Non solo libri  |  dicembre 28, 2022

“Dimoiare”, l’invito ad una profonda riflessione sul male, il dolore e i tesori della vita

L'ultimo romanzo di Federico Pagliai prende il titolo da un'antica espressione della nostra montagna per salutare la stagione fredda e l'arrivo della primavera, che indica anche una rigenerazione naturale e spirituale. La parte più intrigante e densa di spiritualità del libro è ambientata in Ohio, negli Stati Uniti. Accanto a questa una più “autobiografica”, l'esperienza di infermiere a contatto con la sofferenza e la malattia. Con un approdo finale ad una verità e ai modi con i quali va cercata

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La copertina del libro di Pagliai

C’è un verbo, estremamente espressivo, nella nostra Montagna pistoiese che indica speranza, promessa di una nuova stagione, rigenerazione naturale e spirituale. Questo verbo è Dimoiare che i nostri nonni pronunciavano con un certo piacere perché, dopo una stagione di neve e gelo, il ghiaccio a primavera si scioglieva e si aprivano le porte di casa e dello spirito ad un nuovo tempo di operosità, di creatività, ma anche di sudore e di sacrifici.

Credo che non sia un caso che Federico Pagliai, figlio non degenere di questi nostri monti, abbia scelto proprio Dimoiare come titolo del suo ultimo romanzo: è un suggello di appartenenza e di amore nei confronti di quassù o, come si direbbe oggi con un termine assolutamente asettico ed estraneo alla nostra cultura, di resilienza.

Eppure parte del romanzo, quella più intrigante e densa di spiritualità, è ambientata negli Stati Uniti, e precisamente nell’Ohio, dove tutto sembra estraneo e per certi aspetti “alieno”, e anche qui l’autore tradisce le sue radici quando si sofferma su descrizioni naturalistiche e sull’universalità dei temi esistenziali, perché anche in quella terra lontana la vita “gemica di vita” e vi giunge il tempo di dimoiare, per tutti. Per alberi e uomini.

Ma vi è anche un’altra parte, direi “autobiografica”, o almeno legata alla quotidianità di Federico, cioè la sua esperienza di infermiere, che sta a contatto con la sofferenza, con la malattia e che ne fruga gli aspetti più reconditi di tragicità e di eroismo.

Questo fardello psicologico, che si trasforma in una definitiva catarsi esistenziale, viene calato nell’anima del protagonista, Maurizio, che cerca di recuperare faticosamente il rapporto con la madre; anch’egli alla fine dimoia, si scioglie ad un senso più profondo di umanità, liberandosi dal ghiaccio dell’orgoglio e del risentimento.

E’, questo, un romanzo avvincente, in cui non sono rari i colpi di scena e, pur costruito su una storia vera, è in realtà l’invito ad una profonda riflessione individuale e collettiva sul male, sul dolore e sui tesori che la vita ci offre, anche nelle sue manifestazioni apparentemente più logoranti , apocalittiche e per certi versi paradossali.

L’approdo, che è anche la conclusione del romanzo, è il raggiungimento di una splendida verità escatologica: “una regìa da qualche parte c’è e niente accade per caso, anche quando tutto sembra immodificabile e senza più alcuna via d’uscita” e a questa verità si può giungere solo attraverso la celebrazione della vita come dono, della solidarietà, dell’amore, ma anche attraverso l’acquisizione di una coscienza profonda di ciò che siamo e di ciò che invece potremmo essere.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)