Nuovi progetti, Savor Savigni  |  maggio 24, 2020

E’ nata la fattoria Bonaria. In un’oasi ambientale, a 1000 metri di altitudine

Nuova attività dei Savigni a Montaglioni, sopra Spignana. L'acquisto di un vecchio podere dismesso e centinaia di ettari di terreno. Quindi la nascita di un allevamento di bestiame, la vendita diretta di prodotti alimentari e un'attività di ristorazione, data in gestione ad una giovane coppia. Il capostipite Fausto: “Se gli animali stanno bene e vivono in un ambiente sano, anche la carne è ottima”

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Finalmente ci siamo! Siamo pronti per accogliervi nella nostra Fattoria Bonaria, in un meraviglioso contesto naturalistico di alpeggio unico dell’Appennino Toscano, a 1.000 mt s.l.m”. E’ con queste parole che la famiglia Savigni dà il via libera alla nuova attività realizzata dall’omonima azienda, attiva da ieri, sabato 23 Maggio.

Qui si potrà prenotare ed acquistare la carne, grigliare in autonomia, acquistare i prodotti agricoli della Montagna Pistoiese alla bottega dell’agriturismo o nell’”Ape Rosa”. Considerato il momento del tutto particolare, ancora in emergenza Coronavirus, tutte le postazioni sono molto distanziate tra di loro ed ognuna sarà fornita di griglia e carbone e sacco per la raccolta dei rifiuti in materiale riciclabile.

I Savigni

E’ questo l’ultimo nuovo sviluppo dell’Azienda Agricola Savigni di Pavana, nel Comune di Sambuca Pistoiese. Fausto, Paola, Mileto e Nicolò non sono solo una famiglia, ma formano anche una squadra affiatata e negli anni (l’azienda è stata fondata da Fausto nel 1985) hanno consolidato la propria attività pavanese e hanno avuto la voglia di espandersi e aggredire altri mercati, nazionali ed extranazionali, accettando sfide coraggiose.

Allevano animali rispettandone il benessere, ne lavorano la carne con metodi artigianali in laboratori attrezzatissimi e la propongono ai clienti in diversi punti vendita: a Pavana, nella loro bottega di origine, a Pistoia nel Podere Monaverde, al Mercato Centrale di Firenze, al Mercato Centrale di Roma e al Mercato Centrale di Torino.

Il loro “marchio di fabbrica” è di un colore davvero particolare ed il motto prescelto è “Chi cerca il rosa, trova Savigni”. E questo color rosa sta davvero avendo fortuna e portando in alto il nome anche della nostra Montagna.

 

 

MONTAGLIONI – SPIGNANA (SAN MARCELLO PITEGLIO) Ci sono tanti modi e motivi per frequentare la montagna. C’è chi ci va per fare trekking, per arrampicare, per fare fotografie, per respirare un po’ di aria buona, per raccogliere funghi…

Elencarli tutti, questi modi, sarebbe quasi impossibile. C’è poi qualcuno che, di tanto in tanto, sale sulle radure più alte e, una volta salito in quota, comincia a pensare.

O, meglio, progettare e immaginarsi il luogo visitato ponendosi delle domande e avanzando ipotesi e progetti.

L’allevatore di bestiame

Quel “qualcuno” è un allevatore di bestiame da macello di ormai lunga esperienza e la sua particolarità è quella di pensare con il cervello delle bestie che alleva: sono maiali di cinta senese e bovini delle razze Chianine e Piemontesi. Sebbene questi animali siano destinati alla macellazione per uso alimentare, quest’uomo conosce bene e tiene sempre a mente quanto il luogo e le abitudini e accrescimento delle sue bestie influiscano sulla bontà e salute delle carni, quale alimento che sta alla base della catena dei nostri fabbisogni alimentari.

La “scoperta” del podere dismesso

Un giorno, quest’uomo che di nome fa Fausto e di cognome Savigni, è partito a bordo della sua auto ed è arrivato in località Montaglioni, sopra la frazione di Spignana, nel Comune di San Marcello Piteglio. Sapeva di un podere dismesso, di ettari ed ettari buoni per il pascolo ma inesorabilmente destinati all’ abbandono e di una rete di sentieri che collegava lo stesso podere.

Si fè fermato lì per qualche decina di minuti adoperando quel tempo per capire se lassù, a quella quota che supera i mille metri di altitudine, i suoi animali avessero avuto o meno il modo di vivere secondo quello che per il Savigni è lo schema fondamentale e irrinunciabile per fare di un allevamento di bestiame un eccellente allevamento.

Si tratta di uno schema semplice e irrinunciabile se si vuole carne di qualità. E’ come un triangolo con i suoi tre lati e che si chiamano: aria buona, libertà di movimento e la migliore acqua disponibile.

Fattoria, ristorazione e intrattenimento

Trascorso un po’ di tempo, Fausto Savigni, previo consulto con quella che è la forza dell’azienda da lui diretta, ovvero la famiglia, ha deciso che quel luogo da sogno poteva diventare una realtà e, a seguire, tre sono stati i gesti concreti che, oltre a far diventare possibile un sogno, esprimono una scelta che ha come fondamento il sentimento di appartenenza, fiducia e amore per la montagna e le sue genti.

Il primo gesto è stato quello di rilevare il podere e tutta la proprietà terriera, fatta di centinaia di ettari, che sta attorno all’ immobile centrale.

Si, e per farci cosa? Una fattoria, con annessa attività di ristorazione e intrattenimento.

Che nome darle?

Bonaria! Basta, una volta saliti lassù, fare un paio di respiri profondi per capirne il senso…

Un nome che già dice tanto, specie in questi tempi ove da più parti è stato scientificamente dimostrato il nesso tra malattie e inquinamento atmosferico…

Animali allo stato brado

Il secondo atto è stato quello di recintare centinaia di ettari, acquistare cani da guardiania e di lasciare allo stato brado i suini e i bovini, liberi di scorrazzare in lungo e largo, grufolare, mangiare quello che la terra offre e di respirare l’aria buona dei mille e passa metri di altitudine e non certo quella dei box in lamiera fatta di celle di tre metri per tre.

L’aria respirata, la grande libertà di movimento che fortifica e rassoda le carni, la quota di allevamento e l’acqua che quegli animali bevono sono gli ingredienti basilari per la qualità finale della carne da noi, poi, consumata.

Animali sani, carne ottima

“Se gli animali stanno bene e vivono in un ambiente sano, anche la carne è ottima” dice il Savigni, che poi riprende: “Siamo ciò che mangiamo e stiamo in salute o ci ammaliamo anche in considerazione di ciò che mangiamo: nei miei allevamenti, nessun utilizzo di antibiotici, niente OGM, inseminazioni artificiali o alimentazione forzata. Il tutto, restando sempre fedeli a un senso della misura: nessun allevamento intensivo e che sia fuori misura! Se fossimo tentati di seguire quella strada i nostri clienti si accorgerebbero subito della minor bontà e qualità delle nostre carni e, io, prediligo la qualità alla quantità”.

Creare lavoro in montagna

Il terzo gesto concreto è stato quello di dare lavoro e darne quassù, in montagna. In un periodo difficile, reso complicatissimo dall’ emergenza Covid, Fausto e famiglia hanno deciso di dare in gestione la fattoria Bonaria a una giovane coppia del posto che, senza l’opportunità che è stata loro concessa loro, avevano già la valigia pronta per andarsene via dalle montagne del pistoiese.

Non ha deciso a caso, Fausto. Nella sua testa sapeva che non avrebbe potuto portare avanti da solo (i Savigni, oltre alla storica bottega di Pavana, hanno altri allevamenti in quota e diversi punti vendita, come dicevamo all’inizio) tutta l’attività della fattoria e, una volta saputo della manifestazione di interesse di Riccardo Nieddu ed Emanuela Giannini, non ci ha pensato più di tanto a dare in mano a loro due la gestione della fattoria per quello che riguarda l’aspetto legato alla ristorazione, sempre e comunque legata alle tipicità locali.

La gestione della ristorazione ad una giovane coppia

A far propendere l’ago della bilancia dalla parte della giovane coppia è stato il fatto di essere già da anni attivi, in quella zona, nell’attività orto-silvopastorale, con annesso piccolo emporio di vendita di prodotti locali e manufatti in legno (attività che, comunque, continuerà all’interno di Bonaria ed è già riaperta al pubblico…) ma soprattutto quella di garantire un servizio h24 a tutta la clientela che volesse soffermarsi in quel di Bonaria e di offrire un prodotto del quale il cliente può vedere tutta la filiera, dall’animale fino al piatto finale: nessun intermediario.

L’importanza dell’accoglienza

“Ho scelto gente che, nel caso passi di qui un escursionista affamato, si potesse rendere disponibile a dare una pietanza a ogni ora del giorno! I luoghi sono unici, dobbiamo investire sull’accoglienza. Specie, adesso, con questa inevitabile recrudescenza di un turismo di prossimità”, chiosa il Savigni.

Insomma….Un sogno, la lungimiranza di un imprenditore che non si è fatto prendere dalla fregola di metter su allevamenti intensivi basati sulla qualità e non sulla quantità e tre gesti concreti.

Ecco la fattoria Bonaria, in località Montaglioni: un gran bel segnale di positività per la montagna, in tempi poi così complicati…

Per saperne di più

Per saperne di più e per godere dei panorami propri della zona, dei cibi via via presentati, per cucinare anche in autonomia le carni degli animali dei Savigni, per acquistare i prodotti locali presenti nell’emporio di Emanuela e, infine, per godere dei tanti sentieri, accompagnati da una Guida Ambientale Escursionistica, non resta che recarsi alla fattoria Bonaria, sopra l’abitato di Spignana. Da ieri, sabato 23 maggio, si può.

Davvero un bel segnale per la nostra montagna.

Per info e prenotazioni: [email protected].

Immagini e segni

 

 


La Redazione

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