L’articolo di Nicola Giuntoli pubblicato il 1 Gennaio 2021 su questa testata e relativo a disposizioni regionali ignorate sul transito dei veicoli a motore su strade forestali e bianche dei territori collinari e montani nonché la lettera aperta di Andrea Salvadori sullo stesso tema del 4, indirizzata tra l’altro al Presidente della Regione Toscana, fanno emergere un problema che si trascina da anni e che non ha ancora trovato soluzione.
La legislazione sui mezzi a motori nei boschi
Dalla lettura dei testi si ricava che le Regioni Emilia Romagna e Toscana dispongono nel proprio panorama legislativo di provvedimenti che disciplinano il passaggio dei motori nelle zone boschive e verdi ma che di fatto risultano inapplicati e/o inapplicabili.
I due articoli, la cui impostazione è sapientemente tecnico-giuridica, hanno svelato un aspetto meno conosciuto di un più ampio male italico, di cui il nostro sistema “malato” non riesce a liberarsi, nonostante l’alternanza “democratica” dei partiti al potere.
In pratica, come spesso ho già illustrato, l’anomalia consiste in questo: negli anni si è dato vita ad un leviatano che si è alimentato di leggi, di regolamenti, di disposizioni, codici e codicilli, talvolta in contraddizione tra loro e quindi inapplicabili, ed è cresciuto in maniera così abnorme da condizionare le nostre vite ed i nostri comportamenti.
Tutto questo evoca la gran mole delle gride di manzoniana memoria che sulla carta disciplinavano ogni aspetto della vita, pene severe comprese, ma che di fatto rimanevano lettera morta, specialmente quando andavano a colpire certe lobby o personaggi in vista.
L’assalto a strade bianche e forestali
Venendo al caso specifico, le nostre strade bianche, quelle forestali e perfino i percorsi storici, già di per sé abbandonati da decenni, subiscono ad ogni fine settimana l’assalto di fuoristrada, motocross e quad che, oltre a creare i danni peraltro citati dal Salvadori, ne riducono il fondo in condizioni pietose, specialmente in un periodo come questo di abbondanti precipitazioni.
Eppure si è visto che le leggi ci sarebbero ma, chissà perché, quel convitato di pietra che si chiama volontà politica non interviene adeguatamente o non le fa applicare. Si, perché in questo caso, la colpa non è dei burocrati, a cui di solito si addebitano (e con ragione) tanti mali del nostro Bel Paese, ma di chi fa da culo e da camicia, tanto per usare un detto di montagna.
Si parla tanto in questi ultimi anni di turismo lento, di valorizzazione della sentieristica, di rispetto della natura, di forest bathing e giustamente si incoraggia il trekking a piedi, a cavallo o in byke ed è quindi inaccettabile che nel bel mezzo di una camminata nel silenzio del verde si debbano evitare gli slalom dei centauri motorizzati che sfrecciano a tutta velocità come se fossero in un circuito.
E questo problema il CAI lo fa presente da alcuni anni, senza peraltro ricevere risposte dalla politica, che si paralizza allorquando interviene nel dibattito qualche associazione motoristica che parla di economia e di indotto!
Le moto nei crossodromi
Eppure esistono in molte regioni italiane, Toscana ed Emilia Romagna comprese, crossodromi e piste private in cui i centauri possono esprimere liberamente la propria passione.
Si tratta di circuiti, uno dei quali si trova anche a Prunetta, nella nostra Montagna pistoiese, dotati di regolamenti propri e di strutture di servizio, come bar e docce, che sono a disposizione degli utenti: basta prenotare per potervi accedere.
Quindi sarebbe possibile evitare dispute tra esigenze opposte: si tratterebbe di affrontare seriamente il problema in modo definitivo e rispettoso dei beni pubblici.
Il 2021 occasione per regolamentare il settore
Peraltro il 2021 è l’anno Iacopeo, durante il quale molte amministrazioni comunali intenderebbero promuovere la frequentazione dei cammini storici, dunque sarebbe l’occasione giusta per disciplinare questo settore che potrebbe avere in futuro una valenza turistico-economica interessante.
Vediamo allora se il convitato di pietra della volontà politica si anima e dà segni di vita, altrimenti bisogna evocare amaramente un noto personaggio manzoniano, il Gran Cancelliere Ferrer che, facendosi largo tra una folla affamata che assediava il Vicario di Provvisione, usava due lingue, l’italiano e lo spagnolo; una per promettere giustizia al popolo inferocito, e l’altra per ingannarlo ipocritamente. Non ditemi che anche oggi la politica è così. Non voglio crederci.