La ricerca  |  giugno 22, 2022

Le Fontane Campari, i primi esempi di sculture pubblicitarie. Oggi ne restano solo tre: a Chiusi della Verna, Brunate e Le Piastre

La Davide Campari & C fu fra prime aziende a cercare uno stretto sodalizio tra arte e pubblicità. I manifesti furono la forma più nota, meno note furono le sculture. A Chiusi della Verna, il 1° novembre 1931, viene inaugurata una fontana a coronamento dell’acquedotto, considerabile uno dei primi esempi di arte pubblicitaria tridimensionale. Poi ne vennero molte altre. La differenza più sostanziale tra le tre rimaste è il diverso uso dei materiali: candido travertino la prima, in laterizio, cemento e stucco le altre due

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Foto  G. Gronchi, Fontana Campari, 1930-1937 (foto scattata da Stefano Frosini)

L’artista Fortunato Depero, nel Manifesto dell’arte futurista della pubblicità del 1932, scrive: «Il cartello è l’immagine simbolica di un prodotto, è la geniale trovata plastica e pittorica per esaltarlo ed interessarlo – esaltando con il genio i nostri prodotti, […] non facciamo che dell’arte purissima e verissima, moderna»1. Questo suo ragionamento, coerente allo Zeitgeist dell’epoca, si era concretizzato con la stretta collaborazione che ebbe con la ditta Davide Campari & C., azienda che tra le prime cercò nel proprio marketing plan uno stretto sodalizio tra arte e pubblicità. Eppure, se noti sono i vari manifesti che la ditta commissionò a molti artisti contemporanei, meno conosciute sono le imprese che promosse nel campo della scultura.

La prima fontana a Chiusi della Verna

È infatti a Chiusi della Verna (AR) che, il 1° novembre 1931, viene inaugurata una fontana a coronamento dell’acquedotto, generosamente offerta dalla Campari e considerabile uno dei primi esempi di arte pubblicitaria tridimensionale. L’opera, dalle forme riconducibili al Liberty viennese, è realizzata dallo scultore fiorentino Giuseppe Gronchi e si caratterizza nella parte centrale per un cartiglio recante l’inconfondibile slogan della ditta milanese: «Campari Aperitivo» e «Cordial Campari Liquor» 2. Sotto a questo vi è un’altra cornice che racchiude un bassorilievo raffigurante due putti che affiancano un mascherone, dalla cui bocca esce una cannella per l’acqua. A questa parte centrale si accostano una semplice vasca e due colonne scanalate, che fanno da base a due teste dal sapore michelangiolesco: quella di sinistra femminile, riconducibile all’Aurora della Sagrestia Nuova, e quella di destra maschile, che si ritrova anche in altri modelli di Testa di vecchio dell’autore.

Documentate in tutto 12 fontane

Questa di Chiusi, però, è solo la prima di una serie ambiziosa; infatti, sono documentate altre dodici Fontane Campari, soprattutto lungo strade montane e/o turistiche toscane, con particolare interesse per le province di Firenze e Pistoia. Alla metà degli anni Trenta sono attestati anche due esemplari in Lombardia: uno a Bormio del 1935 e un altro a Brunate (Como), dell’anno seguente. L’ultimo esemplare trovò la sua collocazione nel 1937, presso la nota località sciistica di Abetone 3.

Oggi ne sono rimaste solo tre

Dato che molte di queste opere sono andate distrutte e che quelle che sopravvivono sono mancanti o rimaneggiate, possiamo solo fare alcune supposizioni su come dovessero presentarsi originariamente. Oggi di Fontane Campari rimangono solo quelle di Chiusi, Brunate e di Le Piastre. La differenza più sostanziale tra le tre è il diverso uso dei materiali: mentre l’esempio aretino è in candido travertino, quello pistoiese è in laterizio, cemento e stucco, similmente a quello di Brunate. Probabilmente le copie, che derivano dal modello di Chiusi, furono fatte con materiali meno nobili e più immediati per una riproduzione seriale che durasse nel tempo. Si nota poi che la Fontana Campari di Le Piastre presenta due stemmi ai lati del mascherone centrale: uno a sinistra con lo scaccato simbolo di Pistoia, l’altro a destra con un’arme realizzata di fantasia. Questi due sono stati applicati nell’ultimo restauro per sostituire i fasci littori che erano presenti sul monumento, segno che il regime non perse l’occasione di propagandare anche attraverso queste opere pubbliche 4.

Poco altro si conosce sull’argomento, che sembra essere stato dimenticato dalla critica generale; tuttavia, negli ultimi anni queste opere stanno venendo riscoperte e valorizzate. Notabile è l’impegno di un gruppo di donne che, nel 2018, hanno finanziato i restauri per la fontana di Chiusi e che così ci appare più simile a come dovesse essere ab origine. Sulla stessa linea anche la Pro Loco di Le Piastre si è impegnata per avviare dei restauri; questi sono poi stati generosamente pagati dalla società Publiacqua S.p.A., mentre la caparra precedentemente raccolta dai volontari è stata evoluta per il recupero di altre sorgenti presenti nella zona. Grazie a questi interventi si è così costituito un percorso trekking, detto Percorso delle Fonti, che conduce alla scoperta dei punti dai quali proveniva l’acqua, tra i quali la Fontana Campari costituisce tappa fondamentale.

 

Si ringrazia per la collaborazione: Il Comune di Pistoia e il Comune di Sambuca Pistoiese, Il Museo Campari, La Pro Loco di Le Piastre, l’Associazione Il Faggio sul Lago di Brunate, il Gruppo di donne di Chiusi della Verna nella persona di Dorella Fardelli.

 

 

Bibliografia utilizzata/consultata

G. Cenzato, Campari 1860-1960: vicenda di un aperitivo e di un cordial, Milano, Edizioni Campari, 1960.

L’arte pubblicitaria di Fortunato Depero, catalogo della mostra a cura di F. Bartolini, 23 luglio-21 agosto 1983, Calliano, 1983.

G. Salvagnini, «Giuseppe Gronchi e il déco a Firenze», in “Libero”. Ricerche sulla scultura e le arti applicate del primo Novecento, n. 23, Bagno a Ripoli, Centro “Libero Andreotti”, 2004.

Sitografia

Scheda della Fontana Campari di Artbonus, curata dal MIC e ALES: https://artbonus.gov.it/895-fontana-campari.html (consultato il 28/05/2022)

Bibliografia consigliata

Deperopubblicitario: dall’auto-rèclame all’architettura pubblicitaria, a cura di G. Belli e B. Avanzia, Milano, Skira, 2007.

1 Pubblicato in «Futurismo», rivista diretta da M. Somenzi, a. I, n. 2, 15-30 giugno, Roma 1932; cfr. L’arte pubblicitaria di Fortunato Depero, catalogo della mostra a cura di F. Bartolini, 23 luglio-21 agosto 1983, Calliano, 1983.
2 La scritta della fontana di Chiusi è andata in parte perduta, può però essere ricostruita confrontando i cartigli degli altri esemplari.
3 Il documento dell’Archivio della Galleria Campari, datato 8 luglio 1988, del Geometra E. Bosetti attesta Fontane Campari presso: Abetone, Barberino Val d’elsa, Bormio, Brunate, Cortona, Firenzuola, Le Piastre, Montepiano, San Geminiano, Santa Lucia, Taviano.
4 Sul modello di Chiusi non sono presenti decori ai lati del mascherone, mentre su quello di Brunate vi sono altre due cannelle per l’acqua e per questo la chiamano Le Tre Fontane.


La Redazione

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