L'intervista, Uno sguardo oltre  |  febbraio 16, 2021

Riserva MAB: cassaforte di risorse umane e naturali

La Riserva di Biosfera UNESCO dell'Appennino Tosco-Emiliano è stata istituita nel 2015. Recentemente è stato avviato l'iter di ampliamento che la porterà ad includere 80 Comuni su 3 Regioni (Toscana, Emilia e Liguria). L'esistenza della Riserva MAB ("Man and the Biosphere") rappresenta una grande opportunità per la tutela e la valorizzazione del territorio. L'intervista a Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e coordinatore della Riserva della Biosfera

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Targa UNESCO

IL PROGRAMMA “MAN AND THE BIOSPHERE” DI UNESCO

MAB è un acronimo e significa “Man and the Biosphere” (“L’uomo e la biosfera”). Si tratta di un programma dell’UNESCO, avviato nel 1971, per promuovere buone pratiche di Sviluppo Sostenibile e un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente. Nell’ambito del programma MAB sono istituite le Riserve di Biosfera. Sono ambiti ecosistemici che operano per promuovere la cooperazione scientifica, la ricerca interdisciplinare e la sostenibilità ambientale nelle comunità locali.

Il termine “riserva”, per come lo intendiamo nel linguaggio comune, potrebbe essere ingannevole. Queste “Riserve” UNESCO non sono territori sottoposti a nuovi vincoli. E non sono nemmeno un nuovo ente istituzionale. Il termine “riserva” deve piuttosto essere interpretato come traduzione dell’inglese “Reserve”: ovvero una cassaforte di risorse umane e naturali da proteggere e valorizzare nella loro interdipendenza. Perciò, in quel piccolo acronimo MAB, la lettera più importante di tutte diventa la congiunzione A (ovvero, in italiano, la E di “uomo E biosfera”). Perché Uomo e Natura non possono essere considerati fuori da una relazione di interdipendenza e di valorizzazione reciproca.

Riserva MAB Appennino, paesaggio collinare

LA RISERVA APPENNINO TOSCO-EMILIANO

Le Riserve di Biosfera nel mondo sono 714. In Italia ne esistono 19 e tra queste rientra, dal 2015, la Riserva Appennino Tosco-Emiliano. Questa MAB dell’Appennino è un’area di 223.229 ettari che si estende, tra Toscana ed Emilia-Romagna, su 34 Comuni e comprende 100.000 abitanti. In questi primi 5 anni di vita la Riserva di Biosfera dell’Appennino si è occupata di diversi ambiti: dall’educazione alla sostenibilità nelle scuole alla creazione di un network delle buone pratiche, dalla promozione delle produzioni agroalimentari tipiche alla valorizzazione di percorsi turistici…

L’ITER DI AMPLIAMENTO

Recentemente si è concluso l’iter che ha portato alla proposta di allargamento per la Riserva Tosco-Emiliana. Il responso dell’UNESCO arriverà nel giugno 2021 e, in caso di esito favorevole, la nuova Riserva si estenderà per 500.000 ettari. Dentro ai confini ci saranno 80 Comuni distribuiti in 3 Regioni: Toscana, Emilia e Liguria. La popolazione residente nella Riserva passerà da 101.000 a 378.000 abitanti. Si tratta quindi di un significativo ampliamento che, nei prossimi anni, potrebbe avere importanti ricadute su un’ampia porzione dell’Appennino.

Riserva MAB Appennini, gruppo di visitatori

Nelle scorse settimane si sono svolti incontri online con i Comuni e gli Stakeholders. Grazie a questi incontri, nonostante le limitazioni imposte dal COVID, si è cercato di condividere il percorso con le comunità locali. Mercoledì 19 febbraio si svolgerà l’Assemblea Consultiva della Riserva della Biosfera. In quella sede verrà presentato il nuovo Piano per lo sviluppo sostenibile del territorio della MAB. Poi non resterà che attendere il responso dell’UNESCO sul progetto di allargamento.

 

L’INTERVISTA

Per saperne di più ci siamo rivolti a Fausto Giovanelli, Presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e coordinatore della Riserva della Biosfera, al quale abbiamo posto le seguenti domande.

Il 9 giugno 2015 l’Ufficio Unesco di Parigi approvò la candidatura della Riserva della Biosfera MaB UNESCO dell’Appennino Tosco-Emiliano. Quali furono le motivazioni che vi spinsero a chiedere il riconoscimento di “Riserva della Biosfera MAB”? E quali furono, durante i lavori preparatori, le difficoltà/criticità incontrate?

“Era il 2013 ed eravamo a Roma presso il Ministero dell’Ambiente per capire se c’erano possibilità di candidare la Pietra di Bismantova e i Gessi Triassici ad un riconoscimento Unesco, pensando al Word Heritage. Non conoscevamo il Programma Man and Biosphere dell’Unesco.

Ma, al Ministero ci suggerirono il Programma MaB, che ritenevano molto più adatto ai nostri territori. Da lì, abbiamo cominciato a pensare, a studiare le Riserve MaB in giro per il mondo: “Uomo e biosfera” suonava bene a tutti gli interlocutori che abbiamo via via cercato. Abbiamo capito che questa era la strada da percorrere per l’Appennino. C’è stata una crescita collettiva, con lo staff del Parco nazionale, amministratori locali, scuole e portatori d’interesse.

Quando l’idea si è concretizzata e a dossier concluso e consegnato, ci siamo resi conto, meglio di prima, della grande ricchezza di questo territorio; serviva la lettura del territorio con altri occhi, quelli importanti dell’UNESCO e del suo punto di vista che abbraccia tutto il mondo per diventare più consapevoli del valore dell’Appennino e a cominciare ad usare la parola Appennino con orgoglio e senso di appartenenza2.

Riserva MAB Appennino, Striscione MAB

In questi primi 5 anni di vita della Riserva MAB Appenino Tosco-Emiliano quali sono stati i principali ambiti di intervento e quali le ricadute della “Riserva” sul territorio?

“Abbiamo avuto paura all’inizio che tutto di risolvesse in un’etichetta, pur di grandissimo valore, che però avrebbe lasciato le cose come erano. Perciò ci siamo buttati a capofitto per dare un’operatività. Insieme con le scuole, è stato fatto un grande lavoro: progetti e soggiorni di educazione alla sostenibilità e al valore dell’Appennino sono stati estesi dal Parco a tutto il territorio della Riserva, anche grazie a un’eccezionale risposta da parte degli insegnanti.

Abbiamo individuato il brand I CARE, per chi si prende cura dell’Appennino, sviluppato valorizzazione della geodiversità e dei prodotti tipici, promosso azioni e cultura per il contrasto e la mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso progetti su foreste e agricoltura (Life AgriCOlture). La Via Matildica del Volto Santo, per esempio – parte del Piano MAB – è stata creata quasi dal nulla ed è entrata nell’Atlante nazionale dei Cammini.

Sono solo alcuni esempi ma nel nostro Action Plan, si possono trovare gli oltre 70 progetti, azioni in gran parte già realizzate.  Ma il successo più importante è in un dato culturale e immateriale: far riconoscere il valore dell’Appennino, la sua qualità del vivere e le sue potenzialità.

Irina Bokova, già direttore generale UNESCO, disse che “Mentre il Patrimonio Mondiale aiuta a preservare i valori, le Riserve di Biosfera ne creano”. Lei condivide questa affermazione? E quale è, secondo lei, il valore aggiunto di essere una Riserva di Biosfera rispetto al titolo di Patrimonio UNESCO?

“Sì condivido appieno questa frase, che rende bene ed interpreta la differenza tra i due programmi UNESCO e fa comprendere il perché del recente grande dinamismo del programma MAB nel mondo e anche in Italia. Nella Riserva Man and Biosphere, ci sono gli uomini e le donne che con le loro azioni, con la loro creatività, possono vivere, lavorare e portare avanti progetti di sviluppo sostenibile, in equilibrio tra conservazione degli ecosistemi, e sviluppo socio-economico.

Nelle Riserve c’ è un prezioso capitale umano in rete con le altre riserve del mondo per lavorare insieme, contaminarsi con buone pratiche e buone idee, per perseguire i 17 Global Goals dell’Onu, per lo sviluppo sostenibile. È una missione moderna quasi un’etica civile e globale che sta raggiungendo anche la gente comune”.

Riserva MAB Appennino, montagna innevata

Le politiche europee per il rilancio sono caratterizzate da sigle evocative che ricordano l’ambiente e i giovani (Green Deal, Next Generation EU…). Il fatto di essere Riserva di Biosfera secondo lei può giocare un ruolo importante nei confronti dei progetti di sviluppo che arriveranno dall’Unione?

“Si, speriamo proprio di si! Sono proprio i temi di cui la Riserva di Biosfera deve occuparsi.
È notizia di pochi giorni fa, un fondo di 4 milioni di euro stanziato dallo stato, per le scuole delle Riserve di Biosfera e un ulteriore, molto più grande stanziamento è stato previsto a favore dei Comuni delle Riserve Mab in zone core e buffer, per efficientamento energetico e mobilità sostenibile.

La MAB è un catalizzatore di collaborazione, energia e sinergia per le risorse umane presenti ed è il modo giusto per affrontare le grandi sfide di oggi con nuovi strumenti, ma anche con una nuova visione aperta al cambiamento a partire da ciascuno di noi. L’allargamento va anche in questa direzione, avere più forza e più persone che possano essere parte dei progetti di sviluppo sostenibile”.

Riserva MAB Appennini, prodotti tipici

In Italia le Riserve di Biosfera sono 19 ma gli ecosistemi potenzialmente interessati potrebbero essere anche molti di più. Quali suggerimenti si sentirebbe di dare, alla luce della vostra esperienza, ad altri territori che volessero intraprendere la strada del MAB UNESCO?

“Prima di tutto direi di studiare e conoscere le esperienze già attive e di collegarsi con esse e con la Rete, valutando se convenga crearne di nuove o connettersi con quelle che già ci sono. È importante partite con persone motivate e raccordarsi con le Istituzioni pubbliche locali, perché UNESCO richiede il voto dei consigli comunali.

Le Riserve MaB UNESCO sono un ambito importante per far capire come gli ecosistemi e i servizi ecosistemici siano fondamentali per la vita e il benessere in tutti i territori, anche. La nostra Riserva è candidata ad un forte allargamento, arrivando ai margini delle città. Questo ci consentirà di rafforzare e migliorare le relazioni aree urbane-aree rurali per non isolare in una dimensione interna l’Appennino.

La rete delle Riserve MAB è una grande comunità e più soggetti credono in questo percorso, meglio sarà per noi e la nostra casa comune. UNESCO obiettivamente spinge per allargare l’impegno e la collaborazione tra comunità diverse e sempre più ampie. È la sua missione”.


Andrea Piazza

Andrea Piazza nasce a Mantova nel 1974. Vive tra le rive di due fiumi (il Po e il Mincio) ma coltiva, da sempre, l’amore per la montagna. Ha due grandi passioni: il viaggio e la fotografia. Due attività che trovano un perfetto connubio nell’intrigante bellezza delle nostre montagne. Da qualche tempo cura un blog http://www.artedicamminare.it/ nel quale racconta, in modo simpatico e “non convenzionale”, i suoi viaggi sull’Appennino e non solo.