Pistoia, La ricerca  |  febbraio 2, 2019

UN PAESE ALLA VOLTA / Cireglio, cerniera fra collina e montagna. Autonomo e vicino alla città

Località di villeggiatura per quasi tutto il '900, oggi è luogo di residenza, dotato di diversi servizi. Attraversato da una strada importante e trafficatissima, la statale 66, ma con tante altre vie tranquille e appartate. La sua storia legata alla chiesa, distrutta e ricostruita, e al campanile con la pianta d'ornello. Nel suo punto più alto, a oltre 800 metri, sorge il Sasso, con la croce costruita come segno di riconciliazione dopo il dramma della guerra. Nel bosco la sorgente e la piccola cappella di San Bernardino, conosciuta per una festa campestre nel periodo del solstizio d’estate

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Veduta panoramica di Cireglio (dal Sasso)

CIREGLIO (PISTOIA) – Adagiato sulle pendici del monte Balza, fra boschi di castagni e acacie, a 612 metri s.l.m. e a soli 12 km da Pistoia, Cireglio sembra esaurirsi nel breve tratto della via Modenese che lo attraversa, costeggiato da due filari di case intente a osservare il fluido scorrere dei veicoli che ne accompagna la vita quotidiana. Desta perciò una piacevole sensazione di stupore camminare lungo una delle vie secondarie e scoprire che il paese si estende ben oltre questa impressione, in una dimensione disposta su più livelli, dove la varietà di scorci sulle case, sul bosco e sulla città si alterna ordinata lungo il tranquillo passaggio fra le vie.

La chiesa e il campanile con l’ornello

 

Il campanile e la trafficatissima via Modenese 

L’abitato si raccoglie attorno alla sua chiesa in pietra, dedicata a Santa Maria e San Pancrazio e corredata dalla torre campanaria, anch’essa in pietra. Completamente distrutta dalle mine dell’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, la chiesa fu ricostruita dalle sue macerie sul modello della precedente, grazie al sacrificio e alla dedizione dei paesani, che vi lavorarono dal 1945 al 1956. Nella memoria dei più anziani, viene ancora ricordata com’era nella prima metà del Novecento, quando il campanile pendeva in modo caratteristico su un lato. In alto, vicino alla cella campanaria, sostenendosi con le radici fra le intercapedini della pietra, faceva bella mostra di sé una pianta di ornello. La presenza fortuita di questo ornamento verde, rese i ciregliesi molto orgogliosi del proprio campanile, che con esso aveva acquistato un aspetto originale ed elegante, beneficiando di uno di quei rari casi naturali ai quali spesso il sentire comune riconosce una sorta di misterioso potenziale. L’immagine del campanile con l’ornello venne quindi immortalata in numerose fotografie e cartoline in bianco e nero dell’epoca, guadagnandosi in breve tempo il ruolo di simbolo del paese.

Dal Sasso si vedono l’Elba e il duomo di Firenze

 

Il Sasso visto dal paese e una suggestiva vedute dal Sasso di Cireglio

Sollevando lo sguardo sopra la chiesa, sopra il fitto manto dei boschi, si nota una parete di roccia su cui è fissata una grande croce in ferro: a 840 metri di quota, la località il Sasso di Cireglio si raggiunge a piedi dal paese in poco più di mezz’ora, lungo un ampio sentiero sterrato e ombreggiato e regala un sorprendente panorama sulla valle sottostante da Pistoia fino a Firenze, incastonato da una corona di monti fra cui si distinguono il monte Amiata, il monte Serra e le colline del Serravalle. Da qui è possibile vedere a occhio nudo il Duomo di Firenze e, nelle giornate più limpide, anche riconoscere i profili del mar Tirreno e dell’Isola d’Elba.

La croce come segno di riconciliazione

La Croce sul Sasso

La croce, opera del fabbro Armando Bartolozzi e del figlio Gino, fu realizzata al termine della Seconda Guerra Mondiale fondendo il ferro recuperato dalle macerie della chiesa minata e fu posta sulla roccia come simbolo di riconciliazione e fine di un conflitto che segnò in modo indelebile questo paese, collocato proprio lungo il tracciato della Linea Gotica e, per questo, sottoposto allo sfollamento delle famiglie e alla conseguente distruzione delle abitazioni, ordinata nel 1944.

I segni della “Linea Gotica”

  

  

Alcune immagini della rievocazione storica del luglio 2017 per il settantesimo anniversario della Croce del Sasso

Le qualità di ottimo punto di osservazione di questa località, che di fatto delimita il paese verso Nord, furono sfruttate dall’esercito tedesco per appostare cannoni contro l’avanzata degli Alleati da Sud, come testimoniano le profonde fosse scavate sul posto, oggi in parte nascoste dalla vegetazione. A pochi metri di distanza, sulla roccia spicca anche la presenza di una casa, detta “la torre”. Una leggenda narra che questa fu costruita per volontà di un marito geloso di una sposa molto bella come rifugio d’amore edificato sotto forma di piccola fortificazione ben distante dal paese. Occupata dai tedeschi durante il secondo conflitto mondiale, la torre perse l’originale fisionomia ed è oggi stata recuperata ad abitazione privata con vocazione turistica.

Bere, pregare e far festa a San Bernardino

Prima di giungere al Sasso, un fresco sentiero devia per la località San Bernardino. Il toponimo ricorda il Santo senese ritiratosi in meditazione e penitenza in questi boschi, presso una sorgente d’acqua purissima nel 1437. La tradizione popolare tramanda che la sorgente sia sgorgata proprio per intercessione del Santo e per questo sul posto è stata eretta una cappella, dove ogni anno il 24 giugno si celebra una festa in suo onore. Nel secondo Dopoguerra, questa festa era un evento molto atteso e partecipato: processioni di fedeli giungevano non solo dai paesi limitrofi, ma da tutto l’Appennino pistoiese e perfino bolognese. Terminata la funzione religiosa, orchestrine che suonavano, banchetti che distribuivano latte, cacao e dolci, chiacchiere e nuove conoscenze, contribuivano a rendere impedibile questo appuntamento per le famiglie e soprattutto per i giovani. Era una festa campestre, religiosa e umana, legata ad un momento particolare dell’anno, il solstizio d’estate. Ancora oggi, si conserva la tradizione di andare a San Bernardino per pregare, bere e bagnarsi con l’acqua della fonte.

Meta di villeggiatura

Per la sua posizione di cerniera fra collina e prima montagna, in grado di assicurare estati fresche e un clima particolarmente indicato per il benessere dell’apparato respiratorio soprattutto di bambini e anziani, fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, Cireglio è stato meta di villeggiatura estiva per pistoiesi, pratesi e fiorentini. Numerose pensioni a conduzione familiare nacquero in quel periodo, in cui le qualità più ricercate dal turismo erano l’aria buona, l’acqua fresca, il riposo, le passeggiate e il sapore genuino dell’accoglienza e del buon cibo. Le ingegnose famiglie ciregliesi hanno proseguito questa consuetudine anche dopo la chiusura delle pensioni, interpretandola come ottima opportunità per arrotondare il bilancio familiare e ospitando fino agli anni Ottanta i villeggianti nelle proprie case, anticipando così la nascita degli attuali B&B e degli alberghi diffusi. Su iniziativa di un gruppo di villeggianti “storici”, è stata istituita nel 1969 l’Accademia della Chionchina, tutt’oggi attiva con una propria pubblicazione.

Paese residenziale con diversi servizi

  

Il Punto prestito della Biblioteca San Giorgio, Biblionet, e un gruppo di bambini durante un corso di pattinaggio nell’area sportiva

Oggi Cireglio è un paese soprattutto residenziale, dotato però di numerosi servizi indispensabili all’autonomia dei suoi abitanti: una scuola elementare, una biblioteca nata come punto esterno della biblioteca San Giorgio di Pistoia, una farmacia, ambulatori medici, ambulanze, un negozio di alimentari, due bar, un ristorante, un ufficio postale, una banca con proprio sportello automatico e un impianto sportivo con campi da calcio, basket e tennis. La cura e l’attenzione verso il paese ed il mantenimento attivo e funzionale dei suoi servizi sono seguiti con costanza dalle varie realtà dell’associazionismo qui presenti e operanti nel proprio settore di riferimento: la Croce Rossa, la Pro Loco, l’Associazione Amo la Montagna, il Comitato parrocchiale e, di più recente costituzione, l’associazione Ets66. Un paese che mantiene quindi un carattere ben definito, beneficiando della vicinanza alla città senza eccesso, né timore, nella consapevolezza di poter mantenere un dialogo con la città in autonomia.


La Redazione

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