeva alle esigenze di una vita dura, senza orpelli e fronzoli.
Da allora ne è passato di tempo. Oggi il bagno è diventata la parte più importante della casa e sono preferite quelle abitazioni che che di bagni ne hanno due o tre, magari muniti di idromassaggi e saune, di specchi parabolici o di piastrelle luccicanti. Ma siamo diventati dei grandi “cagoni”, degli impenitenti narcisisti, o che altro? Speriamo non degli imbelli “Giovin signori” di pariniana memoria!


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)