GAVINANA (SAN MARCELLO PITEGLIO) – Dopo due anni di attività, si è conclusa l’esperienza del Progetto P.I.T. ALTA MONTAGNA PISTOIESE, coordinato da Impresa Verde Coldiretti Pistoia e realizzato grazie al contributo PSR 2014-2020 della Regione Toscana.
Le risorse messe a disposizione del progetto sono state di circa 1 milione di euro e a conti fatti hanno aderito all’iniziativa una quarantina di aziende agro-pastorali del comprensorio San Marcello, Piteglio, Abetone e Cutigliano.
In tale progetto è stato coinvolto anche il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze per valutare dal punto di vista scientifico problemi e criticità ambientali del territorio su cui si è intervenuti.
Il Convegno di Palazzo Achilli a Gavinana
Le conclusioni del P.I.T sono state presentate a Palazzo Achilli (Gavinana) il giorno 8 Giugno alla presenza di autorità locali e regionali e di alcuni docenti universitari fiorentini referenti del progetto.
Si è parlato di buone pratiche di gestione del territorio, di agricoltura locale per la tutela dell’ambiente e della difficile convivenza tra fauna selvatica e pratiche agricole e pastorali.
L’incuria e l’abbandono della nostra montagna degli ultimi 70 anni presentano ora il conto e e gli ultimi imprenditori agro-silvo-pastorali che vi operano si trovano di fronte a problemi di ogni tipo e per loro è difficile far impresa quando il degrado, la fauna selvatica e le pastoie burocratiche ostacolano quotidianamente le loro attività.
Sono quindi costretti a erigere recinzioni per poter coltivare e allevare e non sempre esse sono sufficienti a contenere gli ungulati, che in montagna si sono moltiplicati considerevolmente e che negli anni prossimi minacceranno anche le imprese agricole cittadine.
E’ dunque il momento di decidere se nei prossimi vent’anni si vorrà una montagna inselvatichita e priva di aziende – custodi del territorio oppure se, più ragionevolmente, si opterà per una gestione più equilibrata del rapporto tra attività umane e territorio montano.
Ed ancora, bisognerà decidere se queste nostre terre alte dovranno essere governate da leggi e regolamenti improntati ad un burocratismo lontano dalla realtà e dai veri bisogni della gente di montagna, oppure se si vorrà creare un nuovo patto tra il Pubblico e il Privato che consenta al Primo di vigilare ed al Secondo di operare con minori vincoli e restrizioni, perché chi vive in montagna è il primo che la ama e che ne vuole proteggere l’integrità.
La sensazione, dunque, è che progetti come il P.I.T vadano verso la direzione giusta, che debbano essere rafforzati nei prossimi anni e che si debba incoraggiare giovani a far impresa in montagna.
Ma siamo sicuri che la farraginosità burocratica di questi progetti e ancor di più l’astrusità dei vincoli e dei regolamenti che vigono nelle terre alte consentano una piena realizzazione degli obiettivi finali che si vogliono raggiungere?
L’auspicio è che chi legifera conosca davvero la realtà e le esigenze di chi vive e opera quotidianamente nelle aree montane e non agisca sulla base di input elettoralistici o di un ambientalismo metropolitano che sta mostrando tutti i suoi limiti.
Due momenti del convegno