Sono sempre più convinto che, ad un certo punto, non sei più tu che cerchi la montagna ma è la montagna che, in un modo inaspettato, ti conduce sulla sua strada. E’ una sensazione che ho provato in diverse occasioni, l’ultima proprio di recente. L’antefatto però risale a Ottobre 2019: dopo una giornata sui monti della Sambuca sono a Molino del Pallone e sto bevendo un caffè. Si avvicinano due signori bolognesi. Confesso loro che sono qui per fotografare i colori dell’autunno. Mi suggeriscono che, se voglio davvero vedere i colori della stagione, devo andare nella valle dell’Orsigna.
Passa un anno, siamo a Ottobre 2020. Con l’autunno è arrivata anche la voglia di tornare sull’Appennino. Devo andare a scoprire i colori della stagione nella valle dell’Orsigna. Che poi quella è la montagna di Tiziano Terzani. Non è un luogo qualsiasi ma, come scrisse Paolo Rumiz, assomiglia a “un angolo di Himalaya tra Emilia e Toscana”. E allora via, si riparte.
Mentre cammino verso il Rifugio Portafranca incontro, per caso, due amici (Maurizio e Francesca) e mi la lascio “rapire”. Io volevo andare in montagna e loro invece mi portano sulla riva del “mare”: un oceano fatto di nuvole sulla vetta del monte Gennaio. E’ uno spettacolo incredibile, oserei dire mozzafiato. L’appennino pistoiese riesce sempre a stupirti in un modo che non ti aspetti. Ma la meraviglia da sola non basta. Bisogna anche essere capaci di arrendersi ad essa.
Come scriveva infatti Paolo Rumiz: “Arrendersi allo stupore è la chiave di tutto. Il viaggio non è fatto per quelli che hanno smesso di meravigliarsi della vita.”.
E l’appennino pistoiese offre sempre nuove occasioni per “arrendersi allo stupore”.