Cultura & Spettacoli, Pistoia  |  agosto 8, 2016

Appuntamento in montagna con le Letture dantesche. In salsa emiliana

Renzo Zagnoni, bolognese, presidente del Gruppo studi Alta Valle del Reno, leggerà la Divina commedia in diverse località montane. Fra queste Frassignoni, Spedaletto e Orsigna. Con l'obiettivo di trasformare il pubblico in qualcosa di più di un semplice spettatore. “L'insegnamento anche in questo caso è che la vita si divide in luci ed ombre”

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Zagnoni e Angelo Rovagli, presidente pro loco Spedaletto

SPEDALETTO (PISTOIA) – Dante è vivo e vegeto e non disdegna, al pari di molti villeggianti, la frescura dell’Appennino pistoiese. Suoi ostelli saranno in questo assolato mese di agosto i borghi di Frassignoni (lunedì 8, ore 18:30), Pietracolora (giovedì 11, ore 21), Spedaletto (venerdì 12, ore 17), Orsigna (martedì 16, ore 21) e Vizzero (mercoledì 17, ore 18), che per un ospite di tanto rilievo riecheggeranno dei versi della Divina Commedia.
Suo compagno di viaggio sarà un novello Virgilio, il professor Renzo Zagnoni, presidente del Gruppo studi Alta Valle del Reno, che da più di vent’anni si occupa di portare in giro per la nostra provincia il sommo poeta. E, per quanta acqua ne sia passata sotto ai ponti, ancora oggi Zagnoni, prima di iniziare le sue letture in pubblico, avverte: “Ci si aspetta che l’unica parlata adeguata a declamare Dante sia il toscano. Bene, oggi vi mostrerò come i suoi versi siano belli anche in emiliano”. Del resto, ricorda ogni volta, uno dei grandi maestri di Dante nel periodo del Dolce Stilnovo, non era forse Guido Guinizzelli, di origine bolognese? O come dimenticare che uno degli amici più fidati, Cino da Pistoia, egli stesso poeta, compì i suoi studi proprio a Bologna, la più importante università dell’epoca?
La grandezza di Dante, in fondo, sta proprio in questo: unire i popoli sotto una sola bandiera, quella della cultura, che, indipendentemente dalla nazionalità e dalla lingua, sa rappresentare i casi di qualsiasi uomo, offrendo un affresco di sentimenti apprezzabile a livello universale. E Dante ne incontrò di persone nel suo peregrinare, soffrendo per un esilio che lo teneva lontano dalla città natale, ma che, in compenso, lo illuminava come pochi altri sulla natura umana. Per questo il sommo poeta è ancora oggi attuale.
Per Zagnoni, però, le letture dantesche, inaugurate subito dopo la morte del poeta per iniziativa di Giovanni Boccaccio, necessitano prima di tutto di una spiegazione. La pratica, infatti, può essere un’eccellente alternativa all’approccio poco stimolante che si adotta in alcune scuole, ma, come nelle scuole, dovrebbe avere sempre come fine ultimo, oltre al piacere, la trasmissione del sapere. Per far questo occorre, però, coinvolgere l’ascoltatore, mostrargli che tutto ciò che si scrive su carta può avere un suo impatto emotivo.
In questo risiede il segreto delle letture dantesche. Trasformare il pubblico in qualcosa di più di un semplice spettatore, fargli avvertire il calore del fuoco che brucia le membra e il dolore lancinante che sta dietro al grido disperato dei dannati. Indignare di fronte a una malvagità che non ha dell’umano, come nel caso del più pistoiese dei peccatori danteschi, Vanni Fucci, protagonista dei canti XXIV e XXV dell’Inferno, colpevole di aver commesso un’infinità di reati, come il furto nella sacrestia della cattedrale di Pistoia, e di aver perseverato nella sua vita scellerata fino ad arrivare, anche dopo la morte, a bestemmiare Dio. Per imparare infine, da questo e da mille altri esempi che si accumulano in quel campionario che è l’opera di Dante, come la vita si divida in luci ed ombre, alla base dell’esistenza di ogni uomo. E come la salvezza, al di là della fede nel divino, in fondo non dipenda altro che dalla capacità dell’uomo di costituirsi, in piena coscienza, in favore del bene o del male.


La Redazione

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