Uno sguardo oltre, Turismo  |  febbraio 9, 2023

Andare a Canossa oggi

Quasi mille anni fa questo luogo fu protagonista di un evento storico. Oggi i ruderi, gli scavi archeologici e un piccolo museo tengono vivo il ricordo di quelle vicende che, sebbene così lontane, hanno segnato il mondo fino ai giorni nostri. Ma qui è soprattutto l’impegno di tanti volontari a far rivivere il Castello di Canossa e la storia di Matilde. In una fredda domenica invernale sono venuto quassù per documentarmi per affrontare, nel 2023, la Via Matildica del Volto Santo. Qui ho incontrato Mario Bernabei, il vice presidente dell’Associazione Matildica Internazionale

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“Andare a Canossa” è generalmente riconosciuto come un modo di dire che significa chiedere perdono, fare un atto di sottomissione, umiliarsi di fronte all’avversario e ritrattare. In molte delle principali lingue (inglese, francese, tedesco ad esempio) esiste un’espressione che, citando questa località dell’Appennino reggiano, richiama il gesto di Enrico IV. I fatti risalgono all’anno 1077, nel bel mezzo della lotta per le investiture. Ma la famosa frase divenne universalmente famosa solo nel 1872 quando, nell’ambito della sua battaglia culturale contro la Chiesa Cattolica, il cancelliere Bismark dichiarò “noi non andremo a Canossa, né con il corpo né con lo spirito”.
Oggi però si può “andare a Canossa” senza necessariamente avere qualcosa da farsi perdonare o, nei casi estremi, una scomunica da farsi cancellare. I ruderi dell’antica rocca (successiva ai Canossa), arricchiti dal museo “Naborre Campanini”, sono oggi un’interessante meta per i turisti attenti agli aspetti culturali e storici nonché alle prelibatezze dei prodotti tipici locali (che si possono assaggiare nel locale gestito da Mario Bernabei). Ma Canossa è anche un punto di transito per i pellegrini in cammino. Da alcuni anni è stata rilanciata la Via Matildica del Volto Santo. Si tratta di un percorso che, coi suoi 285 km, unisce alcuni dei luoghi matildici per eccellenza. Si parte da Mantova dove la Gran Contessa nacque nel 1046. Il percorso attraversa l’Appennino reggiano, sede dei numerosi castelli dei Canossa, per poi giungere a Lucca la città di origine della famiglia longobarda. Un vero e proprio cammino dentro alla storia del medioevo.

UN PERDONO SENZA PENTIMENTO: IL FATTO STORICO

Tutti abbiamo studiato, quando andavamo a scuola e portavamo i calzoni corti, la vicenda del perdono di Canossa. Ma nessuno, sono abbastanza sicuro, conserva un preciso ricordo di quel periodo storico che, per quanto riguarda i rapporti tra Politica e Religione o anche la struttura stessa della Chiesa, ha dato un’impronta fondamentale al mondo in cui viviamo ancora oggi.
Il perdono di Canossa (1077) si inserisce in un quadro molto complesso. Siamo nel bel mezzo della lotta per le investiture. Il Papa Gregorio VII si trova all’apice di un movimento di riforma che vuole rimettere ordine nella Chiesa. Però si tratta di un ordine che non è mai esistito prima. Fino ad allora era usanza consueta che la carica di Vescovo, o anche quella di prete di paese, venisse acquistata. Inoltre, per i sacerdoti non era previsto il celibato e molti di loro erano regolarmente sposati. Enrico IV vuole difendere lo status quo che gli garantisce il potere ma il suo avversario, Papa Gregorio VII, cerca di forzare la mano per imporre una riforma che afferma il primato del vescovo di Roma sui suoi “colleghi” e, particolare non irrilevante, il celibato per il clero. La Chiesa come la conosciamo oggi è figlia di quella drammatica svolta di mille anni fa.
Il resto è la Storia che conosciamo: in questo contesto di lotta l’imperatore viene scomunicato dal Papa e perde il sostegno dei principi e dei vescovi tedeschi. La mediazione di Matilde di Canossa, cugina di Enrico IV ma anche alleata di Gregorio VII, è fondamentale per realizzare quel “compromesso”, certamente non storico ma piuttosto temporaneo, che fu il perdono di Canossa. In realtà il pentimento, e la conseguente revoca della scomunica, è solo un’abile mossa nella complicatissima partita a scacchi tra Papa e Imperatore. Poche settimane dopo Enrico IV, riabilitato nella comunità dei santi (“communio sanctorum“), riprenderà a combattere il Papa fino a Roma da dove lo costringerà all’esilio. Gregorio VII sarà alla fine sconfitto ma la sua riforma, nel corso del tempo, darà un volto nuovo alla Chiesa.
“Ancora oggi tra i turisti che vengono a Canossa ci sono quelli che si dividono tra sostenitori dell’imperatore o del Papa” – dichiara Sabrina Ferrari (guida turistica al Castello di Canossa) – “Ma la cosa più sorprendente capita con le turiste tedesche. Quando vengono qui scoprono, per la prima volta, il ruolo centrale di Matilde di Canossa. In Germania la storia di Enrico IV viene raccontata” – prosegue la mia guida – “senza alcun cenno al ruolo della Gran Contessa. E questo fa molto arrabbiare le donne tedesche che vengono qui in vacanza”.

MATILDE, SE E’ QUALCOSA E’ PER GRAZIA DI DIO

Matilde di Canossa nasce a Mantova nel 1046. Fin dai primissimi anni la sua vita è profondamente segnata dalla Fede. Possiamo supporre che si trovasse ancora sulle rive del Mincio in occasione, nel 1048, del secondo ritrovamento dei Sacri Vasi contenenti il sangue di Cristo. A Mantova, nella basilica di S. Andrea, all’interno della cappella di S. Longino, si può vedere una piccolissima Matilde che, raffigurata in braccio alla sua balia, assiste al ritrovamento dei Sacri Vasi.

Matilde fu la fondatrice di tante chiese. La leggenda racconta che ne costruì addirittura 100 (anzi, 99 per l’esattezza). Cugina dell’Imperatore e fedelissima alleata del Papa. Politicamente e geograficamente a metà tra i due contendenti, una posizione da mediatrice.
Potere, ricchezze e possedimenti terrieri, tutto questo era Matilde di Canossa. Ciò nonostante il suo motto, disegnato come un moderno logo, racconta la sua grande umiltà di credente: «Mathilda, Dei gratia si quid est» («Matilde, che se è qualcosa, è solo per grazia di Dio»)

PIANURA Vs MONTAGNA, LIBERI COMUNI Vs FEUDALESIMO

Quello dei Canossa fu un periodo “spartiacque”. Il mondo stava transitando dal periodo feudale verso l’epoca dei liberi comuni. Per questo motivo il rapporto dei Canossa con la pianura non fu mai un vero idillio. La montagna dei castelli rappresentava un ancien regime che non andava a genio alla proto-borghesia che stava nascendo nelle città della pianura.
E’ vero che Bonifacio, il padre di Matilde, aveva stabilito la sua capitale in pianura, a Mantova. Ma i mantovani, che non ricambiavano la stima, lo soprannominarono “il tiranno”. Nomignolo probabilmente azzeccato per uno che, davanti al suo palazzo, teneva un leone al guinzaglio.
Non fu dunque un caso se proprio i mantovani ammazzarono Bonifacio, durante una battuta di caccia, con una freccia nel collo. D’altra parte, se Mantova, nel 1091, fu la prima a tradire, consegnandosi nelle mani dell’imperatore è anche vero che, dopo la morte di Matilde, molte altre città, tra le quali Bologna, si svincolarono subito dalla signoria dei Canossa ormai priva di una discendenza.

 

MILLE ANNI DOPO… ANDARE A CANOSSA OGGI

Da qualche tempo Canossa è diventata un’importante meta per quel “turismo lento” che, abbandonata la strada maestra, s’incammina alla scoperta di un’Italia molto spesso sconosciuta. Parlare in questi luoghi di “cammino” è quasi un atto dovuto poiché proprio di qui passa la Via Matildica del Volto Santo. Un Cammino di 285 Km dalla pianura del Po alle valli della Garfagnana. Una via suddivisa in 3 tratti storici: la Via del Preziosissimo Sangue (da Mantova a Reggio in 3 tappe), il Cammino di San Pellegrino (da Reggio a San Pellegrino in Alpe in 5 tappe) e la Via del Volto Santo (da San Pellegrino in Alpe a Lucca in 3 tappe).
Nel corso del 2023 voglio affrontare questo Cammino. Ed è per questo motivo che sto iniziando un percorso di preparazione, non tanto atletica quanto piuttosto culturale, ho deciso di “andare a Canossa” per iniziare a documentarmi. Ho intervistato Mario Bernabei che, proprio qui a Canossa, gestisce un piccolo locale dove il viandante in cammino può trovare ristoro, alloggio e… tantissima cultura.

INTERVISTA A MARIO BERNABEI
(Vice presidente dell’Associazione Matildica Internazionale)

Buongiorno Mario, volevo innanzitutto sapere dove nasce il tuo interesse per Matilde di Canossa e volevo chiederti di raccontarmi, in breve, cosa fate qui ai piedi della storica rupe.
“Inizio col dire che io studio Matilde ormai da circa 40 anni. Insieme al professor Paolo Golinelli, docente universitario e massimo esperto della storia canossiana, abbiamo fondato l’Associazione Matildica Internazionale: lui è il presidente e io il vice. Oggi l’associazione conta tra i 150 e 170 soci in tutto il mondo. Dovete pensare che, fino a pochi anni fa, qui non c’era niente ed io, personalmente, ero scandalizzato dal fatto che a Canossa non ci fosse nessuna iniziativa.
Siamo partiti circa 15 anni fa. All’epoca tutti dicevano: ‘Bernabei ha portato dei libri su… ma è matto?’ Oggi qui abbiamo una biblioteca fornitissima, è la libreria su Matilde più fornita in Italia. Abbiamo circa 300 titoli sul medioevo. Di questi una cinquantina sono su Matilde: romanzi, saggi, storie, leggende e perfino gossip sulla sua vita. Qui ci telefonano da tutta l’Italia per trovare libri e informazioni.
Oltre alla libreria abbiamo un’aula didattica dove raccontiamo la storia in 4 lingue: italiano , francese, inglese e tedesco. Durante l’anno organizziamo tantissime iniziative culturali.
C’è una piccola caffetteria dove si può mangiare oppure acquistare i prodotti tipici della zona. Abbiamo la torre dove si può pernottare. Senza dimenticare la diffusa rete di bed and breakfast sul territorio circostante”.

  

 

Quella dei Canossa fu una grande dinastia ma la figura di Matilde spicca sui tutti i suoi antenati. Cosa puoi dirci in merito?
“Diversi anni fa Jacques Le Goff, che era uno dei principali studiosi del medioevo, definì Matilde come una antesignana del femminismo moderno. Sulla sua figura c’è stata una profonda rimozione perché le donne, quando si occupano di cose tradizionalmente maschili, rompono un po’ le scatole quindi vengono ‘sterzate’. Matilde di Canossa da quattro secoli è sepolta in Vaticano, unica donna laica ad essere sepolta in Vaticano. Finalmente alcuni anni fa, dopo il nono centenario della morte, c’è stato un rilancio di questa figura. Da lì sono partite tante cose, iniziative e pubblicazioni”.

Questa mattina ho visitato la rupe con i ruderi e il museo. Mi sono fatto l’idea che questo complesso fosse molto di più che un semplice castello. Pensi che la mia impressione sia fondata?
“Devi sapere che la Sovrintendenza sta completando scavi archeologici nel lato orientale della rupe. Proprio lì hanno trovato il villaggio che sottostava al Castello. Ci sono la scala del perdono, delle grotte, delle mura molto importanti. Questi ritrovamenti stanno a significare che Canossa non era solo un semplice castello ma qualcosa di più. Forse nel dire questo sto osando un po’ ma io credo che qui ci fosse una sorta di Città ideale del Medioevo che per metà era città di Dio e per metà città degli uomini. Quello che sorgeva sulla rupe era un centro importantissimo, non solo da un punto di vista militare ma anche religioso. C’erano, da una parte, il mastio e il palazzo comitale con la parte civile. Sul versante opposto sorgevano la chiesa di S. Apollonio e il monastero con lo scrittorio dove Donizone compose il poema dedicato a Matilde ed ai Canossa”.

Come tu ben sai quest’anno io vorrei affrontare la Via Matildica del Volto Santo. Parlami dell’importanza di un cammino come questo per il vostro territorio.
“Innanzitutto bisogna ricordare che la Via Matildica è stata storicamente un percorso di pellegrinaggio. Tra i reperti ritrovati negli scavi archeologici c’è una placca che i pellegrini si cucivano sul tabarro. Essa raffigura l’immagine di S. Pietro e S. Paolo ed è la prova che qui passava un pellegrinaggio in direzione di Lucca e, proseguendo, verso Roma.
Questa era la linea più diretta per arrivare a Roma. Ma questa direttrice garantiva anche la sicurezza perché era protetta da Matilde coi suoi castelli. Ora c’è un revival, un ritorno. Insomma, riscontriamo un interesse crescente per questi luoghi. Per questo motivo stiamo lavorando affinché la Via Matildica sia inserita tra gli itinerari del prossimo Giubileo”.

 

PER SAPERNE DI PIU’:

 


Andrea Piazza

Andrea Piazza nasce a Mantova nel 1974. Vive tra le rive di due fiumi (il Po e il Mincio) ma coltiva, da sempre, l’amore per la montagna. Ha due grandi passioni: il viaggio e la fotografia. Due attività che trovano un perfetto connubio nell’intrigante bellezza delle nostre montagne. Da qualche tempo cura un blog http://www.artedicamminare.it/ nel quale racconta, in modo simpatico e “non convenzionale”, i suoi viaggi sull’Appennino e non solo.