Ambiente, San Marcello  |  dicembre 12, 2016

Un grande danno ambientale. E adesso attenzione alle frane

Gli effetti dell'INCENDIO che fra venerdì 9 e sabato 10 dicembre ha colpito la Montagna Pistoiese: distrutta un'area di 100 ettari inserita nei Sic, siti di importanza comunitaria. I timori per le mirtillaie: i danni saranno irreparabili o riassorbiti dalla natura? I rischi concreti di cedimenti del terreno soprattutto dopo le precipitazioni nevose: bisogna fare attenzione a frequentare il fondovalle in prossimità delle aree bruciate. Iniziata l'indagine sulle cause condotta dal Corpo Forestale dello Stato. Nuova GALLERIA FOTOGRAFICA di MIRCO MORI dal crinale sopra il Lago Scaffaiolo

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MONTAGNA PISTOIESE – Terminata l’emergenza e domate le fiamme dell’incendio che ha colpito una vasta area di “vegetazione erbacea e arbustiva” sulla Montagna Pistoiese, fra la notte di venerdì 9 e quasi l’intera giornata di sabato 10, adesso è tempo di primi bilanci. Intanto la vastità della zona colpita, ovvero monte Spigolino, Passo della Calanca, monte Cupolino, monte Cornaccio, fino quasi a lambire il lago Scaffaiolo: non i 20-30 ettari come si era ipotizzato in un primo momento ma un centinaio almeno. Poi le cause, sulle quali sta indagando il Corpo Forestale di Stato, che proprio oggi, lunedì 12, ha effettuato un sopralluogo: quasi sicuramente dolose o colpose. Ancora i danni ambientali e i possibili rischi nel prossimo futuro: “Ci siamo attivati con gli enti competenti per avere un quadro più chiaro possibile sul danno subito e sui reali problemi che può provocare questo incendio terribile, il peggiore sviluppatosi nel nostro territorio da tanto tempo a questa parte. Bisogna fare chiarezza sui possibili rischi per gli escursionisti a causa di cedimenti del territorio”, sottolinea l’assessore comunale di San Marcello, Luca Buonomini che annuncia, nei prossimi giorni, una comunicazione di dati più precisi.

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Un’area ad alto valore ecologico

“Un grande danno ambientale – conferma Francesco Petrucci del Corpo Forestale dello Stato –. Bisogna considerare che la parte bruciata è all’interno di un ‘Sic’, sito di importanza comunitaria, un’area protetta di valore ecologico. Sulle prateria ad alta quota non c’è solo paleo ma specie tutelate come il mirtillo ma non solo. C’è tutta una micro fauna andata perduta, speriamo non in modo irreparabile. Incendi così non se ne ricordano a memoria d’uomo, quindi è anche difficile dire se la natura riuscirà a riassorbirne gli effetti oppure no”.

Danni ambientali: le mirtillaie

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Difficile stimare oggi il danno ambientale anche secondo Francesco Benesperi, responsabile della forestazione e gestione del patrimonio agricolo-forestale regionale (per conto dell’Unione dei Comuni dell’Appennino Pistoiese): “A parte il cosiddetto paleo, ad essere colpite sono state soprattutto vaste porzioni di mirtillaie. Difficile determinare gli effetti ecologici complessivi. Dipende molto dalle condizioni specifiche dell’incendio, ovvero la velocità con la quale le fiamme si sono propagate e la temperatura”. Presto, insomma, per determinare gli effetti sulla prossima stagione dei mirtilli: non è detto che sia compromessa. “Siccome il paleo rappresenta un elemento ostativo alla crescita dei mirtilli – continua Benesperi -, la sua distruzione potrebbe in qualche modo avere un effetto positivo su queste piante del sottobosco. Speriamo sia così”.

Danni ambientali: il rischio frane

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“Più rischi certi e tangibili ci sono su possibili piccoli dissesti e frane – sottolinea il responsabile tecnico dell’Unione dei comuni -. Nel caso di forti piogge questo rischio dovrebbe ridursi, altrimenti un fenomeno erosivo può verificarsi. Bisognerà dunque fare attenzione nella frequentazione del fondo valle in corrispondenza con le zone colpite dall’incendio”. Conferma Petrucci: “Adesso il terreno è nudo, dobbiamo vedere le prossime precipitazioni, soprattutto quelle nevose: esiste una possibilità di frane”.

Cento ettari colpiti dalle fiamme

L’evento è stato eccezionale per la portata ma non eccezionale in sé. “Gli incendi invernali sono sempre esistiti, magari non così grandi – spiega Benesperi – Da una prima valutazione si stimava in 30-40 ettari il territorio interessato, una misurazione più certa andrà fatta con gli strumenti del caso dal Corpo Forestale; ad oggi si può più realisticamente parlare di un centinaio di ettari”.

Un intervento difficile. Necessari i mezzi aerei

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Non è stato facile per le squadre addette allo spegnimento raggiungere l’incendio: “E’ difficile intervenire da terra su fenomeni come questo, sia perché l’accesso è molto complicato se non a volte impossibile, sia per i rischi che comporta – spiega Benesperi -. Determinanti sono dunque i mezzi aerei”. Anche l’altro giorno sono intervenuti aerei ed elicotteri. Quanto al loro approvvigionamento di acqua, afferma ancora Benesperi “i Canadair hanno utilizzato Bilancino e Massaciuccoli mentre gli elicotteri gli invasi della zona, in particolare nella proprietà Lazzi. Di questi invasi esiste una rete su tutta la Provincia”.

Tutte le foto di questo servizio sono di MIRCO MORI del rifugio “Duca degli Abruzzi” al Lago Scaffaiolo (cliccare sulle foto per ingrandirle).

 

LE COMPETENZE SUGLI INCENDI BOSCHIVI: ECCO COME FUNZIONA

Per capire chi interviene in caso di incendi dei boschi, visti i diversi cambiamenti legislativi nel tempo, bisogna fare un po’ di chiarezza. In questa operazione chiediamo aiuto proprio a Francesco Benesperi. Partiamo dal primo dato e cioè che l’Unione dei Comuni dell’Appennino Pistoiese (Abetone, Cutigliano, Piteglio, Sambuca e San Marcello) ha oggi la competenza della forestazione, “in base alla legge regionale 39 del 2000. Ovvero interventi, gestione del demanio, antincendi boschivi, taglio e altre competenze”.
Dopo la riforma delle Province è stata demandata alle Unioni “la prevenzione e la lotta attiva agli incendi boschivi”. E’ il personale delle Unioni, “formato con tecniche specifiche”, che interviene su questa tipologia di incendi. “Il loro è un ruolo operativo e di direzione delle operazioni di spegnimento”.
Essi dipendono da un sistema regionale “che attiva la reperibilità sui vari territori in base a indici di rischio, condizioni meteo e così via, con tecnici reperibili tutto l’anno”.
In tutto il territorio regionale ci sono i cosiddetti Doab, direttori di operazioni antincendi boschivi, “che coordinano sia le forze a terra sia le forze aeree, appositamente formati e inseriti in un albo regionale. Sono l’occhio sul territorio della sala operativa regionale”.
Nella provincia di Pistoia sono 6 i direttori, uno di questi è Benesperi. L’azione di spegnimento vede un’integrazione fra più forze: “Il personale dell’Unione dedicato agli antincendi boschivi, il volontariato, la flotta aerea regionale e nazionale”.
E i vigili del fuoco? “I vigili hanno una competenza separata perché i loro interventi sono concentrati nel contesto urbano e agricolo. I vigili del fuoco intervengono soprattutto nel caso di incendi alla vegetazione. Ovviamente, come anche nel corso di quest’ultimo episodio sulla Montagna, c’è un’azione comune, di fatto le forze creano un coordinamento sul campo”. Quanto alla indagini, infine, “sono di competenza non esclusiva ma primaria del Corpo Forestale dello Stato”.


Paolo Vannini

Laurea in scienze politiche, giornalista professionista dal 1998, ha lavorato nei quotidiani La Nazione e Il Giornale della Toscana (edizione toscana de Il Giornale), è stato responsabile dell'Ufficio comunicazione del Comune di Firenze, caporedattore dell'agenzia di stampa Toscana daily news, cofondatore e vice direttore del settimanale di informazione locale Metropoli. Ha lavorato presso l'Ufficio stampa di Confindustria Toscana, ha collaborato e collabora per diverse testate giornalistiche cartacee e on line - fra queste il Sole 24 ore centronord, Il Corriere Fiorentino (edizione toscana del Corriere della Sera), Radio Radicale - si occupa di uffici stampa e ghost writing.