Editoriale  |  gennaio 5, 2023

Le risorse per la montagna? Non solo solo i soldi

La spiegazione fornita dagli amministratori pubblici è sempre la stessa: mancano le risorse economiche. Ma si possono sostenere le terre alte con scelte che prescindono dal denaro. Gli esempi? Una legge quadro per le aree montane con regolamenti semplici, chiari, condivisi e legati alla realtà; ridurre gli inutili balzelli e una burocrazia bizantina; non abbandonare al proprio destino i piccoli comuni montani ed i sindaci che stanno in prima linea. Insomma usare intelligenza, buon senso e buone pratiche per evitare che entro pochi decenni l'Appenino si spopoli definitivamente

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In ogni periodo storico ci sono parole alla moda, che usano tutti, spesso senza conoscerne il significato o in modo assolutamente improprio.

Oggi, in questa nostra distratta era “economica”, dove tutto ruota intorno al consumo e dove non si fa mai nulla per nulla, uno dei termini più gettonati è Risorsa, o meglio, al plurale, Risorse, nel significato quasi esclusivo di disponibilità e impiego di denaro, da destinare per lo più ad una pletora di progetti che talvolta non rispondono nemmeno ad una logica organica ed ai veri interessi dei territori.

Quando si parla di Montagna, ci si sente rispondere spesso da amministratori o politici che “non ci sono le risorse” per le strade, per i servizi, per le scuole, per mettere in sicurezza l’ambiente, e via dicendo, salvo poi accorgerci che si finanziano progetti assurdi e di impatto sociale ed ambientale pressoché nullo o addirittura negativo.

In Toscana questo succede da oltre mezzo secolo e sembra che non si sia ancora capito che continuare a privilegiare minuscole aree montane non significa operare per la Montagna o attuare politiche per il suo rilancio.

Risorse non vuol dire solo denaro

Risorse, però, non vuol dire solo denaro.

Sarebbe una risorsa metter fine a quel tritume debordante di normative inutili e contraddittorie, che continuano a vessare chi in montagna ci vive. Sarebbe una risorsa fare una legge quadro specifica per le aree montane, accompagnata da regolamenti semplici, chiari, condivisi, scritti bene e che siano legati alla realtà, non all’ideologia.

Sarebbero risorse delle regole capaci di conciliare il rispetto ambientale con le attività e le esigenze dei montanini, purché siano ecosostenibili.

Sarebbe una risorsa la capacità delle pubbliche amministrazioni di favorire e incentivare la resilienza nelle zone montane senza aggredire con balzelli ed una burocrazia bizantina chi ha il coraggio di viverci.

Sarebbe una risorsa importante che lo Stato inducesse fiducia e stabilisse un rapporto conciliatorio e non vessatorio nei confronti dei cittadini di montagna, che già subiscono disparità civili, sociali e sanitarie, in barba al dettato costituzionale.

Sarebbe una risorsa che l’amministrazione centrale non abbandonasse al proprio destino i piccoli comuni montani ed i sindaci che stanno in prima linea ad affrontare problemi a volte insormontabili.

Sarebbe una risorsa valorizzare le risorse, cioè le potenzialità materiali e immateriali dei territori montani, compresi i residenti che subiscono scelte innaturali calate dall’alto.

Ad esempio, della Strategia nazionale per le aree interne quanto ne sanno gli abitanti della Montagna e quanto le condividono? E ancora per quanto tempo dovremo subire la logica delle emergenze continue e quando si potrà parlare finalmente di prevenzione? E infine, per quanto tempo ancora si farà del semplice assistenzialismo per le terre alte senza avere un’idea di cosa esse dovranno essere in un futuro non molto lontano?

Insomma, le risorse economiche sono importanti ma si potrebbe fare molto con pochissimi costi, impiegando intelligenza, buon senso e buone pratiche per evitare che l’homo appenninicus entro pochi decenni si estingua definitivamente.


La Redazione

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