Ambiente, Economia  |  marzo 8, 2022

I nostri castagneti? Sono la metafora del “vuoto appenninico”

La castanicoltura è stata per lo più abbandonata. Mancano incentivi al recupero, la legislazione forestale è inadeguata, le proprietà sono estremamente parcellizzate. Ci sono però anche segnali in controtendenza, di un cambiamento di rotta, seppure tra mille difficoltà. L’esempio più eclatante: il Gruppo PRADA è pronto a rilevare la celebre fabbrica di marron glacé di Marradi, nel Mugello

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L’interessamento diretto del Gruppo PRADA a rilevare la celebre fabbrica di marron glacé di Marradi, nel Mugello, e l’indiretto interesse verso la castanicoltura desta meraviglia solo presso osservatori distratti, ai quali sfugge la crescente importanza dei derivati dalle castagne, farina dolce in testa.

Il mercato nazionale, infatti, è costretto ad importare dall’est europeo più della metà del quantitativo di castagne di cui abbisogna, mentre all’inizio del secolo scorso il nostro Paese ne era un forte esportatore. Risulta che oggi l’Italia sia il primo importatore mondiale di questo prodotto.

Allora cosa è successo nel frattempo? Il cancro del castagno ha colpito duramente nella metà del secolo scorso, ma ancor più duramente ha inciso l’abbandono della Montagna con la conseguente incuria generalizzata e soprattutto la progressiva perdita di appartenenza e l’oblio delle radici in nome di un metropolitanismo che a lungo andare si sta rivelando sempre più anonimo culturalmente ed eticamente.

Insomma tutto ciò ha determinato un “vuoto appenninico”, che politiche miopi non hanno saputo contrastare

Il “Vuoto appenninico”

Le cause socioeconomiche di questo tragico abbandono sono ormai stranote, ma oltre al Vuoto antropico che si è determinato ed alle sue conseguenze nefaste in ottica economico-ambientale, c’è un altro VUOTO, ancor più doloroso, che sta producendo una sorta di straniamento esistenziale oltre che una progressiva perdita di saperi e di competenze. E’ il Vuoto delle coscienze, delle menti e dei cuori, una sorta di abulia etico-culturale che ha ripudiato il passato ed ha tagliato le radici e con esse la linfa millenaria dell’appartenenza di cui si sono nutrite nei secoli le comunità periferiche.

Questo Vuoto può essere colmato solo da un sussulto delle volontà e degli spiriti, ma dovrà essere ispirato anche da istituzioni lungimiranti che ripropongano il valore di un’economia di prossimità capace di conciliare tradizioni e saperi appenninici con le nuove conquiste tecnologiche e digitali. Insomma, un enorme sforzo di sintesi tra passato e presente, rivolto ad un futuro più vivibile. Saremo capaci di affrontare una sfida così ardua?

Il castagno è la metafora del nostro Appennino

 

Lo stato attuale dei nostri castagneti è la metafora perfetta della condizione dell’Appennino pistoiese. La castanicoltura è stata per lo più abbandonata, anche se recentemente ci sono esili segnali di un cambiamento di rotta, seppure tra mille difficoltà.

Da una parte non ci sono veri incentivi al recupero dei vecchi castagneti, considerando che solo la potatura ha costi proibitivi (potare un castagno costa da 80,00 a 100,00 euro), e c’è una legislazione forestale assolutamente inadeguata ai tempi ed allo stato attuale dei boschi; d’altro canto, ad esempio, cresce fortemente la domanda di farina dolce che spunta prezzi interessanti (da 13,00 fino a 16,00 euro al chilo e anche oltre). Allora non c’è da meravigliarsi che anche PRADA scenda da Lua rossa  e approdi ai castagneti!!!

Un’indagine catastale

 

Tra le varie anomalie italiche ce n’è anche un’altra, che farebbe sorridere se non fosse di una gravità estrema e riguarda la situazione catastale dei nostri boschi, e quindi anche dei castagneti.

La nostra redazione ha fatto una piccola ricerca nel catasto-terreni del Comune di Pistoia, limitata all’area intorno a Cireglio-Castello di Cireglio. Il risultato mostra una situazione preoccupante.

Le proprietà sono estremamente parcellizzate, e questa non è una novità. Ogni appezzamento di terreno ha di media tre-quattro proprietari, ma ci sono moltissimi casi  in cui i proprietari sono una decina, e anche di più. Poi non mancano situazioni estreme.

Vi è un piccolo castagneto di 1.600 mq, situato a nord di Cireglio, in cui la visura catastale indica 25 proprietari, alcuni nati alla fine del 1800 (evidentemente gli eredi legittimi non  hanno fatto nemmeno le pratiche di successione); ebbene, una di queste eredi ne  detiene  una porzione di due-quattromiladuecentoventesimi; il che vuol dire che la ricca feudataria possiede la bellezza di 38 cmq di castagneto.

Ora, un ipotetico acquirente di questo minuscolo bene immobiliare dovrebbe contattare vivi e morti, recarsi in diverse città italiane e in almeno due continenti; sì, perché nel frattempo lo spopolamento della Montagna ha spinto  le persone anche all’estero e degli eredi si sono perse le tracce.

Quindi se non interverranno disposizioni istituzionali o intelligenti riforme catastali, i nostri boschi ed i nostri castagneti sono destinati ad un immobilismo paralizzante che li avvierà a definitivo abbandono.

E allora verrebbe da chiedersi: se il diritto alla proprietà privata è un giusto riconoscimento costituzionale, che fine dovranno fare i beni di proprietari che per i  motivi più  vari abiurano questo diritto?

Ecco perché da gran tempo il nostro giornale sostiene che il futuro della Montagna pistoiese, e forse di tutte le terre alte nazionali, non sta soltanto in una serie di progetti che spesso non hanno un filo conduttore, ma passa per una revisione completa del sistema istituzionale di norme (ambientali, urbanistiche, socioeconomiche) che attualmente ne disciplinano le sorti.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)