Editoriale  |  luglio 26, 2016

Contro lo spopolamento, un “Piano Marshall” per la Montagna

I dati demografici confermano il trend. A parte Marliana, tutti gli altri Comuni del pistoiese perdono residenti: meno 707 complessivi dal 2002 al 2015. E le nascite sono sempre meno. In periodi di emergenza occorrono interventi di emergenza. Altrimenti questo territorio morirà

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La demografia sarà anche una scienza arida, come la definisce qualcuno, ma ha il merito di guardare in faccia la realtà, almeno per chi la vuol vedere. Noi che abitiamo la Montagna pistoiese dovremmo ben meditare sui dati demografici relativi alla popolazione residente nei comuni montani della Provincia di Pistoia, dai quali risulta che dall’anno 2002 al 2015 i residenti si sono ridotti di 707 unità e, se si considera che il Comune di Marliana ha visto incrementarne il numero di 214 unità, il saldo negativo per gli altri Comuni risulta ancora più preoccupante.
Analoga situazione per i nuovi nati: nel 2002 l’area montana contava 128 nascite, mentre nel 2015 i nuovi nati sono stati solo 75. Percentualmente, nei Comuni di Abetone, Cutigliano, San Marcello e Piteglio lo spopolamento è compreso tra il 9% e oltre l’11%, mentre per Sambuca è limitato allo 0,5%, soprattutto per la presenza della Comunità degli Elfi.

Un futuro cupo

Questi dati devono far ragionare gli amministratori, i politici e tutte le forze economico-produttive perché tra cinquant’anni, se non si pone rimedio, la popolazione sarà ridotta della metà e la Montagna pistoiese diventerà una boscaglia inaccessibile agli esseri umani, dove prospereranno solo lupi, cinghiali e ogni altro tipo di animali. Per non parlare del dissesto idrogeologico che sarebbe ulteriormente aggravato dall’abbandono del nostro territorio e che costituirebbe una grave minaccia per la piana e per i suoi abitanti.

Cosa si può fare

Quali i rimedi? Il primo, e anche il più importante, è non volgere lo sguardo altrove, come si sta facendo da qualche decennio. Poi ci dobbiamo convincere che in tempi di emergenza occorre usare strumenti di emergenza, come è stato già fatto in passato (si pensi al Piano Fanfani che, negli anni ’50-’60 del secolo scorso, ha creato posti di lavoro nei territori montani, frenandone lo spopolamento). In particolare occorre metter mano ad un “Piano Marshall” per la montagna e per il recupero del suo disastrato territorio con opere di bonifica e di manutenzione idrogeologica e forestale, nonché favorire il reinsediamento umano con facilitazioni fiscali per i residenti e per le giovani famiglie.
Alla domanda che oppongono gli attuali amministratori, “Dove si trovano i soldi?”, è facile rispondere con un’altra domanda: “Quante risorse vengono impiegate nelle emergenze? E quante nella prevenzione di esse?”. E’ una semplice considerazione economica. Ma viene il dubbio che le emergenze siano più redditizie della cultura della prevenzione. Se fosse così non troverei immagine più rappresentativa che quella manzoniana dei capponi di Renzo, che andavano al macello e continuavano a becchettarsi tra loro, ignorando la fine ormai prossima.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)