CAMPO TIZZORO (SAN MARCELLO PITEGLIO) – Convegno interessante alla presenza di un pubblico numeroso quello che si è tenuto martedì 24 Gennaio a Campo Tizzoro nella sede del Consorzio MO.TO.R.E., sulla base di un progetto finanziato dalla Regione Toscana per dare nuove opportunità di crescita alla Montagna pistoiese.
Proprio i concetti espressi nel titolo del convegno ha voluto rimarcare il presidente del Consorzio Luca Tanganelli nel saluto agli ospiti intervenuti. Mo.To.R.E. (acronimo di Montagna Toscana Ricerca Energie) è nato per essere il luogo dove il mondo della ricerca e quello delle attività produttive si incontrano, al fine di dare vita a nuove opportunità di crescita per le aziende del territorio e nello stesso tempo valorizzare le risorse della montagna, per buona parte inutilizzate.
Un’ampia varietà di temi
Ormai è un dato di fatto: la montagna pistoiese ha potenzialità incredibili e ricchezze sottoutilizzate, secondo Giampaolo Vitali (Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile ) ma molti fattori ne impediscono un reale sviluppo.
Indubbiamente il verde, i boschi, le foreste sono valori sempre più importanti per migliorare la qualità della vita ed anche a fini economici, ma “produrre verde e pensare verde non basta”, come ha affermato Francesco Benesperi, responsabile del servizio Forestazione dell’Unione dei comuni montani dell’Appennino pistoiese, se permane un’estrema parcellizzazione delle proprietà boschive e se l’abbandono è generalizzato.
Così come le tre filiere fondamentali presenti in montagna, quella agro-forestale, quella meccanica e quella turistica, che pure mostrano un certo dinamismo, stentano a cooperare, mentre sarebbe importante raggiungere la certificazione di un marchio d’origine della Montagna pistoiese, come ha detto Fabio Biscotti, della SVC Consulting.
Inoltre dal convegno è emerso che si deve ripensare alla valorizzazione di un bene primario come l’acqua, e a perseguire più convintamente un’idea di turismo verde, perché quello legato esclusivamente alla neve mostra e mostrerà sempre di più delle indubbie criticità, a detta di Antonio Raschi, dell’Istituto di Bioeconomia (CNR-IBE).
Si tratta dunque di “rialzare la testa”, secondo Bruno Facchini (Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli studi di Firenze): le imprese, aprendosi alla ricerca, e il territorio, guardando alle opportunità che ci sono e su cui si deve scommettere.
Una eccellenza già in essere è il progetto di Terapia forestale di Pian dei Termini che, come dice il fondatore Riccardo Becheri, mira alla salute pubblica ed alla valorizzazione delle foreste demaniali.
Per la Regione Toscana sono intervenuti Albino Caporale (direttore compartimento attività produttive) e Leonardo Marras (assessore all’economia, alle attività produttive, alle politiche del credito e al turismo) e per il Comune di San Marcello Piteglio,Giacomo Buonomini (vice sindaco e assessore al bilancio ed allo sviluppo economico) e il sindaco Luca Marmo.
I nodi irrisolti
Indubbia è l’utilità di questi convegni per mettere a fuoco i problemi della Montagna pistoiese, tuttavia ci sono alcuni nodi storici irrisolti che ne impediscono un reale sviluppo e sono ormai una palla al piede per aziende e cittadini.
Intanto un sistema normativo soffocante, specialmente in ambito ambientale-forestale, o ancorato agli anni ’50 del secolo scorso (come ad esempio nel caso del sistema catastale dei terreni) poi la riduzione sistematica dei servizi che costringe gli anziani a gravi sacrifici ed a spese sempre maggiori per le esigenze primarie e nel contempo suggerisce ai pochi giovani rimasti di abbandonare i loro paesi d’origine per costruirsi una vita migliore nelle città; fattori, questi ultimi, che preludono ad una imminente desertificazione demografica.
Inoltre c’è una visione settoriale del bosco, visto solo come sfruttamento delle biomasse, quando occorre un respiro più ampio che consideri le aree forestali come un surplus di bellezza e di armonia al servizio del trekking e del turismo verde, mentre troppi sono i terreni silenti o totalmente abbandonati che deprimono anche esteticamente il panorama montano e lo rendono meno appetibile ai turisti.
Infine è sempre più cogente che le istituzioni ripensino seriamente e complessivamente alle nostre terre alte come ad una componente fondamentale di crescita integrata e sostenibile e non le considerino solo come parco divertimenti degli abitanti delle metropoli.
Allora è ormai giunto il momento di pensare tutti insieme ad una Politica per la montagna in cui si assista ad una collaborazione effettiva tra pubblico e privato e alla realizzazione di un sistema-montagna, fatto di reti e di interazioni che sostituiscano residui campanilistici anacronistici e in ultima analisi idioti.
L’imperativo categorico è il seguente: è già tardi, non si può più aspettare!!!