La ricerca  |  aprile 27, 2019

UN PAESE ALLA VOLTA/ PRATACCIO

Le origini antiche. Legna, pastorizia e agricoltura a lungo le attività principali. Nella chiesa della Madonna del Carmine le spoglie di Padre Paolo Andreotti, illustre prataccino divenuto missionario in Pakistan. Nel'900 il forte impatto dell'emigrazione: all'inizio del secolo verso le Americhe, negli anni ’40 verso il nord Europa, soprattutto Francia e Svizzera. Oggi il paese conta 150 abitanti, una sede della Misericordia di Pistoia e una Pro loco molto attiva

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PRATACCIO (SAN MARCELLO PITEGLIO) – Prataccio, un nome che appare come un dispregiativo ma che in realtà fa pensare ad una zona solativa ma paludosa o per lo meno dove l’acqua un tempo ristagnava e che dava a quei luoghi dove il paese si distende, che hanno preso l’appellativo “I Pratacci”.

Le origini del paese

L’ origine non è chiara ma trovandosi a metà strada fra Piteglio e Prunetta, entrambe interessate da trascorsi Liguri e Romani, si presume che anch’esso possa aver visto la luce in quel periodo. I nuclei con le testimonianze più remote pare siano Africo (parte superiore del paese, solativa come appunto un africo è) e le Capanne di Sotto, piccola borgata distante un chilometro dalla strada principale, in direzione Prunetta. Da Africo addirittura transitava l’antica strada, che collegava il paese ai borghi più prossimi, prima che fosse costruita in epoca granducale, l’ attuale SS633 ovvero la Via Pesciatina, ora via Mammianese. E lì, sulle facciate in pietra di alcune abitazioni, ancora oggi si riscontrano segni inequivocabili di un passato molto in là con gli anni, un passato che sa di bosco, di legna, di pastorizia e agricoltura di montagna, di comunità, di imparentamenti, di cognomi uguali, di castagni e di carbone, di ghiacciaie, di faggi, di fame, di guerra e di emigrazione.

I focolari

Prataccio ha vissuto fin dalle origini probabilmente di questo, di abitanti la cui sussistenza si basava su quel che il territorio poteva offrire e se arrivava la carestia, erano dolori per tutti. Le famiglie definite “i focolari” erano numerose per cui “ogni bocca da sfamare” in qualche modo, dopo la scuola dell’obbligo che comunque qualche maestro volenteroso metteva a disposizione, contribuiva all’economia del focolare con opere di ogni genere, dalla raccolta di piccoli pezzetti di legna da ardere, alla mungitura degli animali o al loro pascolo, fino all’aiuto nelle faccende di casa soprattutto per le bambine.

Il fenomeno dell’emigrazione

Come ogni luogo dove vivere poteva essere una lotta quotidiana contro la natura, anche Prataccio ha assistito al fenomeno dell’emigrazione: la prima dei primi ‘900 verso le Americhe e la seconda degli anni ’40 verso il nord Europa, principalmente Francia e Svizzera. Partivano intere famiglie in cerca di fortuna, a fare i carbonai nel Mato Grosso o i manovali negli Stati Uniti, i minatori al confine con il Belgio, o i metalmeccanici vicino a Berna, tutti con la convinzione di poter dare una vita migliore ai loro figli. Qualcuno più tardi osò la Libia ma con l’arrivo di Gheddafi, nel 1959, fu espulso e perse averi e sogni. Chi rimase invece trovò lavoro alla Smi, dove si producevano munizioni e meccanica di precisione e riuscì a garantirsi un buon tenore di vita in quella che per decenni, fino agli anni ’80, è stata la prima e ultima grande industria della montagna pistoiese (e lucchese).

Prataccio oggi

Oggi Prataccio è un tranquillo paese di 150 abitanti, di cui molti anziani, ma armati di quell’operosità che spesso si ritrova in chi ha avuto una vita fatta più di difficoltà che di agi. Alcuni emigranti sono rientrati dall’estero, altri ritornano in estate a far visita ai parenti, altri usano i social per riprendere contatti con il paese dei nonni. Le attività presenti si sono ridotte ma si può contare ancora su un albergo ristorante bar e su una rivendita di generi alimentari, oltre all’ufficio postale aperto il martedì e il giovedì e all’ambulatorio medico. La chiesa che ha appellativo di oratorio è dedicata alla Madonna del Carmine e ospita le spoglie di Padre Paolo Andreotti, illustre prataccino divenuto missionario in Pakistan ed eletto vescovo della città di Faisalabad.

Nesti e la storia di Prataccio

Altro personaggio che ha scritto la storia di Prataccio è Rolando Nesti, disegnatore tecnico di professione e scrittore per passione. Fra i suoi testi troviamo testimonianze delle ghiacciaie, dei molini, delle castagne, dell’ allevamento e dell’ agricoltura in montagna.

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Misericordia e Pro loco

E’ presente anche una sezione della Misericordia di Pistoia, con una capiente sala polivalente con adiacenti i garage con due automezzi attrezzati per i servizi sociali.

La locale e vitalissima Pro loco invece, oltre a gestire il Parco della Faggeta e i suoi impianti sportivi, organizza eventi culturali durante tutto l’anno con particolare attenzione alle attività che riguardano i bambini e le tradizioni locali, il Cantar Maggio e il calendario dell’ Estate a Prataccio, da giugno a settembre.

Per informazioni: www.prolocoprataccio.it e su Facebook, Pro Loco di Prataccio, cell 331 1080176.

Ieri e oggi, immagini di Prataccio

 

Prataccio nel 1920 (a sinistra) e in cartolina

 

Piazzale Lola nel 1963 (a sinistra), pallaio Lola nel 1961

 

I saltabecchi ( a sinistra) e un gruppo di forestieri

 

Falciatrici in azione ( a sinistra) e una carbonaia in costruzione

 

A sinistra a chiesa negli anni ’40 e, accanto, la casa del fascio

 

L’inaugurazione della Misericordia e la banda di Prataccio 

 

Padre Paolo Andreotti, a destra in udienza da Papa Giovanni Paolo II

 


La Redazione

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