Nuovi progetti  |  gennaio 30, 2021

Forest Sharing, un servizio per valorizzare l’Appennino e le aree interne

Una comunità digitale di proprietari forestali, aziende e associazioni locali per ricreare filiere corte e virtuose. A colloquio con i fondatori del progetto: un servizio innovativo per la gestione sostenibile dei territori forestali abbandonati. Ogni proprietario sceglie il tipo di gestione preferita: produzione di legna, cippato e altro; tutela dal dissesto idrogeologico; turismo, educazione ambientale, eventi. Gli eventuali ricavi saranno reinvestiti per valorizzare gli aspetti fruitivi del bosco

di

Tempo di lettura: circa 7 minuti

Abbiamo voluto incontrare nuovamente alcuni dei fondatori della piattaforma Forest Sharing dopo il primo articolo pubblicato su questa testata, per capire meglio cosa sia Forest Sharing e come possa aiutare lo sviluppo sostenibile dell’Appennino e delle aree interne grazie ad un nuovo modo di gestire le foreste.

Risorse ambientali, produttive e culturali

Le aree interne e le zone appenniniche custodiscono importanti risorse, ambientali, produttive e culturali – dice Francesca Giannetti (socio fondatore della startup che ha sviluppato Forest Sharing, nonché ricercatrice universitaria specializzata nelle tematiche della selvicoltura di precisione) – che devono essere tutelate e valorizzate attraverso il ritorno ad una gestione attiva del territorio e degli ecosistemi forestali. Noi di Forest Sahring offriamo un servizio innovativo che raccoglie e produce conoscenza per metterla a disposizione della filiera, e che stimola nuove opportunità per i territori dell’Appennino con il supporto di tecnologie avanzate che permettono di trasformare i sistemi forestali da luoghi periferici e abbandonati, ad asset da valorizzare”.

Una nuova gestione dei territori forestali

Yamuna Giambastiani (altro socio fondatore della startup, e responsabile tecnico del progetto) precisa: “Sappiamo che i boschi sono in grado di vivere anche da soli, ma l’uomo ha sempre avuto bisogno di gestirli perché questi garantiscano i numerosi servizi ecosistemici che sono in grado di erogare all’ambiente ed alla collettività. Quello che proponiamo noi è di tornare a gestire in modo nuovo i territori forestali abbandonati attuando i principi della gestione forestale sostenibile secondo gli standard di certificazione PEFC e i principi delle sharing economy. Questo consente di creare valore condiviso all’interno di un territorio grazie all’interazione tra i diversi attori che ne fanno parte poiché tutti collaborano alla riuscita del progetto. Forest Sharing in pratica è una comunità digitale che comprende e coinvolge i proprietari forestali italiani, le comunità, le aziende e/o associazioni locali per ricreare quelle filiere corte e virtuose di un tempo, attraverso la valorizzazione dei territori forestali grazie soprattutto all’applicazione dei più innovativi strumenti che la ricerca scientifica ci mette a disposizione”.

Un servizio chiavi in mano

I soci fondatori di Forest Sharing ci raccontano di essere in grado di offrire al proprietario di un bosco, un servizio “chiavi in mano”, che parte prima di tutto dalla conoscenza del bosco stesso.

“La conoscenza dei boschi inseriti nella piattaforma è il primo punto di partenza che consente al proprietario di tornare ad occuparsi del proprio bene e che consente a noi di Forest Sharing di poter valutare la possibilità di attuare progetti in grado di mantenere e tutelare la biodiversità, la produttività e la capacità di rigenerazione, le funzioni ecologiche, economiche e sociali dei boschi, e di rimetterli al centro di uno sviluppo economico sostenibile. L’abbandono delle foreste infatti – continua Yamuna Giambastiani – ha portato nel corso degli ultimi 30 anni, alcune criticità come i fenomeni di dissesto idrogeologico (molto frequenti in un contesto di eventi metereologici sempre più estremi) che devono essere mitigati quando i boschi si trovano nei pressi di centri abitati, o come l’avanzata di alcune specie aliene che non essendoci più presidi sul territorio non sono state gestite correttamente”.

Come si svolge il servizio

Francesca Giannetti chiarisce che “sono sempre i proprietari che scelgono come gestire il proprio bosco. Ogni proprietario sceglie in autonomia ciò che desidera e noi, o i tecnici del network Forest Sharing, lo aiutiamo nella gestione che è quasi sempre multi-obiettivo, in quanto il bosco è un sistema complesso e le varie attitudini proposte al momento dell’iscrizione (Conservativa, Produttiva, Fruitiva, Ricreativa) si mescolano tra loro consentendo così di valorizzare le diverse funzioni delle foreste; alla fine però è comunque sempre il proprietario ad avere l’ultima parola”.

Sul significato delle varie attitudini ancora Francesca chiarisce: “Se un proprietario nel momento della domanda vuole ricavare dal proprio bosco travame, paleria, legna da ardere, cippato ecc. sceglierà l’opzione produttiva; se vorrà tutelare il bosco da fenomeni di dissesto e proteggerlo nella sua integrità opterà per l’opzione protettiva; se invece cercherà di permettere la fruibilità del bosco a fini escursionistici, di trekking, e di altre attività all’aperto che non necessitano di particolari strutture o infrastrutture rientreranno coloro che vorranno destinare il bosco a turismo, educazione ambientale, eventi ecc. In tutti i casi suddetti Forest sharing sarà di supporto ai proprietari anche per il reperimento fondi.

Gli eventuali ricavi derivanti da attività di gestione trasversale (esempio, interventi produttivi), saranno reinvestiti (in misura pari alla tipologia di gestione) per valorizzare gli aspetti fruitivi del bosco al netto di una quota trattenuta da Bluebiloba come compenso o rimborso spese per il servizio Forest Sharing e per la gestione dei fornitori coinvolti”.

I fondatori ci raccontano inoltre che i proprietari che entrano nella piattaforma Forest Sharing non trovano soltanto un elenco di altri utenti, ma una rete che collabora e progetta. “Grazie alla possibilità di poter interagire con altri attori della filiera, anche non convenzionalmente legati alla filiera bosco-legno” – ci dice Guido Milazzo (socio fondatore e responsabile commerciale del progetto) -. I proprietari, infatti, possono entrare a far parte di progetti a più ampio respiro che magari siano in grado di intercettare fondi europei che contemplano un’azione di filiera. L’iscrizione – aggiunge Milazzo – è gratuita e non vincolante per i proprietari, che in nessun modo cederanno la proprietà dei boschi stessi: il valore economico verrà condiviso solo una volta creato”.

Il caso della Robinia

La Robinia è una specie aliena che ha invaso molti castagneti modificando anche gli aspetti qualitativi del suolo. L’abbandono delle tradizionali pratiche selvicolturali ha portato ad un incremento e diffusione di questa specie, che necessita adesso di essere gestita ed arginata. La sua gestione è quindi di primaria importanza per evitare che si diffonda su altri soprassuoli soprattutto nell’appennino tosco-romagnolo in aree particolarmente pregiate.

Il progetto che Forest Sharing aveva presentato all’Unione dei Comuni per valorizzare il legno di robinia non ha ricevuto per ora alcun finanziamento, tuttavia è necessario in futuro cercare di risolvere il problema creando una nuova filiera produttiva e contemporaneamente anche un utile strumento per arrestare la diffusione della Robinia in altri soprassuoli, nonché la possibilità, come afferma Guido Milazzo, “di portare con esempi concreti l’economia circolare nella gestione dei boschi italiani, trasformando una specie aliena ed invasiva in una fonte di materiale a chilometro zero, utile alla realizzazione di opere eco compatibili che combattano il dissesto idrogeologico”.

Atri progetti per valorizzare l’Appennino

I fondatori di Forest Sharing sono pieni di idee ed hanno messo mano anche ad altri tipi di progetti per incentivare la parte ricreativa e fruitiva dei boschi. “Siamo convinti che il turismo lento debba andare di pari passo con la gestione forestale sostenibile, per cui tornare a gestire i boschi abbandonati è di primaria importanza – ci spiega Francesca Giannetti -. Turismo lento significa viaggiare con il giusto tempo e al giusto ritmo valorizzando mezzi come la bicicletta ma anche il cavallo, il trekking ed in generale il vivere esperienze in mezzo alla natura. Per fare tutto ciò c’è quindi la necessita di gestire il territorio in modo condiviso e costruire e riscoprire percorsi che siano percorribili da tutti, e che disincentivino il turismo mordi e fuggi dei nostri Appennini. Per questo con alcuni proprietari iscritti sulla piattaforma, alcune guide ambientali e aziende stiamo lavorando alla creazione di percorsi naturalistici in proprietà forestali abbandonate che consentano di vivere esperienze e rimettere al centro i boschi, come per esempio le attività di ‘tree sleeping’, grazie alla possibilità di montare delle tende speciali sugli alberi che consentono di dormirci sopra”.

Idee giovani e interessanti

Quello che abbiamo capito dalle due chiacchierate con i soci fondatori di Bluebiloba startup innovativa e spinoff dell’Università degli studi di Firenze, è che la piattaforma/community Forest Sharing sta cercando di innescare un processo di crescita sostenibile sociale ed economica che coinvolge tutti i proprietari forestali ma non solo, anche le comunità locali, le aziende e/o associazioni che operano sul territorio. Inoltre, questi ragazzi ricercatori, amanti e conoscitori delle foreste, hanno davvero tantissime belle idee in mente e sperano che si possa dar loro il modo di realizzarle.

Il precedente articolo su Forest Sharing

Forest Sharing, la prima piattaforma digitale che si prende cura del tuo bosco


La Redazione

Con il termine La Redazione si intende il lavoro più propriamente "tecnico" svolto per la revisione dei testi, la titolazione, la collocazione negli spazi definiti e con il rilievo dovuto, l'inserimento di immagini e video. I servizi pubblicati con questa dizione possono essere firmati da uno o più autori oppure non recare alcuna firma. In tutti i casi la loro pubblicazione avverrà dopo un attento lavoro redazionale.