Cutigliano, Economia  |  aprile 21, 2017

Confcommercio accusa: Cutigliano non può più aspettare. Occorre un cambio di rotta

L'associazione di categoria denuncia la raffica di chiusure di attività commerciali, le strutture turistiche chiuse o inutilizzate, una situazione viaria inadeguata. Ad acuire i problemi "un’imposizione fiscale e tributaria sempre più gravosa e l’assenza totale di adeguate strategie e politiche di sviluppo"

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Lo stato di abbandono del Rondò Priscilla

 

CUTIGLIANO – “Cessazioni delle attività commerciali, strutture turistiche chiuse o inutilizzate, collegamenti viari inadeguati. Cutigliano non può più aspettare. Occorre un immediato e deciso cambio di rotta!”. E’ il j’accuse di Confcommercio Pistoia che ha raccolto l’appello degli operatori commerciali e turistici che fanno parte dell’associazione di categoria, “la più rappresentativa della Montagna Pistoiese (con oltre il 70% degli iscritti nei settori commerciale, turistico e dei servizi)”, scrive Confcommercio nel comunicato.

Un quadro desolante

Il quadro descritto è desolante: “Il grido d’allarme riguarda in particolare l’attuale situazione di Cutigliano, una delle principali località montane che sta subendo una preoccupante e costante crescita nel numero delle cessazioni delle attività commerciali (con numerosi cartelli di vendesi, affittasi) anche nelle principali strade del paese (come via Roma), l’abbandono o il mancato utilizzo di strutture turistiche che dovevano rappresentare il volano di sviluppo del territorio – quali il complesso Rondò Priscilla, la piscina in località Casotti – un sistema viario inadeguato e con gravi problemi di manutenzione (si pensi alla strada di collegamento dell’accoglienza Cutigliano-Doganaccia)”.

Le cause possibili e i gravi disagi

Detto della situazione di grave crisi e abbandono, l’associazione di categoria individua alcune cause: “La mancanza di ricambio generazionale nella gestione delle attività imprenditoriali, un’imposizione fiscale e tributaria sempre più gravosa e l’assenza totale di adeguate strategie e politiche di sviluppo hanno contributo e contribuiscono poi ad acuire i problemi”. Problemi già di per se stessi gravi, che ne scaturiscono altri. “Provocano non solo disagi dal punto di vista dell’offerta territoriale ma anche un progressivo impoverimento del tessuto economico e sociale, incrementando i disagi di chi vive e opera quotidianamente in Montagna”.


La Redazione

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