La ricerca  |  febbraio 4, 2020

UN PAESE ALLA VOLTA / Fiumalbo, il piccolo scrigno sull’Appennino emiliano con un piede in Toscana

E' il paese del croccante, del presepe vivente e delle margolfe, teste scolpite su pietra arenaria e incastonate sulle facciate delle case. Ricco di storia, arte, cultura, bellezze paesaggistiche, deriva il suo fascino dalla convivenza fra passato e presente. Questo antico borgo è oggi “Bandiera Arancione”, Città d’Arte e “Bandiera Lillà”. Il suo nome deriva dai due torrenti che circondano il nucleo storico: rio San Rocco e rio Acquicciola che poi si “fondono” nello Scoltenna

di

Tempo di lettura: circa 10 minuti

Introduzione

Solstizio, dal latino Sol stat: il sole si ferma. L’uomo di montagna, in inverno, rallenta. Non si ferma ma rallenta la propria attività, quasi a voler onorare un particolare periodo dell’anno: la Natività del Gesù Bambino. Scrivo questa presentazione su Fiumalbo, di cui orgogliosamente sono stato sindaco nel lustro 2014-2019, in questa giornata invernale in cui, anche io come i miei simili, rientriamo a casa verso le 17, ora locale in cui il buio la fa già da padrone.

Fiumalbo è Comunità, territorio ricco di storia documentata, arte, cultura, bellezze paesaggistiche, mani sapienti che ancora lavorano il legno e la pietra che, assieme alla pastorizia, hanno plasmato la vita di questa gente povera e umile. Un’ouverture. Di grazia assoluta. Da sempre. Gustare il borgo, perdersi nelle sue innumerevoli viuzze, alcune anguste, osservare le stilistiche voltine costruite in pietra disposte a coltello, i tetti delle abitazioni ricoperte in lastre di pietra arenaria, l’armonica Rocca millenaria sovrastante l’abitato… concedetemi il villaggio, il tutto forgiato dalla passione schietta degli uomini e delle donne che hanno reso questo lembo di terra antica ancora credibile, e al giorno d’oggi è un valore aggiunto unico e supremo. Insomma un paese da contemplare. E da scoprire, lentamente. Magari assieme ai suoi abitanti, ospitali e custodi di racconti appassionanti; magari farciti di troppa fantasia ma comunque ammalianti…

Un paese per tutte le stagioni

Fiumalbo per tutte le stagioni. Io lo preferisco in inverno. Con i suoi silenzi. Con la veduta del paese adagiato tra i due torrenti. Assopito sotto alla bianca coltre di neve. I comignoli che fumano. Le luci soffuse all’interno delle case. Un giro per paese, camminando tra viottoli stracolmi di neve dove non c’è passato nessuno. E sfondare in quel bianco soffice e leggero. Poi qualcun che ti vede e ti chiama: Mirto, che fattu lì forra, veen a bere un bicchiere che tu te riscaldi… Che fai li fuori, vieni a bere qualcosa che ti scaldi…

Convivenza fra passato e presente

E’ la convivenza tra passato e presente che rende affascinante il borgo, oltre all’individualità di ogni singolo abitante, autodidatta di tutto per causa di forza maggiore. La solitudine a cui siamo abituati, e chiamati a conviverci quasi tutti i giorni dell’anno, si è trasformata in tenacia, ingegno, manualità e speranza, tutti ingredienti che ci hanno permesso di sopravvivere e arrivare ai giorni nostri.

Quando capiterete a Fiumalbo, se avrete la sfortuna di capitarci o venirci apposta, proverete una sensazione sensoriale nel girovagare il paese e osservare il tutto con i vostri occhi, nel silenzio struggente a cui non siete abituati e dalla voce incessante dell’acqua dei due torrenti che sarà l’unica cosa che vi terrà compagnia e che vi farà capire che siete ancora nel mondo dei vivi… Sono altresì sicuro che, superato lo sconforto iniziale, vi sentirete davvero parte di questo mondo antico; magari soffermatevi a fare qualche acquisto alle botteghe locali che, oltre che farle sopravvivere, assaporerete un pane ancora fatto in casa, gusterete un buon vino e comprerete dei formaggi locali, fatti con il latte delle pecore di razza Massese che ancora sui nostri pascoli brucano erba d’alpeggio, vi fermerete a mangiare un piatto di latte e farina di castagne: i menni in dialetto locale.

Le parole di un amante della montagna

Vi parlo con il cuore. Vi dico queste cose come un vero amante della montagna, profondo conoscitore delle bellezze che possediamo, ma anche della fragilità a cui le cose belle sono sottoposte. Oltre alla passione e all’amore che ho per la mia terra, ma in generale per questo Appennino dimenticato sicuramente dalle istituzioni, vorrei che provaste ad adoperarvi verso le piccole attenzioni, consapevole che le parole amore e passione esprimono sentimenti forti: ecco perché non le uso mai a caso. Un’ultima raccomandazione: abbiate cura. Delle immagini che vi resteranno impresse nella vostra mente. Di ciò che catturerete con il vostro cuore. Dei volti della mia gente. Di questo paese che, senza nessun sforzo, è un presepe unico nel suo genere. Grazie a quanti vorranno venire a fare un giro su queste montagne. Con assoluto e silenzio rispettoso.

Un po’ di storia

L’origine del nome – Il nome Fiumalbo deriva da Flumen album: questo lo si deve allo spumeggiare delle acque dei due torrenti che circondano il nucleo storico: rio San Rocco in sinistra orografica e rio Acquicciola in destra orografica che, unendosi poco sotto il paese, i due torrenti prendono il nome di Scoltenna.

In alcuni scritti, compare pure il toponimo Flumen alpium, con riferimento al Fiume dell’Alpe, il fiume che scende dal Monte Cimone, vetta principale dell’Appennino Tosco-Emiliano: l’Alpone per i locali.

Il primo nucleo abitativoUn primo nucleo abitativo lo si ha già in epoca longobarda, in cui il re longobardo Liutprando, strappando la parte a sud dell’attuale Provincia modenese ai bizantini, eresse la propria dimora sullo sperone oggi chiamato Rocca.

Certo, storicamente provato, è che il paese esisteva già nel 1038 quando, l’allora Marchese Bonifacio di Toscana, padre di Matilde di Canossa, donò al Vescovo di Modena la Rocca che si chiama Fiumalbo.

La “fedeltà a Modena”Nel 1197, Fiumalbo giurò fedeltà al Comune di Modena impegnandosi, se necessario, a mettere a disposizione uomini e territorio per la difesa e l’offesa degli eventuali nemici. A tale giuramento prese parte una sessantina di uomini, un Console e un prete: ciò dimostra che nel paese esisteva una Comunità ben strutturata. Giuramento che venne ripetuto nel 1205 e 1267, al quale parteciparono pure i Reggenti e i rappresentanti della Comunità locale.

Successivamente, con il passaggio dai Comuni alle Signorie, oltre il definitivo insediamento a Modena degli Estensi, l’atteggiamento di Fiumalbo non cambiò e i buoni rapporti intercorsi antecedentemente, furono continuati e regolati dagli Statuti del Frignano del 1337/1338, alla cui compilazione partecipò, tra i Savi, un certo Fiumalbius de Flumalbullo.

Gli statuti del 1401 – Nel 1401, a Fiumalbo fu data la possibilità di redigere propri statuti: i Reggitori della Comunità, congregati nella Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, scrissero quello che oggi sono comunemente chiamati usi civici relativi alla gestione del bosco e dei prodotti del sottobosco.

Un piede in Toscana

Fiumalbo, ultimo paese a sud della Provincia di Modena, ha sempre avuto un piede in Toscana: molti i rapporti umani e culturali con la vicina Regione che anche oggi ci legano, a partire dalle inflessioni dialettali e dai cognomi di molte famiglie che ancora vivono nel nostro territorio. Delle particolari vicende di questo antico borgo, oggi Bandiera Arancione, uno dei Borghi più belli d’Italia, Città d’Arte e Bandiera Lillà, restano i segni scolpiti in uno straordinario complesso di edifici e monumenti che caratterizzano Fiumalbo.

Le capanne celtiche

Una particolare menzione la meritano le Capanne Celtiche, costruzioni rurali la cui origine sembra risalire alle invasioni dei Celti che nel IV secolo a.c. invasero la penisola italica. Alcuni edifici, ancor oggi e per merito di restauri minuziosi, conservano la copertura del tetto in paglia di segala, interamente costruite in sasso di arenaria e legate con malta. Di pianta rettangolare, con fronti corti che si elevano a cuspide gradonata, protette da spesse lastre di arenaria chiamate penne, la quale consentiva l’accesso alla manutenzione del tetto, evitando l’uso di scale esterne e interne. La Capanna Celtica è stata pure raffigurata anche su francobollo speciale dedicato a Fiumalbo da Poste Italiane nel 2014.

Eventi e manifestazioni

Dal 1512, la sera del martedì grasso, su apposita concessione del Duca Alfonso I d’Este, si tiene una suggestiva fiaccolata per le vie e il centro storico del paese. “Un viaggio nel fascino magico della notte di montagna, nei volti segnati dai tanti inverni e nelle mani rotte da tanti freddi passati”, scriveva Diego Petrucci su un numero della Zenzola, rivista locale, di tanti anni addietro. Personalmente, è la forza di una Comunità che vuole continuare, imperterrita, a sfidare il tempo con le proprie tradizioni e impeto di continuare a sottolineare una marcata identità territoriale montana, quasi come uno stendardo da mostrare o una bandiera da sventolare libera al vento…

Ecco spiegato la forza della rappresentazione del Presepe Vivente che, dal 1958, vede l’intero abitato di Fiumalbo diventare teatro di rievocazione di antichi mestieri quali pastori, carbonai, mugnai, filatrici, fabbri e altre figure sfilare lungo le viuzze e le voltine del centro storico, per poi rendere omaggio alla natività di Nostro Signore.

Il rapporto con la religione

Con la religione non scherziamo: Infiorata del Corpus Domini e Processione, Solenne, di San Bartolomeo. La prima, organizzata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento e da tutta la popolazione, nella domenica del Corpus Domini, vede centro storico e strade limitrofe ricoperte di tappeti di fiori che danno vita a quadri sacri; la seconda, in scena la sera del 23 agosto, il paese viene illuminato solo con fiamma viva e il greto del torrente adornato di lumini a cera: il tutto per rendere omaggio al nostro protettore San Bartolomeo, protettore dei pellai ma anche protettore delle acque: Fiumalbo vive tra due torrenti. In processione, sfila la statua del Santo Patrono, accompagnata dalle due Confraternite dei Bianchi e dei Rossi, Maria Immacolata e del Santissimo Sacramento, che hanno oltre 500 anni di storia documentata e ancora presenti nel tessuto sociale e religioso del paese.

Le margolfe

Non ultime, le margolfe meritano una visita approfondita. Cosa sono? Entità femminile, ultimo residuo della natura indomita. Rappresentano teste scolpite su pietra arenaria e incastonate sulle facciate delle case, sui muri del paese e hanno lo scopo di mantenere lontano gli spiriti cattivi e il malocchio. Averle incastonate sul proprio edificio, fa pensare che nessun nemico, mostro o strega o untore si avvicini; prassi usata dai nostri antenati Liguri Friniati che sulla porta di casa usavano appendere le teste mozzate dei nemici: così i male intenzionati sarebbero stati sicuramente alla larga.

Fiumalbo è il paese del croccante, del presepe vivente e delle margolfe: il primo è un dolce prelibato che troverete in tutti gli esercenti locali e che vi consiglio vivamente d’assaggiare, gli altri due temi sono stati trattati sopra. Ma, a conclusione di questo articolo, vorrei aggiungere che Fiumalbo è un paese a sé, con usi e costumi locali e anche un paese anarchico, il che non mi dispiace affatto: a Fiumalbo devi venirci apposta e lasciare la S.S. 12 dell’Abetone e del Brennero. Insomma, se caschi a Fiumalbo, Un po’ matto tà da essere anche tì..

Vi aspettiamo. Non con urgenza…

 

Un po’ di immagini di Fiumalbo com’era

(cliccare sulle foto per ingrandirle)

 

 


La Redazione

Con il termine La Redazione si intende il lavoro più propriamente "tecnico" svolto per la revisione dei testi, la titolazione, la collocazione negli spazi definiti e con il rilievo dovuto, l'inserimento di immagini e video. I servizi pubblicati con questa dizione possono essere firmati da uno o più autori oppure non recare alcuna firma. In tutti i casi la loro pubblicazione avverrà dopo un attento lavoro redazionale.