Ambiente  |  ottobre 7, 2016

Alla scoperta dei “nostri” funghi, un’infinità di specie e tantissime rarità

Sull'Appennino pistoiese esiste un patrimonio straordinario. Recenti ricerche hanno scoperto specie rare a livello europeo e ne hanno documentato centinaia di presenze. Caratteristiche, proprietà e funzioni di questi organismi. Che si dividono in tre grandi gruppi: saprofiti (decompositori di materia organica), parassiti (attaccano altri organismi) e simbionti (fondamentali per la vita delle foreste). Funghi e micologia al centro di due manifestazioni nei prossimi fine settimana a Cutigliano

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E’ stagione di funghi, ormai, non c’è che dire. Lo dimostrano le tante persone che ne sono alla ricerca, la vendita nei negozi, l’offerta gastronomica, feste e convegni sul tema, su tutte il doppio appuntamento a Cutigliano: la rassegna micologica di sabato 8 e domenica 9 e la tre giorni sul tema funghi (della quale parleremo diffusamente a breve) il successivo fine settimana. Per non dire di inevitabili dibattiti e polemiche che conseguono alla raccolta (il link ad un precedente articolo sui funghi). Ciò detto vogliamo affrontare il tema funghi sotto un profilo per così dire più “scientifico” attraverso un intervento di qualche tempo fa di un nostro collaboratore, esperto della materia, Simone Vergari. Buona lettura.

MONTAGNA PISTOIESE – Chi durante una giornata tardo estiva o autunnale non si è lasciato trascinare dalla ricerca di qualche buon fungo sulle nostre montagne? L’interesse dell’uomo per questo straordinario gruppo di organismi ha radici antichissime, a dimostrazione di quanto i funghi abbiano giocato, nel bene o nel male, un ruolo importante per la nostra vita. Ma siamo sicuri di sapere cosa sono i funghi, e cosa realmente fanno? Certamente nel parlar comune il fungo è ciò che si raccoglie e si mangia, come il rinomato porcino (Boletus edulis). Qui c’è il primo errore, perché il classico gambo e cappello rappresentano solo un piccola parte, anche se importante, del fungo stesso. Esso è lo strumento deputato alla riproduzione, o meglio alla produzione delle spore, ed è quello che i micologi chiamano sporoforo. Il vero corpo del fungo normalmente si trova sotto il terreno, ed è rappresentato da un fittissimo intreccio di filamenti biancastri chiamati ife, che nel complesso formano il micelio.

I saprofiti: decompisitori di materia

Ma lo straordinario interesse per questo gruppo di organismi risiede nelle loro attività quotidiane, nella funzione svolta all’interno dei vari ecosistemi del nostro pianeta. Infatti possiamo distinguere funghi saprofiti, parassiti e simbionti. Il primo gruppo a cui ad esempio appartengono i funghi più mangiati in assoluto, e meglio conosciuti con il nome francese, gli champignon (Agaricus bisporus), sono classici decompositori di materia organica. Infatti il micelio di questi funghi attacca materia organica morta come foglie e legno che normalmente cade a terra. Capiamo l’importanza della loro attività: sono un anello fondamentale nel riciclo di sostanze altrimenti inutilizzabili. La fertilità dei suoli nel mondo la dobbiamo in larga parte all’azione di tutta questa schiera di funghi che, con la loro azione, liberano fondamentali sostanze nutritive. Moltissimi funghi dei nostri boschi ricadono in questo gruppo. Possiamo ricordare ad esempio l’Agarico violetto (Lepista nuda) e il Cimballo (Clitocybe geotropa). Tra i più estremi funghi decompositori possiamo ricordare l’Hermodendron resinae, che è addirittura in grado di attaccare e decomporre idrocarburi.

I parassiti: attaccano le radici degli alberi, spesso malati

Il secondo gruppo comprende i parassiti, funghi che in genere attaccano altri organismi sottraendone sostanze e determinando a vari gradi un indebolimento fisiologico. I funghi parassiti sono essenziali per la vita delle nostre foreste perché favoriscono l’eliminazione di piante già in difficoltà e quindi agiscono come veri e propri agenti di selezione. E’ un mondo complesso ma affascinante. Possiamo qui ricordare la Famigliola buona (Armillaria mellea) che attacca le radici degli alberi.

I simbionti: si scambiano sostanze con le piante

Ma il gruppo più conosciuto e più ambito dai raccoglitori di funghi è quello dei simbionti. Sono fondamentali per la vita delle foreste e quindi dobbiamo avere il massimo riguardo per loro. Infatti si legano intimamente con le radici delle piante e in questo stretto abbraccio si scambiano sostanze nutritive. Il fungo passa alla pianta microelementi essenziali per la sua vita, come ad esempio il fosforo, mentre la pianta come ricompensa passa al fungo parte dei prodotti zuccherini della fotosintesi. Un vero e proprio aiuto reciproco, in cui ambedue le parti hanno da guadagnare. Gli alberi non potrebbero vivere senza l’aiuto dei funghi e viceversa questi funghi non potrebbero svilupparsi senza lo stretto legame con le piante. In una certa misura funghi e piante sono un sorta di unico organismo e la stessa foresta non è più un insieme di alberi ma un complesso intreccio di relazioni e scambi di sostanze, grazie a questi ponti fungini sotterranei.
In questo gruppo troviamo i famosissimi porcini, il ricercatissimo Dormiente (Hygrophorus marzuolus) o le bellissime amanite, tra cui la mortale Tignola verdognola (Amanita phalloides) e l’Ovulo malefico (Amanita muscaria). Quest’ultima specie, conosciutissima per il suo cappello rosso cosparso di verruche bianche, ha avuto un rapporto molto stretto con l’uomo da vari millenni, e si trova traccia del suo utilizzo in molte culture. Infatti le sue proprietà psicotrope erano conosciute sin dai tempi antichi e tale fungo veniva utilizzato per riti religiosi in tutto il mondo.

Le specie rare sull’Appennino Pistoiese

Il nostro Appennino Pistoiese, proprio per gli innumerevoli ambienti che lo caratterizzano, presenta una straordinaria diversità nel popolamento fungino. Recenti ricerche hanno scoperto specie particolarmente rare a livello europeo e documentato la presenza di centinaia. Ognuna di esse ha un proprio fondamentale ruolo ecologico, come sopra sinteticamente ricordato, e quindi il rispetto deve essere il primo comandamento di ogni cercatore di funghi. Non solo, ma la conoscenza dei meccanismi di riproduzione dovrebbe far comprendere come la raccolta di funghi di piccole dimensioni, ovvero prima della dispersione delle spore, a lungo andare riduce e limita le possibilità di rinnovamento del popolamento fungino delle nostre foreste. Così come la cattiva abitudine di rompere con il bastone funghi non conosciuti, deve essere totalmente abbandonata. Ma questo può avvenire al di là di qualsiasi legge, attraverso la conoscenza e consapevolezza dell’importanza di una diversificata presenza di specie fungine per il buono stato di salute delle nostre foreste.

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La Redazione

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