After all is basketball  |  novembre 1, 2018

Pistoia Basket, extrabudget e correzione di mercato

Nessun retro pensiero sulla volontà “occulta” di pensare ad una retrocessione indotta. Ci sono margini per intervenire sul mercato senza follie e riequilibrare la squadra, in attesa che alcuni pezzi pregiati escano dal torpore. Ma c'è poco tempo: 4 sconfitte e le prossime due partite complicano il quadro. Passare al 6+6 è di fatto impossibile. Agevolare la fuoriuscita di un americano per prenderne un altro costosa e rischiosa. Perché non procedere con l'ingaggio di un pivot italiano di esperienza, a costi contenuti, per allungare le rotazioni?

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Dominique Johnson e Patrick Adua fino ad oggi due "oggetti misteriosi" del Pistoia Basket

PISTOIA – “Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire” è una frase molto citata tra le perle che ci ha lasciato in eredità Alda Merini e credo che sia la sintesi perfetta della conferenza stampa del mercoledì mattina, quella convocata da Capecchi, Lucchesi e Iozzelli per fare il punto della situazione in questo dannato e complicatissimo avvio di stagione della Pistoia dei canestri.

Qualcuno tra i miei amici più cari, commentando il primo tema proposto dal Presidente, ha maliziosamente suggerito, citando un vecchio proverbio, che quando l’excusatio non è petita l’accusatio diventa manifesta. In altre parole, il fatto che Capecchi abbia sentito l’esigenza di ribadire che nessuno nella dirigenza voglia retrocedere – in condizioni normali, una ovvietà – è sembrato quasi un’implicita ammissione dell’esistenza di un dibattito sul punto all’interno della stanza dei bottoni.

Nessuna volontà “occulta” di retrocedere

Lo scrivo chiaramente, non sono d’accordo con questo retro-pensiero. Se è vero che, almeno sui canali ufficiali della stampa, nessuno si è mai permesso di ipotizzare uno scenario del genere, è altrettanto vero che il tema, almeno sui social, è nell’aria da tempo, pertanto è comprensibile che Capecchi abbia deciso di fugare ogni dubbio. Del resto, non è un mistero che un’eventuale retrocessione sarebbe un dramma sportivo ma costituirebbe anche l’occasione per abbattere i costi, ripianare i debiti, ristrutturarsi, non doversi più preoccupare della capienza del PalaCarrara e ripartire con un passo probabilmente anche più a misura della piazza. Però, ecco, è evidente che non vi sia un disegno occulto per capitolare e ripartire, anche perché, se è vero che le condizioni non sono le stesse del 1999, la ripartenza dopo una retrocessione è sempre un rebus che nessuno sano di mente si va volutamente a cercare.

Argomenti di distrazione di massa

Ci sono delle enormi difficoltà, queste sì. In questo senso, non mi ha entusiasmato sentir parlare di nuovo progetto di palazzetto, quello che nasce in collaborazione con la Lega e con il Credito sportivo. Non mi sono piaciute le frecciate al Comune, che stando alle parole di Lucchesi sarebbe colpevole, con le proprie scelte urbanistiche, della morte del progetto della cittadella dello sport. Non mi interessa entrare nel merito della vicenda, mi limito a dire che, visto il particolare momento della squadra, il nervosismo e la preoccupazione della piazza, mi sono sembrati sinceramente argomenti di distrazione di massa.

Elusi i veri interrogativi

Qui interessa solo un argomento, il mercato. C’è un tesoretto? La scorsa stagione a luglio non c’era una lira, poi in qualche modo si è trovato il modo di fare duemila correzioni di mercato, quest’anno che si fa? A luglio è stato speso tutto o no? Si rende necessario un extra budget? Qualcuno si fruga in tasca o no? Ramagli è in discussione? Ci sono idee su quale tipo di giocatore cercare? Alla fine dei conti, una conferenza stampa di senso compiuto avrebbe dovuto dare risposte concrete solo ed esclusivamente a queste domande.

Prudenza comprensibile

Invece no, si è fatto melina. Comprensibile, la coperta è corta, le idee probabilmente non sono ancora del tutto chiare, bene o male siamo alla quarta giornata ed è ancora tutto prematuro. Vero, ce lo ha detto anche il coach a fine partita e la prudenza è tutto sommato comprensibile. Allora, nell’attesa che maturino i tempi delle decisioni, dico la mia.

Cercasi i veri DJ e Adua

Con ordine. Se si continua a giocare in sostanziale assenza di Johnson e Adua si perde anche contro Bottegone, con tutto il rispetto dovuto ai ragazzi di don Baronti. Dominique e Patrick non possono essere così poco. Il primo sembra avere la necessità di sbloccarsi a livello di testa, il secondo invece desta qualche legittima perplessità anche sul piano della forma fisica. Si percepisce un certo nervosismo dentro lo spogliatoio, un qualcosa che va oltre il gesto di DJ alla curva, ma anche questo – almeno per ora – può rientrare nella normalità di un momento di difficoltà. E’ evidente che il problema vero, fino ad oggi, si trova nel quintetto base, perché che i ragazzi non potessero portarci alla vittoria era messo in conto, mentre era lecito aspettarsi molto di più dai giocatori più esperti. Dunque, cosa fare?

L’impossibilità di adottare il 6+6

Passare alla formula del 6+6 è sostanzialmente impossibile, questo lo sapevamo già, farlo oggi sarebbe probabilmente anche molto stupido per tanti motivi. Dunque, se si trovano i soldi, si cambia il quintetto o la panchina? In verità Capecchi e Iozzelli ci hanno risposto, hanno fatto chiaramente capire che l’unica possibilità è che il giocatore che sono intenzionati a tagliare trovi un nuovo ingaggio, altrimenti l’operazione peserebbe troppo sulle casse.

L’idea di tagliare DJ a gennaio

Sono sincero, questa risposta non mi convince per due motivi. Il primo è banale, non credo esista al mondo un procuratore talmente scemo da andare a raccontare che il proprio assistito ha già firmato un nuovo ingaggio prima di aver ottenuto una sostanziosa buona uscita dalla squadra dove sta militando al momento in cui viene tagliato. Dunque, salvo clamorose sorprese, il bagno di sangue per le casse societarie difficilmente lo eviti. L’unica possibilità a costo contenuto sembra quella di far valere la clausola di uscita dal contratto nei confronti di DJ, dato che è riconosciuta ad entrambe le parti. Se Dominique non si sveglia, a gennaio può essere più di un’idea.

Un italiano per allungare le rotazioni

Il secondo motivo è che questa squadra, a mio modesto avviso, non può seriamente sperare di vincere partite facendo giocare 5 giocatori per 32-33 minuti di media, pertanto, in questo senso, l’opportunità di cercare un italiano che allunghi le rotazioni sembra la scelta preferibile.

Le caratteristiche della panchina

Qui si entra nel delicato discorso sulla panchina. La premessa è doverosa, i 4 italiani hanno piena legittimità di stare in campo perché sono giocatori veri e certamente si faranno. Non sono meteore, hanno un futuro da protagonisti. Il punto, però, è cosa possono garantire nell’immediato. Per esempio, visto il minutaggio concesso contro Brindisi pare di poter dire che Ramagli, almeno per ora, non vede Della Rosa. Prendete Severini, tecnicamente non si discute e tutti gli riconoscono una spiccata intelligenza cestistica, però sembra ancora patire troppo la fisicità degli avversari. Bolpin e Martini reggono il campo, ma probabilmente – e questo, in sintesi, vale per tutti i quattro italiani – nella squadra ideale di oggi sarebbero l’ottavo ed il nono uomo, non il primo cambio degli esterni. Questo, in tutta onestà, è quello che penso.

Un buon “lungo” italiano anche dalla LegaDue

Allora mi domando, posto che ad oggi è il quintetto base ad aver deluso, ha un senso cambiare gli americani? Non è forse il caso di allungare le rotazioni? Davvero non c’è un italiano buono da prendere in LegaDue che non possa salire, con un’offerta adeguata? Davvero prendere un italiano, magari un lungo di esperienza che allunghi le rotazioni sotto canestro e dia nuovi equilibri alla squadra, costa più di dare una buona uscita ad uno USA per poi ingaggiarne uno nuovo?

Sicuri che c’è ancora tempo?

Altra domanda, abbiamo già perso con Pesaro e siamo stati violentati in casa da Brindisi, all’orizzonte c’è la trasferta di Trieste su cui quasi nessuno ripone particolari speranze e poi arriva quella Cremona che è stata corsara a Bologna. Siamo sicuri che è presto e che c’è tempo?


La Redazione

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